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Il Papa durante la celebrazione dei?Primi Vespri della Festa della Presentazione del Signore Il Papa durante la celebrazione dei?Primi Vespri della Festa della Presentazione del Signore

Il Papa: i consacrati siano esempio d’amore in un mondo di relazioni superficiali

Francesco presiede i Primi Vespri nella Festa della Presentazione del Signore, coincidente con la Giornata Mondiale della Vita Consacrata, nella Basilica di San Pietro. Esalta il voto di povertà come espressione di sobrietà e generosità e mette in guardia dalle forme distorte di affettività che possono essere causa di ambigue "doppie vite". Sottolinea poi come la "luce" dell'obbedienza stimoli all'ascolto, cogliendo il "tesoro" racchiuso nelle parole del proprio interlocutore

Edoardo Giribaldi - Città del Vaticano

La libertà, "luce" capace di guidare un'esistenza emancipata dalle numerose lussurie del mondo, votata al contrario a una povertà che esprima sobrietà e generosità. A relazioni lontane dalle egoistiche distorsioni del "ciò che piace a me", per un amore che diventa fonte di redenzione e non causa di ambigue "doppie vite". A un'obbedienza simbolo del riscatto dalle catene della solitudine, innesco di gesti e azioni di bene capaci di andare oltre i propri gusti personali. Presiedendo oggi, 1 febbraio, nella Basilica di San Pietro i Primi Vespri nella Festa della Presentazione del Signore, che coincide con la Giornata Mondiale della Vita Consacrata, Papa Francesco riflette sugli impegni che tale percorso esistenziale comporta, allargandoli a quelli di ogni fedele.

La celebrazione dei Primi Vespri nella Festa della Presentazione del Signore
La celebrazione dei Primi Vespri nella Festa della Presentazione del Signore

La celebrazione si apre con il tradizionale rito del lucernario. Un'usanza antica, comune alle liturgie orientali e occidentali, nata da un'esigenza pratica: l'accensione delle luci al tramonto per ritrovarsi e pregare in comunità. Così, a distanza di secoli, si illuminano le candele dell'altare e della balaustra della Confessione nella Basilica vaticana. Segue il secondo rito, quello dell'offerta dell'incenso, che, secondo la tradizione biblica, simboleggia la preghiera vespertina che si innalza a Dio in segno di lode. La salmodia e il cantico che esalta "Cristo servo di Dio" introducono la lettura tratta dalla Lettera agli Ebrei e l'omelia di Francesco.

"Uso libero e generoso di tutte le cose"

Il Papa riflette sui tre voti che caratterizzano la vita consacrata. Il primo raggio è quello della povertà, che affonda le radici "nella vita stessa di Dio", regalando un "uso libero e generoso di tutte le cose". Una luce che dissolve le ombre di egoismo, cupidigia, dipendenza. Al contrario, permette di esaltare i valori della sobrietà, della generosità, della condivisione e della solidarietà.

Relazioni limpide, contro il "male dell'isolamento"

La seconda luce è quella della castità., simbolo del "primato assoluto dell'amore di Dio", che diventa "fonte e modello" per le diverse declinazioni del sentimento.

Stiamo vivendo in un mondo spesso segnato da forme distorte di affettività, in cui il principio del “ciò che piace a me” - quel principio - spinge a cercare nell’altro più la soddisfazione dei propri bisogni che la gioia di un incontro fecondo.

Una chiusura che genera atteggiamenti di superficialità e precarietà: il "partner del momento" prende il posto dello sposo o della sposa. Il dono di un figlio scade nella sua pretesa, in quanto "diritto", o nella sua eliminazione, in quanto "disturbo". I rapporti umani hanno impellente bisogno di "limpidezza". All'uomo e alla donna del ventunesimo secolo Francesco propone il modello della castità come antidoto al "male dell'isolamento". Un esempio di amore "libero e liberante", rispettoso dei propri spazi e di quelli altrui, genesi di relazioni mature e gioiose. Una scelta simbolo "dell'amore che si dona", tra le cui pieghe possono tuttavia celarsi fenomeni ambigui e deleteri. Quando la castità diventa "fonte di tristezza e insoddisfazione", il rischio è di rimanere succubi di tali fragilità e sviluppare "vere e proprie doppie vite". Una lotta, una tentazione, "quotidiana".

"Fiumi di parole e di immagini" senza mai incontrarsi davvero

Il terzo lampo è quello dell'obbedienza, anch'esso esemplificato dal rapporto "tra Gesù e il Padre", espressione della "bellezza liberante di una dipendenza filiale e non servile, ricca di senso di responsabilità e animata dalla reciproca fiducia". Una relazione di "dono e risposta" quanto mai necessaria negli spazi odierni, "in cui si tende a parlare tanto ma ad ascoltare poco", dagli ambienti familiari a quelli lavorativi, fino agli spazi social. Le conversazioni di tutti i giorni vedono le risposte sovrapporsi tra di loro, perdendo così il senso del dialogo, del "tesoro" contenuto nelle parole del proprio interlocutore. 

Ci si possono scambiare fiumi di parole e di immagini senza mai incontrarsi davvero, perché non ci si mette mai veramente in gioco l’uno per l’altro.

Lo stigma della solitudine si può sconfiggere proprio attraverso un ascolto concreto, "in cui al dire e al sentire segue la concretezza dell'agire". Donarsi, anche a costo di rinunciare ai propri gusti o preferenze, spalanca la possibilità di scoprire il "senso della propria esistenza nel grande progetto di Dio".

L'autentico "ritorno alle origini"

Il ricorrente auspicio per la vita consacrata è quello di un "ritorno alle origini".

Ma non un ritorno all'origine come tornare a un museo, no. Ritorno proprio all'origine della vita nostra.

Un rinnovamento che, piuttosto che svilupparsi in "riunioni e tavole rotonde" organizzate sul tema, trova la sua essenza nell'atto di adorazione.

Abbiamo perso un po' il senso dell'adorazione. Siamo troppo pratici, vogliamo fare le cose, ma... adorare. Adorare. La capacità di adorazione, nel silenzio.

La celebrazione dei Primi Vespri nella Festa della Presentazione del Signore
La celebrazione dei Primi Vespri nella Festa della Presentazione del Signore

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01 febbraio 2025, 18:00