Il parroco di Gaza: con il Papa già due telefonate, è sempre in contatto con noi
Michele Raviart - Città del Vaticano
Papa Francesco segue costantemente quanto sta avvenendo a Gaza, raggiungendo telefonicamente la piccola comunità cristiana della Striscia. A rivelarlo a Pope è il parroco padre Gabriel Romanelli, che si trova in queste ore a Betlemme ed è in costante contatto con i fedeli. “Il Papa mi ha chiamato pochi minuti fa”, racconta, “ha manifestato la vicinanza e la sua preghiera" e "noi lo abbiamo ringraziato per l’appello al cessate il fuoco e contro ogni violenza, ogni terrorismo e ogni guerra". Francesco "ha voluto manifestare appunto la vicinanza e adesso stava per chiamare la stessa comunità direttamente con il mio vicario con le persone che sono rifugiate in parrocchia", aggiunge il sacerdote.
Nessun morto nella comunità cristiana
Nella parrocchia di Gaza sono infatti ospitate circa 150 persone, che hanno perso la loro casa o che cercano un posto sicuro dai bombardamenti, anche se - spiega Romanelli - i raid riguardano tutta la Striscia. Nessun morto e nessun danno nella comunità cristiana. In tutta Gaza i morti sono 770 e oltre 4 mila i feriti a causa dei raid israeliani in risposta agli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre scorso. "Papa Francesco ha chiamato anche ieri", ricorda il parroco, spiegando che il Pontefice desiderava sapere come stava la gente e la parrocchia, e ha impartito la sua benedizione affinchè tutti sperimentino la vicinanza della Chiesa.
Padre Romanelli, dove si trova?
Purtroppo – ed è duro dire purtroppo – mi trovo a Betlemme, perché ero fuori e stavo aspettando dei medicinali per una nostra consorella. Stavo per rientrare ed è accaduto tutto quello che è accaduto. Quindi sono bloccato qui. Nessuno entra e nessuno esce ora dalla Striscia. La situazione è molto grave. Ci sono tantissimi morti e tantissimi feriti e se poi ci sarà un’invasione terrestre ci saranno veramente macerie.
Come sta la comunità cristiana?
La comunità cristiana sta bene, tanto quanto si può stare in questa situazione. Fino ad adesso – e speriamo non accada mai – non c’è nessun morto. Abbiamo tanti rifugiati. Ce ne sono circa 150. Ieri sera erano 135 e adesso si è aggiunta una famiglia. Un po’meno di 150 sono ospitati in parrocchia e poi abbiamo un’altra famiglia in un altro centro e nella scuola della Sacra Famiglia ospitiamo anche diversi vicini che sono venuti a rifugiarsi. Tanti hanno lasciato le loro case, cercando rifugio nella casa di qualche famigliare, di qualche amico in un luogo un po’ più tranquillo, ma in questi tre giorni è stata bombardata tutta la Striscia di Gaza e quindi nessuno sa dire dove si è più sicuri. Ringraziando Dio, le strutture della Chiesa cattolica sono state sempre rispettate, sapendo che noi non entriamo in nessuna questione politica né militare e che la nostra è una missione di pace, una missione umanitaria dove abbiamo i nostri parrocchiani, dove abbiamo bambini disabili e persone che hanno bisogno di aiuto o abbandonati, con le sorelle di Madre Teresa e i padri del Verbo Incarnato. Le nostre scuole sono state da sempre luoghi di accoglienza dove riceviamo le persone. La situazione è molto, molto grave.
Quanti bombardamenti ci sono stati da sabato?
Quanti… Non saprei dire… centinaia. I morti, fino a ieri sera erano circa 700 tra cui 140 bambini e secondo il ministero della Sanità della Striscia i feriti sono più di tremila e il 10% sono bambini.
Lei ha informazioni di gente che in queste ore ha perso la sua casa o i suoi famigliari?
Si, alcuni parrocchiani hanno perso la casa e altri sono stati gravemente danneggiati. Alcuni nemmeno sanno come stanno le loro case. Non sono riusciti a tornare, a vedere come è la situazione, però ricevono fotografie da tutte la regione. Per esempio c’è un quartiere in centro città che è molto popolato, un quartiere benestante, che è stato bombardato atrocemente. Sono tantissime le case che sono danneggiate in questi tre giorni.
Cosa pensa la gente di quanto sta succedendo?
Abitualmente le persone non manifestano le loro opinioni, soprattutto nella Striscia, ma sono stanchi di tutto. Purtroppo non credono a tante cose, perché un momento sembrava che le cose andassero per il meglio e mai si sarebbero immaginati tante uccisioni, tante persone private della libertà. Sono cose che hanno veramente sconvolto tutto il mondo. I parrocchiani sono naturalmente molto addolorati di tutto questo e tutti sperano che questo finisca. Però si rendono conto che soltanto un intervento divino e un impegno straordinario di tante forze, tante associazioni o Paesi che possono aiutare a fermare questo e quindi rispondere all’appello di Papa Francesco affinchè cessi il terrore e la guerra. Si rendono conto che è quasi impossibile, ma non impossibile.
La gente non parla perché c’è paura?
Non parlano perché non credono a nessuno, da una parte e dall’altra del muro. Non dimentichiamoci che la guerra a Gaza è sempre stato un campo di sperimentazione per tanti… Quindi non manifestano le loro opinioni. Io non sono né profeta né figlio di profeta per sapere cosa ne pensano le persone però quello che dicono è che sono stufe e non credono a nessuno.
Adesso, dopo l’annuncio dell’assedio, ci sono ancora cibo, elettricità, gas? Qual è la situazione?
L’elettricità è da tre giorni che non c’è. Quello che è rimasto è un po’ di carburante. Noi lo usiamo per ricaricare le batterie, perché non c’è rifornimento di carburante. La crisi di queste cose già esisteva prima di questi avvenimenti. Non dimentichiamoci che noi per anni e anni abbiamo avuto quattro ore di elettricità al giorno, ed era una cosa “normale”. Fino ad ora non si sente che manca il cibo o acqua. Ma non so per quanto tempo sarà così. Noi per esempio abbiamo fatto delle scorte, prevedendo sempre dei problemi. Stiamo comprando, o prendendo a credito quello che si trova, perché abbiamo quasi 150 persone da assistere e a cui dare da mangiare, un pasto e qualcosa da bere, un materasso e qualcosa con cui coprirsi. Ma fino a quando sarà possibile non lo so, perché ad ogni bombardamento le persone perdono tutto e hanno bisogno di tutto.
C’è paura di un’invasione di terra?
Si, alcuni sono stati avvisati e il Patriarcato latino di Gerusalemme, la nostra diocesi, ci ha dato le indicazioni concrete dell’esercito di difesa israeliano di sgombrare alcuni quartieri che sarebbero stati attaccati. Non sono un analista politico e non capisco molto di questo, ma so che questa realtà sarebbe terribile.
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