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2023.11. Papale Papale DIGIUNO

Ep. 111 - Papale papale -"Digiuno"

Francesco,

Il digiuno sarà la palestra spirituale per rinunciare con gioia a ciò che è superfluo e ci appesantisce, per diventare interiormente più liberi e ritornare alla verità di noi stessi. Incontro con il Padre, libertà interiore, compassione.

Cari fratelli e sorelle, chiniamo il capo, riceviamo le ceneri, rendiamo leggero il cuore. Mettiamoci in cammino nella carità: ci sono dati quaranta giorni favorevoli per ricordarci che il mondo non va rinchiuso nei confini angusti dei nostri bisogni personali e riscoprire la gioia non nelle cose da accumulare, ma nella cura di chi si trova nel bisogno e nell’afflizione. Mettiamoci in cammino nella preghiera: ci sono dati quaranta giorni favorevoli per ridare a Dio il primato nella vita, per rimetterci a dialogare con Lui con tutto il cuore, non nei ritagli di tempo. Mettiamoci in cammino nel digiuno: ci sono dati quaranta giorni favorevoli per ritrovarci, per arginare la dittatura delle agende sempre piene di cose da fare, le pretese di un ego sempre più superficiale e ingombrante, e scegliere ciò che conta.

Benedetto XVI,

Questo itinerario della Quaresima che siamo invitati a percorre è caratterizzato, nella tradizione della Chiesa, da alcune pratiche: il digiuno, l’elemosina e la preghiera. Il digiuno significa l’astinenza dal cibo, ma comprende altre forme di privazione per una vita più sobria. Tutto questo però non è ancora la realtà piena del digiuno: è il segno esterno di una realtà interiore, del nostro impegno, con l’aiuto di Dio, di astenerci dal male e di vivere del Vangelo. Non digiuna veramente chi non sa nutrirsi della Parola di Dio.

Il digiuno, nella tradizione cristiana, è legato poi strettamente all’elemosina. San Leone Magno insegnava in uno dei suoi discorsi sulla Quaresima: “Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggiore sollecitudine e devozione, perché si adempia la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell’astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati. A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell’elemosina, la quale sotto il nome unico di ‘misericordia’ abbraccia molte opere buone.

Giovanni XXIII,

Ecco come, con la istituzione della Quaresima, la Chiesa non conduce i suoi figli a semplice esercizio di pratiche esteriori, ma ad impegno serio di amore e di generosità per il bene dei fratelli, alla luce dell'antico insegnamento dei profeti:

Non è piuttosto questo il digiuno che io amo? Sciogli i legami dell'empietà, — ammonisce Isaia —: manda liberi gli oppressi, rompi ogni gravame. Spezza il tuo pane all'affamato e apri la tua casa ai poveri e ai raminghi; se vedi un ignudo, ricoprilo, non disprezzare la tua propria carne. Allora la tua luce spunterà come il mattino, e la tua salvezza germoglierà presto, la tua giustizia camminerà innanzi a te, e la gloria del Signore ti accoglierà » (Is. 58, 6-8).

Questa è la Quaresima, questo l'esercizio della vera penitenza, ed è quanto il Signore attende da tutti, nel « tempo accettevole » di grazia e di perdono.

Paolo VI,

È il tempo del digiuno. «Pratichiamo ancora la disciplina antica del digiuno, che oggi è assai temperata ma non ha perduto nulla del suo spirito, cioè della capacità di dominare questa nostra natura umana così complessa, così ribelle, di dominare cioè in noi l’uomo che la Scrittura chiama “animale” perché prevalga l’uomo “spirituale”. Vogliamo esser capaci di padroneggiare noi stessi frenando le esigenze della nostra vita temporale che a volte diventano prepotenti, invadenti, prevalenti. Dobbiamo far sì che l’uomo della ragione, l’uomo dello spirito, l’uomo della preghiera abbia in se stesso il sopravvento».

26 febbraio 2024