Ep. 181- Papale papale -"Prodigo"
Benedetto XVI,
Parabola del “figlio prodigo” (Lc 15,11-32). Questa pagina di san Luca costituisce un vertice della spiritualità e della letteratura di tutti i tempi. Infatti, che cosa sarebbero la nostra cultura, l’arte, e più in generale la nostra civiltà senza questa rivelazione di un Dio Padre pieno di misericordia? Essa non smette mai di commuoverci, e ogni volta che l’ascoltiamo o la leggiamo è in grado di suggerirci sempre nuovi significati. Soprattutto, questo testo evangelico ha il potere di parlarci di Dio, di farci conoscere il suo volto, meglio ancora, il suo cuore. Dopo che Gesù ci ha raccontato del Padre misericordioso, le cose non sono più come prima, adesso Dio lo conosciamo: Egli è il nostro Padre, che per amore ci ha creati liberi e dotati di coscienza, che soffre se ci perdiamo e che fa festa se ritorniamo.
Giovanni Paolo II,
Il figlio prodigo ad un certo momento rientra in se stesso, capisce di aver sbagliato: ha abbandonato la casa, il padre, la gioia dei veri affetti e della vera amicizia, la pace della coscienza pura e innocente; ne risente la nostalgia, e si pente; ha il coraggio di riconoscere l’errore; sa di doversi convertire e riscopre la fiducia in suo Padre, anche se non merita più di esserne ritenuto figlio: “Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te!”. Con questa scena, Gesù vuole insegnarci che se, per disgrazia, qualcuno avesse anche tradito la verità e l’innocenza, fuggendo dalla casa del Padre, non deve mai disperare dell’amore di Dio, deve pentirsi al più presto e convertirsi. Dio vuole la salvezza e la felicità di tutti gli uomini! Questo deve darci grande sicurezza e fiducia, sempre!
Francesco,
La cosiddetta parabola del figliol prodigo. Essa ci porta al cuore di Dio, che sempre perdona con compassione e tenerezza, sempre. Dio perdona sempre, siamo noi a stancarci di chiedere perdono ma Lui perdona sempre. Ci dice che Dio è Padre, che non solo riaccoglie, ma gioisce e fa festa per il suo figlio, tornato a casa dopo aver dilapidato tutti gli averi. Siamo noi quel figlio, e commuove pensare a quanto il Padre sempre ci ami e ci attenda.
Ma nella stessa parabola c’è anche il figlio maggiore, che va in crisi di fronte a questo Padre. E che può mettere in crisi anche noi. Infatti, dentro di noi c’è anche questo figlio maggiore e, almeno in parte, siamo tentati di dargli ragione: aveva sempre fatto il suo dovere, non era andato via di casa, perciò si indigna nel vedere il Padre riabbracciare il fratello che si era comportato male.
Pio XII,
Ai Nostri figli, a tutti gli uomini di buona volontà sia caro l'impegno di non deludere le speranze del Padre comune, che tiene le braccia alzate al cielo, perché la nuova effusione della misericordia divina sul mondo superi ogni misura.
Per questo incontro di amore compassionevole e benigno, che da Roma divamperà su tutta la terra, ogni ritorno a Dio, a Gesù Cristo, alla Chiesa e ai divini disegni si suggellerà con l'amorevole abbraccio del Padre delle misericordie, che ogni colpa e ogni pena condona a chi ama. Gesù ci ha svelato il vero volto di Dio, raffigurandolo nel padre che accoglie, abbraccia, perdona il figliuol prodigo al suo accorato e fiducioso ritorno nella casa, da cui si era stoltamente allontanato.
Paolo VI,
A chi ha voluto dare davvero un carattere riassuntivo e decisivo a questo momento di lucidità personale davanti allo sguardo amoroso e illuminante del Padre celeste, saranno venute alle labbra le famose parole del figliol prodigo: « Padre, ho peccato contro il cielo e contro di Te; non sono più degno d’essere chiamato tuo figlio... » (Luc. 15, 18-19).
Poi, invece, ottenuto il perdono rigeneratore, l’anima è inondata d’ineffabile pace. È questa una delle più vere e consolanti esperienze della vita: la pace, la vera pace interiore, la gioia profonda dello spirito.