Ep. 99 - Papale papale -"Teologia"
Benedetto XVI,
Fede e ragione, in reciproco dialogo, vibrano di gioia quando sono entrambe animate dalla ricerca dell’intima unione con Dio. Quando l’amore vivifica la dimensione orante della teologia, la conoscenza, acquisita dalla ragione, si allarga. La verità è ricercata con umiltà, accolta con stupore e gratitudine: in una parola, la conoscenza cresce solo se ama la verità. L’amore diventa intelligenza e la teologia autentica sapienza del cuore, che orienta e sostiene la fede e la vita dei credenti. Preghiamo dunque perché il cammino della conoscenza e dell’approfondimento dei Misteri di Dio sia sempre illuminato dall’amore divino.
Giovanni Paolo II,
È nota infatti l’importanza che la teologia riveste per la vita e la missione della Chiesa. Trattando del ruolo del teologo nella comunità dei credenti il predetto documento ne mette in evidenza i rapporti con le varie componenti ecclesiali ed in particolare con il Magistero. Tale testo, che sottolinea il significato e la delicatezza della missione del teologo, si preoccupa di rendere sempre più proficua l’intesa che deve esistere fra teologia e Magistero. nessuno può rimanere estraneo alla causa della diffusione del Vangelo nel mondo.
Giovanni Paolo I,
Qui, a Roma, c'è stato un poeta, Trilussa, il quale ha cercato anche lui di parlare della fede. In una certa sua poesia, ha detto: « Quella vecchietta ceca, che incontrai / la sera che mi spersi in mezzo ar bosco, / me disse: - se la strada nun la sai / te ciaccompagno io, che la conosco. / Se ciai la forza de venimme appresso / de tanto in tanto te darò na voce, / fino là in fonno, dove c'è un cipresso, / fino là in cima, dove c'è una croce. / Io risposi: Sarà... ma trovo strano / che me possa guidà chi nun ce vede... / La ceca, allora, me pijò la mano / e sospirò: - Cammina -. Era la fede ». Come poesia, graziosa; come teologia, difettosa. Difettosa perché quando si tratta di fede, il grande regista è Dio, perché Gesù ha detto: nessuno viene a me se il Padre mio non lo attira.
Francesco,
Sul cammino della comunione ecclesiale, ma anche nel dialogo con le altre Chiese e comunità cristiane, c’è una cosa che mi ha fatto sempre pensare: quello che, un po’ scherzando, disse il Patriarca Atenagora a Paolo VI: mandiamo tutti i teologi su un’isola e noi camminiamo insieme. L’unità dei cristiani si fa camminando insieme. I teologi sono necessari, certamente: che studino, che parlino, che discutano; ma, nel frattempo, noi camminiamo, pregando insieme e con le opere di carità. Per me questa è la strada che non delude.
Paolo VI,
Nessuno può rimanere estraneo alla causa della diffusione del Vangelo nel mondo. È una causa che primeggia su ogni altra, perché riguarda il destino superiore e la salvezza eterna degli uomini; perché risponde al disegno misterioso di Dio sul significato della vita e della storia dell’umanità; perché scaturisce dall’essenza della rivelazione della Verità illuminatrice e salvatrice di Cristo, e deriva dalla sua universalità e dal mezzo umano-divino, la Chiesa, che Egli, Cristo, ha voluto segno e strumento della nostra unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano. È una teologia centrale, una teologia feconda, una teologia urgente, quella delle Missioni.