Ep. 260 - Papale papale - "Ateismo"
Paolo VI,
Quelli che credono di poter fondare un umanesimo sull’ateismo in realtà diventano profeti d’un nichilismo, che rende dapprima tutto gratuito, instabile, irrazionale, e che supplisce a queste carenze con nozioni empiriche o insufficienti, con sistemi arbitrari e violenti, e poi con conclusioni pessimistiche, rivoluzionarie e disperate. E il grande assente, Iddio, diventa l’incubo di chi domanda al pensiero la verità. Troviamo nei letterati la testimonianza: «Dio mi ha tormentato tutta la vita», dice, ad esempio, un personaggio rappresentativo d’un celebre romanziere russo (Dostoiewski).
Giovanni Paolo II,
Di fronte a forme di ateismo e alle loro motivazioni ideologiche, qual è l'atteggiamento della Chiesa? La Chiesa non disprezza lo studio serio delle componenti psicologiche e sociologiche del fenomeno religioso, ma rifiuta con fermezza l'interpretazione della religiosità come proiezione della psiche umana o risultato di condizioni sociologiche. L’autentica esperienza religiosa, infatti, non è espressione d’infantilismo, ma atteggiamento maturo e nobile di accoglienza di Dio, che risponde all’esigenza di significato globale della vita e impegna responsabilmente per una società migliore.
Il Concilio ha riconosciuto che, nella genesi dell’ateismo, hanno potuto contribuire i credenti per non aver sempre manifestato adeguatamente il volto di Dio.
Pio XII,
Segni anzitutto questo Anno Santo il ritorno a Dio di quelle anime che, per cause varie e molteplici, hanno perduto di vista ed estinto nel cuore l'immagine e il ricordo del loro Creatore, da cui è la loro vita, come l'esistenza di tutti gli esseri, e nel quale è riposto il loro sommo bene. O che ne siano lontani per inerte e agnostico atteggiamento verso il massimo problema della vita; o che si dicano soddisfatti di una fittizia visione dell'universo, dove si nega il necessario posto al primo Principio spirituale di quanto è o può essere; o che, intolleranti della sua indistruttibile presenza, stoltamente gelosi del suo supremo dominio, a Lui muovono folle guerra, tentando di soffocare la testimonianza che di Lui danno le creature tutte e il loro stesso cuore; essi soffrono lo spasimo di un esilio, l'isolamento dall'universo, il vuoto di un deserto, a cui da se stessi si sono condannati, accettando l'ateismo. Per loro non vi è che un rimedio, il ritorno. (...) Apparirà ai loro occhi, e potranno quasi toccarlo nella irrefragabile testimonianza delle sue opere, il Dio dei viventi, il Padre nostro, l'amore che tormenta, finché non sia posseduto.
Benedetto XVI,
La natura beata, la bontà esente da invidia, colui che è oggetto d'amore da parte di tutti gli esseri ragionevoli, la bellezza più d'ogni altra desiderabile, il principio degli esseri, la sorgente della vita, la luce intellettiva, la sapienza inaccessibile, Egli insomma, “in principio creò il cielo e la terra”» (1,2,6-7: ibidem, p. 13).
Trovo che le parole di questo Padre del IV secolo siano di un'attualità sorprendente quando dice: "Alcuni, tratti in inganno dall'ateismo che portavano dentro di sé, immaginarono un universo privo di guida e di ordine, come in balìa del caso". Quanti sono questi "alcuni" oggi. Essi, tratti in inganno dall'ateismo, ritengono e cercano di dimostrare che è scientifico pensare che tutto sia privo di guida e di ordine, come in balìa del caso. Il Signore con la Sacra Scrittura risveglia la ragione che dorme e ci dice: all'inizio è la Parola creatrice. All'inizio la Parola creatrice - questa Parola che ha creato tutto, che ha creato questo progetto intelligente che è il cosmo - è anche amore.