Ep. 241 - Papale papale -"Migranti"
Paolo VI,
Come è noto a tutti, la Chiesa, per la sua vocazione ad interessarsi della comunità umana tutta intera e a impegnarsi nella soluzione dei suoi problemi, non è mai stata indifferente al fenomeno migratorio in genere e ai migranti in particolare; fin dagli inizi del fenomeno stesso, incominciò ad interessarsi in loro favore in maniera concreta e fattiva. (...) E come allora le premure della Chiesa si manifestarono in forme di assistenza diretta a temperare i gravi disagi e i disordini che comportavano quelle prime emigrazioni, prive di aiuto e di guida, così non cessa tuttora la sua presenza nel mondo dei migranti con i suoi missionari, i sacerdoti, le suore, i laici impegnati in questo settore, che si prodigano dovunque a favore dei lavoratori che emigrano fuori d’Italia in cerca di occupazione. Opera, questa, svolta silenziosamente, con quotidiana dedizione ed esemplare spirito di sacrificio, che riguarda non solo i problemi personali e di lavoro degli emigranti, ma si estende altresì ai nuclei familiari, in modo da rendere meno gravose le tristi condizioni in cui vengono a trovarsi i vari membri, costretti a vivere separati.
Benedetto XVI,
Narra l’evangelista Matteo che, poco tempo dopo la nascita di Gesù, san Giuseppe fu costretto a partire per l’Egitto prendendo con sé il bambino e sua Madre, al fine di sfuggire alla persecuzione del re Erode (cfr Mt 2,13-15). Nel dramma della Famiglia di Nazaret intravediamo la dolorosa condizione di tanti migranti, specialmente dei rifugiati, degli esuli, degli sfollati, dei profughi, dei perseguitati. Riconosciamo, in particolare, le difficoltà della famiglia migrante come tale: i disagi, le umiliazioni, le strettezze, le fragilità.
In realtà, il fenomeno della mobilità umana è molto ampio e diversificato. Secondo recenti stime delle Nazioni Unite, i migranti per ragioni economiche sono oggi quasi 200 milioni, circa 9 milioni i rifugiati e circa 2 milioni gli studenti internazionali.
Giovanni Paolo II,
Mi pare opportuno ribadire, in questo contesto, che diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria. Questo diritto tuttavia diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all'emigrazione. Essi sono, tra gli altri, i conflitti interni, le guerre, il sistema di governo, l’iniqua distribuzione delle risorse economiche, la politica agricola incoerente, l'industrializzazione irrazionale, la corruzione dilagante. Per correggere queste situazioni, è indispensabile promuovere uno sviluppo economico equilibrato, il progressivo superamento delle disuguaglianze sociali, il rispetto scrupoloso della persona umana, il buon funzionamento delle strutture democratiche.
Francesco,
La strada che da Gerusalemme portava a Gerico non era un cammino sicuro, come oggi non lo sono le numerose rotte migratorie che attraversano deserti, foreste, fiumi, mari. Quanti fratelli e sorelle oggi si ritrovano nella medesima condizione del viandante della parabola? Tanti! Quanti vengono derubati, spogliati e percossi lungo la strada? Partono ingannati da trafficanti senza scrupoli. Vengono poi venduti come merce di scambio. Vengono sequestrati, imprigionati, sfruttati e resi schiavi. Vengono umiliati, torturati, violentati. E tanti, tanti muoiono senza arrivare mai alla meta. Le rotte migratorie del nostro tempo sono popolate da uomini e donne feriti e lasciati mezzi morti, da fratelli e sorelle il cui dolore grida al cospetto di Dio. Spesso sono persone che scappano dalla guerra e dal terrorismo, come vediamo purtroppo in questi giorni.
Anche oggi, come allora, c’è chi vede e passa oltre, sicuramente dandosi una buona giustificazione, in realtà per egoismo, indifferenza, paura. Questa è la verità. Invece, cosa dice il Vangelo di quel samaritano? Dice che vide quell’uomo ferito e ne ebbe compassione (v. 33). Questa è la chiave. La compassione è l’impronta di Dio nel nostro cuore.