Il Muftì di Tripoli: Dio guarisca il Papa, torni presto alla guida del suo nobile papato
Salvatore Cernuzio - Tripoli
“Auguro a Sua Santità di godere di buona salute e benessere e di essere di nuovo attivo. Che possa tornare a svolgere i suoi importanti compiti internazionali. Ci ha rattristato molto sapere che sta attraversando problemi di salute. Chiediamo a Dio di guarirlo completamente, di ristabilire la sua salute, che gli permetta di tornare alla guida di questo nobile papato, con tutto ciò che porta a un messaggio di amore, solidarietà e balsamo per le ferite nelle varie comunità del mondo”.
È questo il messaggio che il Muftì di Tripoli, sheik Mohammad Imam, vuole inviare attraverso i media vaticani Papa Francesco, ricoverato al Gemelli dal 14 febbraio. L’autorità islamica libanese ha incontrato questa mattina il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, giunto al suo terzo giorno di missione in Libano con tappa oggi a Tripoli, città del nord colpita da un alto tasso di povertà e altre problematiche sociali.
"Come sta il nostro caro Santo Padre?"
Subito accogliendo il cardinale nella sua residenza di Dar el Fatwa, accompagnato dal nunzio apostolico Paolo Borgia e dall’arcivescovo maronita di Tripoli, Youssef Soueif, il Muftì si è informato della salute del Papa: “Come sta il nostro caro Santo Padre?”. E ha poggiato la mano sul cuore sentendo le notizie di un lieve miglioramento del Pontefice, comunicato in mattinata dalla Sala Stampa vaticana. “Sua Santità è centro di pace in tutto il mondo, un sostegno per le persone che hanno bisogno”, ha commentato Mohammad Imam.
Il bene della persona, lavoro comune
Ha poi ringraziato Czerny per la sua visita che, ha detto, rende felice l’intera comunità “educata alla convivenza”. “Siamo molto felici di ricevere Sua Eminenza”, ha aggiunto, sottolineando che il nome del Dicastero presieduto da Czerny – Servizio per lo Sviluppo Umano integrale – “è grande” perché ricorda che “tutti siamo a servizio della vita”. “Ringraziamo il Vaticano per questo Dicastero che lavora in tutto il mondo”. “Noi – ha replicato il prefetto Czerny - abbiamo imparato cosa vuol dire lo sviluppo di ciascuno in tutte le dimensioni e lo sviluppo di tutti non di alcuni. Vogliamo accompagnare la Chiesa nel suo impegno qui sul territorio”. Da qui la risposta del Muftì: “Il bene della persona è una cosa comune tra di noi, lavoriamo insieme, ciascuno a suo modo”.
Il Libano esempio di apertura e convivenza
E il Libano, in particolare, “è esempio di apertura e convivenza, si fa senza sforzo, spontaneamente”. “La guerra ha fatto una cosa positiva: ha reso evidente la collaborazione tra tutti i libanesi, al di là di ogni religione. Qualcuno pensava a problemi di separazione, è stato il contrario”. Davvero un esempio concreto di quella “fratellanza umana”, ha commentato il cardinale, tanto invocata da Papa Francesco.
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