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2024.02.15 Papaple Papale ROCCIA

Ep. 173 - Papale papale -"Roccia"

Francesco,

Nel Vangelo Gesù dice a Simone, uno dei Dodici: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18). Pietro è un nome che ha più significati: può voler dire roccia, pietra o semplicemente sasso. Ed effettivamente, se guardiamo alla vita di Pietro, troviamo un po’ tutti e tre questi aspetti del suo nome.

Pietro è una roccia: in molti momenti è forte e saldo, genuino e generoso. Lascia tutto per seguire Gesù (cfr Lc 5,11), lo riconosce Cristo, Figlio del Dio vivente (Mt 16,16), si tuffa in mare per andare veloce incontro al Risorto (cfr Gv 21,7). Poi, con franchezza e coraggio, annuncia Gesù nel Tempio, prima e dopo essere stato arrestato e flagellato (cfr At 3,12-26; 5,25-42). La tradizione ci parla anche della sua fermezza di fronte al martirio, che avvenne proprio qui (cfr Clemente Romano, Lettera ai Corinzi, V,4).

Pietro però è anche una pietra: è una roccia e anche una pietra, adatta per offrire appoggio agli altri: una pietra che, fondata su Cristo, fa da sostegno ai fratelli per la costruzione della Chiesa (cfr 1 Pt 2,4-8; Ef 2,19-22). (...) È “pietra”, è punto di riferimento affidabile per tutta la comunità.

Giovanni Paolo I,

Dante nel suo Paradiso (1) ha immaginato di presentarsi a un esame di cristianesimo. Funzionava una commissione coi fiocchi. « Hai la fede? » gli chiede prima San Pietro. « Hai la speranza? » continua S. Giacomo. « Hai la carità? » finisce S. Giovanni. « Sì - risponde Dante - ho la fede, ho la speranza, ho la carità », lo dimostra e viene promosso a pieni voti. Ho detto che la speranza è obbligatoria: non per questo la speranza è brutta o dura: anzi, chi la vive viaggia in un clima di fiducia e di abbandono, dicendo con il salmista: « Signore, tu sei la mia roccia, il mio scudo, la mia fortezza, il mio rifugio, la mia lampada, il mio pastore, la mia salvezza. Anche se si accampasse contro di me un esercito, non temerà il mio cuore; e se si leva contro di me la battaglia, anche allora io sono fiducioso ».

Giovanni Paolo II,

Papa Luciani diceva queste parole - e sicuramente le ripeterebbe se si trovasse qui - “non stacchiamoci da questa roccia”. Sappiamo bene che Gesù ha rivelato a Pietro - a quest’uomo debole, molto gentile, molto affettuoso, ma anche molto instabile - il suo destino parlando della roccia, e così lui è diventato - non come uomo, ma come dono di Dio come la sua fede confessata presso Cesarea di Filippi - questa roccia. Non stacchiamoci da quella roccia. Questa roccia attraverso Pietro è sempre una, è unica, è Gesù Cristo.

Benedetto XVI,

"Vita eterna" per noi cristiani non indica però solo una vita che dura per sempre, bensì una nuova qualità di esistenza, pienamente immersa nell'amore di Dio, che libera dal male e dalla morte e ci pone in comunione senza fine con tutti i fratelli e le sorelle che partecipano dello stesso Amore. L'eternità, pertanto, può essere già presente al centro della vita terrena e temporale, quando l'anima, mediante la grazia, è congiunta a Dio, suo ultimo fondamento. Tutto passa, solo Dio non muta. Dice un Salmo: "Vengono meno la mia carne e il mio cuore; / ma la roccia del mio cuore è Dio, / è Dio la mia sorte per sempre" (Sal 72/73, 26). Tutti i cristiani, chiamati alla santità, sono uomini e donne che vivono saldamente ancorati a questa "Roccia"; hanno i piedi sulla terra, ma il cuore già nel Cielo, definitiva dimora degli amici di Dio.

22 maggio 2024