Pio XII, profeta di pace nell'orrore della guerra
Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano
In quella sera del 24 agosto 1939, ottantacinque anni fa, proprio oggi, l’aria era pesante, claustrofobica, ma non era la calura dell’estate, anzi a tutto questo Papa Pio XII non avrà fatto caso, oppresso dall’angoscia di una guerra sempre più vicina.
“Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successoâ€.
Da Castel Gandolfo il , trasmesso dai microfoni di Radio Vaticana, risuona ancora oggi come se fosse un monito perenne contro i disastri di un conflitto che non appartiene a un tempo ormai passato, ma che si ripresenta di continuo, fino ai nostri tempi, dilaga in ogni angolo della terra, minaccia la stolida indifferenza del mondo occidentale, senza memoria né esperienza. Ascoltiamo le parole accorate del Papa e proviamo la stessa angoscia, ma anche amarezza, perché sembra che la storia non abbia insegnato niente.
Proprio il giorno antecedente, 23 agosto la Germania di Hitler e l'Unione Sovietica di Stalin avevano siglato un patto di non aggressione per tutelarsi l’una dall’altra, i loro rapporti in realtà non erano buoni, le loro politiche aggressive. Un accordo per spartirsi l'infuenza sulla Polonia, la cui ipocrisia venne in superficie poco più di una settimana dopo. All'alba del 1° settembre 1939 le truppe tedesche invasero la Polonia, adducendo motivi falsi e risibili. Il 3 settembre Gran Bretagna e Francia, fedeli all’accordo a garanzia dei confini polacchi, dichiararono guerra alla Germania. Il 17 la Russia invase a sua volta la Polonia da est, stringendo il Paese tra due fuochi d'assedio, senza scampo. La Seconda Guerra Mondiale era iniziata.
“L’uomo più pacifico non ebbe un momento di paceâ€
La sensazione di una guerra imminente risale a mesi prima, già a marzo dello stesso anno, quando la Polonia rifiutò al Führer di cedere alcuni territori strategici. Eugenio Pacelli era diventato Papa proprio in quel periodo, il 2 marzo. Il cardinale Domenico Tardini scriveva in un suo diario del 1954 che “quest’uomo, pacifico per temperamento, per educazione, per convinzione, toccò un pontificato che potremmo chiamare di guerra. Calda o fredda, mondiale o locale, ma sempre guerraâ€. Nel primo radiomessaggio di Pio XII, del 3 marzo 1939, all’indomani della sua elezione, il Papa si appellò alla pace, consapevole: “in queste ore trepide, mentre tante difficoltà sembrano opporsi al raggiungimento della vera pace, che è l’aspirazione più profonda di tutti, Noi leviamo supplichevoli a Dio una speciale preghiera per tutti coloro cui incombe l’altissimo onore e il peso gravissimo di guidare i popoli nella via della prosperità e del progresso civileâ€. E di pace parla sempre, incessantemente. E la guerra esplose, dando il via a una deflagrazione che sarebbe diventata mondiale, in una escalation di violenza e di morte. Sempre il cardinale Tardini, futuro Segretario di Stato con Giovanni XXIII, scrive che Pacelli, l’uomo più pacifico, non ebbe più un momento di pace: “Accettò dal Signore la sua croce pesante: soffrì, soccorse, agì. Per lenire le innumerevoli e inenarrabili miserie della guerra, egli dona tutto il suo e tutto sé stesso. Mobilita la Radio e la Diplomazia: crea la Pontificia Commissione di Assistenza: accoglie nei suoi palazzi gli sfollati e coloro che erano nel periodo - tutti salvati, anche se non tutti grati -: sfama e salva la popolazione di Roma, che una voce lo proclama Defensor Civitatis: corre a S. Lorenzo e a S. Giovanni dopo i bombardamenti: ricerca ansiosamente notizie dei dispersi: ordina ai suoi Rappresentanti di far visita e di recare i suoi doni ai prigionieri: offre l’oro richiesto dai nazisti per la salvezza degli Ebrei: intercede per i deportati e i condannati a morte. Riduce il suo vitto, moltiplica le sue penitenze, vuole che nel rigido inverno il suo appartamento non sia riscaldato. Pochi sanno che, alla fine della guerra, Pio XII era così esile e così dimagrito da pesare soltanto 57 chilogrammi. Era alto - è bene ricordarlo – m. 182â€.
Armato solo della parola Verità
Fin dall'inizio il Pontefice non arretra di fronte a ogni responsabilità. Il radiomessaggio di ottantacinque anni fa si apre con queste parole: “Un’ora grave suona nuovamente per la grande famiglia umana; ora di tremende deliberazioni, delle quali non può disinteressarsi il Nostro cuore, non deve disinteressarsi la Nostra Autorità spirituale, che da Dio Ci viene, per condurre gli animi sulle vie della giustizia e della pace. Ed eccoCi con voi tutti, che in questo momento portate il peso di tanta responsabilità, perché a traverso la Nostra ascoltiate la voce di quel Cristo da cui il mondo ebbe alta scuola di vita e nel quale milioni e milioni di anime ripongono la loro fiducia in un frangente in cui solo la sua parola può signoreggiare tutti i rumori della terra. EccoCi con voi, condottieri di popoli, uomini della politica e delle armi, scrittori, oratori della radio e della tribuna, e quanti altri avete autorità sul pensiero e l’azione dei fratelli, responsabilità delle loro sorti. Noi, non d’altro armati che della parola di Verità, al disopra delle pubbliche competizioni e passioni, vi parliamo nel nome di Dio, da cui ogni paternità in cielo ed in terra prende nome (Eph., III, 15), — di Gesù Cristo, Signore Nostro, che tutti gli uomini ha voluto fratelli, — dello Spirito Santo, dono di Dio altissimo, fonte inesausta di amore nei cuori. Oggi che, nonostante le Nostre ripetute esortazioni e il Nostro particolare interessamento, più assillanti si fanno i timori di un sanguinoso conflitto internazionale; oggi che la tensione degli spiriti sembra giunta a tal segno da far giudicare imminente lo scatenarsi del tremendo turbine della guerra, rivolgiamo con animo paterno un nuovo e più caldo appello ai Governanti e ai popoli: a quelli, perché, deposte le accuse, le minacce, le cause della reciproca diffidenza, tentino di risolvere le attuali divergenze coll’unico mezzo a ciò adatto, cioè con comuni e leali intese: a questi, perché, nella calma e nella serenità, senza incomposte agitazioni, incoraggino i tentativi pacifici di chi li governaâ€.
L'importanza della radio
Interessante, fin qui, è notare come la radio, invenzione allora abbastanza recente, appaia sovente. Pio XII era perfettamente conscio dell'importanza della comunicazione e di una comunicazione veloce, che potesse arrivare a tutti. Sapeva che la radio era strumento essenziale e potente veicolo di pace. Durante la guerra, Radio Vaticana divenne un tramite privilegiato della comunicazione papale.
Il cuore del Papa con il cuore dei più deboli
Il Papa manifesta il suo impegno per la pace e la sua preoccupazione. Lo fa con tutti coloro che incontra o verso cui si rivolge. Lo fa, in particolare, con un gruppo di , " Venite a Noi in un'ora grave. È così grave e il futuro è così oscuro che noi uomini possiamo vedere e dire solo una cosa al momento: la guerra che è scoppiata è un terribile flagello di Dio per tutti i popoli che ne sono coinvolti", come a quello, numeroso, di : " Siete venuti non per avanzare richieste, né per fare forti lamenti, ma per chiedere al Nostro cuore, alle Nostre labbra, una parola di consolazione e di conforto nella vostra sofferenza. Il nostro dovere di padre è quello di darvela, e nessuno deve stupirsi. L'amore di un padre si interessa di tutto ciò che riguarda i suoi figli; quanto più si commuove per ciò che li ferisce!". E ancora nella sua prima enciclica, programmatica del suo pontificato, del 20 ottobre, la sottolinea: "Ci giunge la spaventosa notizia, che il terribile uragano della guerra, nonostante tutti i Nostri tentativi di deprecarlo, si è già scatenato. La Nostra penna vorrebbe arrestarsi, quando pensiamo all'abisso di sofferenze di innumerevoli persone, a cui ancora ieri nell'ambiente familiare sorrideva un raggio di modesto benessere. Il Nostro cuore paterno è preso da angoscia, quando prevediamo tutto ciò che potrà maturare dal tenebroso seme della violenza e dell'odio, a cui oggi la spada apre i solchi sanguinosi. Ma proprio davanti a queste apocalittiche previsioni di sventure imminenti e future, consideriamo Nostro dovere elevare con crescente insistenza gli occhi e i cuori di coloro, in cui resta ancora un sentimento di buona volontà verso l'Unico da cui deriva la salvezza del mondo, verso l'Unico, la cui mano onnipotente e misericordiosa può imporre fine a questa tempesta, verso l'Unico, la cui verità e il cui amore possono illuminare le intelligenze e accendere gli animi di tanta parte dell'umanità, immersa nell'errore nell'egoismo, nei contrasti e nella lotta, per riordinarla nello spirito della regalità di Cristo".
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