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Il Papa ad Auschwitz, luglio 2016 Il Papa ad Auschwitz, luglio 2016

Shoah, il Papa: l'orrore non sia dimenticato, l'antisemitismo non metta più radice

Doppio post su X nel Giorno della Memoria. Come già ieri all’Angelus Francesco, ricordando le sofferenze e le lacrime delle vittime dell’Olocausto, ribadisce il suo grido: “Mai più!”. Ed esorta a non dimenticare né tantomeno negare lo sterminio di milioni di persone ebree

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

“Mai più!”. Sembra urlarlo Francesco dai circa 200 caratteri del post che ha voluto pubblicare oggi, 27 gennaio 2025, Giornata della Memoria, ottant’anni dalla liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau, emblema di quell’abisso che ha spezzato la vita di milioni di persone e famiglie.

““Ribadiamo oggi con forza che ai semi dell’antisemitismo non si deve mai più consentire di mettere radice nel cuore dell’uomo. Ricordando le sofferenze e le lacrime delle vittime della Shoah ripetiamo: mai più!””

Commemorazioni in Polonia per la Giornata della Memoria
Commemorazioni in Polonia per la Giornata della Memoria

Debellare antisemitismo e ogni forma di persecuzione religiosa

Passato e futuro, quindi, nel messaggio del Papa dal suo account in nove lingue @Pontifex. Il passato, cioè il ricordo che mai deve spegnersi, soprattutto quando andranno scomparendo gli ultimi sopravvissuti, testimoni dell’orrore; il futuro, ovvero ‘l’educazione’ alle nuove generazioni, che, probabilmente digiune della storia, sembrano cedere con grande leggerezza a manifestazioni di razzismo e antisemitismo. E, in certi casi, anche al negazionismo di quanto accaduto durante gli anni oscuri del secondo conflitto mondiale. Fenomeni accresciuti dopo il 7 ottobre 2023, con il massacro di Hamas in Israele e la risposta militare israeliana a Gaza. Fenomeni ampiamente condannati dal Papa in diverse occasioni, non ultimo nell’intenso discorso agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede in cui ha espresso preoccupazione per le “crescenti espressioni di antisemitismo” contro le comunità ebraiche nel mondo, condannate “fortemente”.

A voler sottolineare l’importanza della ricorrenza odierna, Francesco ha aggiunto un secondo post su X:

“L’orrore dello sterminio di milioni di persone ebree non può essere né dimenticato né negato. Ricordiamo anche tanti cristiani, tra i quali numerosi martiri. Collaboriamo tutti a debellare la piaga dell’antisemitismo, insieme ad ogni forma di persecuzione religiosa”

L'appello all'Angelus di ieri

La frase è tratta dall’appello che il Papa ha lanciato dalla finestra del Palazzo Apostolico durante l’Angelus di ieri, vigilia della Giornata della Memoria. Un lungo appello, incastonato tra preghiere e richieste di pace per territori feriti da violenze e tensioni, in cui Jorge Mario Bergoglio ha chiesto la collaborazione di tutti “a debellare la piaga dell’antisemitismo, insieme ad ogni forma di discriminazione e persecuzione religiosa”. “Costruiamo insieme un mondo più fraterno, più giusto, educando i giovani ad avere un cuore aperto a tutti, nella logica della fraternità, del perdono e della pace”, diceva il Pontefice.

L'amicizia con Edith Bruck

E citava pure “la brava poetessa” ungherese Edith Bruck, la scrittrice ebrea 92enne sopravvissuta alle ristrettezze e persecuzioni di diversi lager. “Lei ha sofferto tutto quello…”, ha detto infatti il Papa che con la Bruck ha intessuto un’amicizia fraterna in questi anni, a partire dalla visita a sorpresa nella sua casa romana dopo un’intervista su L’Osservatore Romano. “Brava, brava!”, diceva Francesco durante l’intervista di una settimana fa alla trasmissione tv Che Tempo che Fa, in riferimento a questa “brava signora che ci può dire tante cose” e che “va nelle scuole, a 92 anni, a spiegare ai ragazzi quel dramma”. Un dramma dinanzi al quale lui, il Papa, rivelava nella medesima intervista, prova “un sentimento di pietà e di vergogna: pietà, perché dobbiamo aprirci a quel dramma; e vergogna, perché noi uomini siamo stati capaci di fare quello”.

Papa Francesco ed Edith Bruck
Papa Francesco ed Edith Bruck

Il silenzio ad Auschwitz

In quell’occasione Francesco ha ricordato anche la sua visita del 2016 ad Auschwitz, un momento di dolore in mezzo ai tanti appuntamenti festosi della Giornata Mondiale di Cracovia. “Io mi sono seduto, prima di entrare, davanti alla forca dove sono stati assassinati tanti, tanti, tanti… E ho guardato quella forca: cosa ha fatto… E poi quando tu entri lì, quelle parole Arbeit macht frei, Arbeit macht frei… Ma che lavoro? Il lavoro lì dentro, di schiavi? Poi ho visitato alcune celle, ho pregato. E ho visto alcuni filmati del tempo, su come uccidevano i prigionieri: è stata una vergogna umana! E un dolore umano… Dobbiamo sentire queste storie”.

Il Papa non l’ha detto ma il mondo non ha dimenticato che di tutta quella visita di 9 anni fa ciò che colpì maggiormente l’opinione pubblica fu il silenzio, mantenuto da Francesco per tutto il tempo: dal suo ingresso, da solo, sotto la cancellata con la scritta sbilenca, simbolo dell’inizio dell’abisso, alla preghiera col capo poggiato al muro delle esecuzioni o nella cella degli ultimi istanti di vita di San Massimiliano Kolbe, fino alla cerimonia conclusiva con la deposizione dei fiori al memoriale in marmo delle vittime. Nessuna parola, nessuna frase, neppure durante l’abbraccio ai sopravvissuti. Solo un pensiero, assillante, riportato per iscritto, in spagnolo, sul Libro d’Onore del campo di sterminio:

“Señor ten piedad de tu pueblo. Señor, perdón por tanta crueldad! Signore abbi pietà del tuo popolo. Signore, perdona per tanta crudeltà!

 

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27 gennaio 2025, 12:10