Il Papa ricorda “La Strada” di Fellini: è un film che mi è rimasto nel cuore
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Li ha visti quasi tutti da bambino o da ragazzo i film del cinema italiano, dell’epoca neorealista e non solo, insieme ai genitori nel cinema di quartiere a Buenos Aires, dove si proiettavano anche tre film di seguito, o nei pomeriggi trascorsi a casa di nonna Rosa. Ma di tutte queste pellicole una in particolare a Jorge Mario Bergoglio lo ha colpito nell’anima, tanto da citarla a più riprese in questi anni di pontificato come film dal quale trarre un insegnamento quasi evangelico: La Strada, il capolavoro di Federico Fellini del 1954, vincitore pure di un Oscar, con protagonisti Giulietta Masina, Anthony Quinn e Richard Basehart. “Mi è rimasta nel cuore”, dice Francesco in un breve videomessaggio, realizzato dai media vaticani, in occasione dei settant’anni del film.
Il filmato del Pontefice viene proiettato in apertura delle giornate di studio che il 2 e 3 maggio celebrano a Rimini l’anniversario de La Strada nel corso de "La Settima Arte - Cinema e Industria", il festival dedicato ai mestieri del Cinema in programma a Rimini dal 2 al 5 maggio ed organizzato da Confindustria Romagna e Università di Bologna - Dipartimento delle Arti con la collaborazione del Comune di Rimini e del Museo Fellini.
Le parole del Papa nel videomessaggio
“Io da ragazzo ho visto tanti film di Fellini, ma La Strada mi è rimasta nel cuore”, dice Papa Francesco nel videomessaggio. “Quel film incomincia con le lacrime e finisce con le lacrime; incomincia alla riva del mare e finisce alla riva del mare. Ma soprattutto mi è rimasta nel cuore la scena del pazzo con la pietrina, che dà il senso della vita a quella ragazza”, aggiunge in riferimento al dialogo tra il “Matto”, funambolo e suonatore di violino, con Gelsomina, ragazza fragile che lavora con il rozzo e violento saltimbanco Zampanò, subendo insulti e maltrattamenti.
La scena del "sassolino" e quella del "pianto"
Sono due, quindi, le scene richiamate dal Papa nel videomessaggio, anzitutto quella finale delle lacrime del terribile Zampanò che, tornando anni dopo negli stessi luoghi in cui aveva vissuto con Gelsomina, scopre casualmente che la ragazza è morta. E lui, ubriaco, davanti al mare comprende per la prima volta la propria piccolezza, la propria solitudine e la grandezza dell’universo e scoppia in singhiozzi. Poi la scena della "pietrina", cioè del Matto che spiega a Gelsomina che ogni cosa nella vita ha importanza e senso: “Tutto quello che c’è a questo mondo serve a qualcosa. Ecco, prendi quel sasso lì, per esempio”. “A cosa serve?”, domanda Gelsomina. “Serve… Ma che ne so io?”, replica il funambolo. “Se lo sapessi, sai chi sarei? Il Padreterno, che sa tutto: quando nasci, quando muori. E chi può saperlo? No, non so a cosa serve questo sasso io, ma a qualcosa deve servire. Perché, se questo è inutile, allora è inutile tutto: anche le stelle. E anche tu, anche tu servi a qualcosa, con la tu’ testa di carciofo”.
L'omelia di Pasqua 2017
Un messaggio, racchiuso in questo scambio così semplice con un linguaggio da “strada”, appunto, che per il Vescovo di Roma ha tutta una filosofia tanto da citarlo in una omelia non prevista della Messa per la domenica di Pasqua nel 2017, prima dell’Urbi e Orbi, come ricordava padre Antonio Spadaro nel . A braccio, lentamente, parlando a una Piazza San Pietro gremita, Francesco diceva: “Anche noi, sassolini per terra, in questa terra di dolore, di tragedie, con la fede nel Cristo Risorto abbiamo un senso, in mezzo a tante calamità. Il senso di guardare oltre, il senso di dire: ‘Guarda, non c’è un muro; c’è un orizzonte, c’è la vita, c’è la gioia, c’è la croce con questa ambivalenza. Guarda avanti, non chiuderti. Tu, sassolino, hai un senso nella vita, perché sei un sassolino presso quel sasso, quella pietra che la malvagità del peccato ha scartato”.
"Una luce inedita allo sguardo degli ultimi"
Una citazione chiara di quest’opera cinematografica che il Papa ha confessato tante volte di amare, insieme all’altra - spesso menzionata - de Il pranzo di Babette di Gabriel Axel. La Strada “è il film che forse ho amato di più. M’identifico molto in quel film, in cui troviamo un implicito riferimento a san Francesco”, raccontava il Papa nell’intervista realizzata da monsignor Dario Viganò e pubblicata nel libro Lo sguardo: porta del cuore. Il neorealismo tra memoria e attualità (Effatà editrice). “Fellini ha saputo donare una luce inedita allo sguardo sugli ultimi. In quel film il racconto sugli ultimi è esemplare ed è un invito a preservare il loro prezioso sguardo sulla realtà".
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