Le voci dei bambini che gridano di fermare le guerre
Antonella Palermo - Città del Vaticano
“A quelli che fanno la guerra, vorrei dire: la guerra non si deve fare e che siamo tutti fratelli e che dobbiamo vivere in un mondo di pace”. Così dice a Radio Vaticana - Pope il bambino di Potenza che in Aula Paolo VI sedeva in prima fila accanto a padre Enzo Fortunato e che, dopo il discorso di Papa Francesco, ha avuto modo di salutarlo assieme ad altri giovani e di annunciargli che ci sarà anche lui a fare festa alla prossima Giornata mondiale dei Bambini, in programma a il 24 e 25 maggio in Vaticano.
Si sono emozionati tutti quando il Papa ha invitato a fare un poco di silenzio per ricordare i bambini di Gaza e quelli ucraini che sono sotto le bombe. “Quando penso ai bambini in guerra, penso che è inaccettabile quello che stanno facendo in alcune parti del mondo - dice una ragazzina, anche lei sul palco in Aula stamani - perché anche loro sono bambini come noi e anche loro hanno dei diritti come noi”.
E un'altra ancora di questi piccoli, che hanno dovuto affrontare molti chilometri per essere oggi a Roma, esprime tutta la sua tristezza. Prova a immaginare come vivano i suoi coetanei in contesti di conflitto: “Mi dispiace molto che questi bambini non possano giocare, mangiare cose buone”. Al coro di rifiuto della guerra si unisce una delle insegnanti: anche questo è il motivo per cui siamo qui, per urlarlo.
Mentre sfilano le scolaresche con i cappellini colorati e i fiori di carta preparati e innalzati e sventolati insieme per l'occasione, una ragazza si assume l’impegno di fare la pace e portarla nel mondo anche nei piccoli gesti quotidiani, “magari aiutando i miei compagni o comunque le persone che mi stanno accanto”. “Stop alla guerra! - è ancora il grido di una ragazza - mettiamo da parte le armi e tutte le forme di odio”.
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