Ep. 1 - “Il profumo della gratitudine: la morte”
Sono le ore 9.34 del 31 dicembre 2022. Nel Monastero Mater Ecclesiae, in Vaticano, muore Benedetto XVI. L’arcivescovo Georg Gänswein, suo segretario particolare, ricorda il momento dell’agonia e la telefonata, subito dopo la morte, alla Domus Sanctae Marthae per avvisare Papa Francesco: “L’ho chiamato, e lui ha detto: Vengo subito!. È venuto, ha salutato, si è seduto accanto al letto e ha pregato”. Tre giorni prima Francesco aveva chiesto “una preghiera speciale, per il Papa emerito”. “Nel silenzio - aveva aggiunto al termine dell’udienza generale del 28 dicembre - sta sostenendo la Chiesa”. L’omelia che il Papa poi pronuncia il giorno dei funerali è centrata su Cristo e sulla Parola: “È il Popolo fedele di Dio che, riunito, accompagna e affida la vita di chi è stato suo pastore”.
Dopo le esequie, il feretro con la salma di Benedetto è tumulato - rispettando la sua volontà - nelle Grotte vaticane, nella tomba che fino al 2011 ha ospitato le spoglie del suo predecessore, Giovanni Paolo II, traslate poi in Basilica dopo la beatificazione. Una nuova staffetta, l’ultima, tra il Papa polacco e il suo più stretto collaboratore che volle accanto a sé per quasi tutto il pontificato.
Nel suo testamento spirituale, redatto il 29 agosto 2006 nel secondo anno del suo pontificato, Benedetto XVI ringrazia “prima di ogni altro Dio stesso, il dispensatore di ogni buon dono”. Poi di cuore chiede perdono “a tutti quelli a cui abbia in qualche modo fatto torto” e a tutti quelli che nella Chiesa sono stati affidati al suo servizio rivolge queste parole: “Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere! (...) Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo”.
Parole che si saldano con le ultime pronunciate poco prima di morire. “La notte prima della morte - rivela l’arcivescovo Georg Gänswein - le ha sentite uno degli infermieri che faceva la guardia. Verso le tre: Signore, ti amo”. Queste sono state “le ultime parole veramente comprensibili”.