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Il Papa in un tweet chiede la fine della violenza perpetrata in nome di Dio Il Papa in un tweet chiede la fine della violenza perpetrata in nome di Dio

Il Papa: no al nome di Dio per giustificare violenza, terrorismo e oppressione

In occasione della Giornata in memoria delle vittime della violenza basata sulla religione o sul credo, Francesco in un tweet lancia un appello perché si ponga fine alla strumentalizzazione delle "religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo e al fanatismo". Secondo i rapporti di ong i cristiani sono la comunità religiosa più perseguitata al mondo

Adriana Masotti - Città del Vaticano

"Rinnovo l’appello a cessare di strumentalizzare le religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo e al fanatismo e di smettere di usare il nome di Dio per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo o di oppressione". Lo scrive oggi Papa Francesco lanciando un tweet, che riprende alcune parole del , in occasione della Giornata internazionale per la commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sulla religione o sul credo che ricorre il 22 agosto. Una Giornata istituita dall'Onu in cui, secondo la onlus Porte Aperte/Open Doors, è “impossibile non parlare dell’aumento di violenze contro i cristiani” perpetrate in numerosi Paesi in cui le minoranze sono particolarmente vulnerabili e prese di mira. E proprio i cristiani, secondo un rapporto del centro studi statunitense Pew Research Center, sono la comunità religiosa più perseguitata al mondo a causa della fede.

Una comunità cristiana in Bangladesh
Una comunità cristiana in Bangladesh

Violenze sui cristiani in Bangladesh e in India 

Nel comunicato diffuso sull’argomento dall'organizzazione Porte Aperte si precisa che l’aumento di atti violenti basati sulla religione contro le minoranze cristiane è evidente in modo particolare in India (Manipur), Pakistan (Punjab), Nigeria, Camerun, Bangladesh. Numerosi gli episodi riportati come quello accaduto il 17 maggio scorso a un bambino di otto anni di Dhaka, in Bangladesh, ricoverato con gravi ustioni dopo che i vicini gli avevano versato addosso acqua bollente. I suoi genitori sono ex-musulmani convertiti al cristianesimo. Nello Stato di Manipur, nel nord-est dell'India, da quasi tre mesi infuriano violenti scontri dovuti alle tensioni tra l'etnia Meitei, prevalentemente indù, e la minoranza Kuki-Zomi a maggioranza cristiana. Le tensioni che hanno provocato decine di vittime, si sono acuite, si piega nel comunicato, dopo che il governo filo-induista del Manipur ha deciso di concedere ulteriori terre e privilegi ai Meitei costringendo alla fuga i Kuki cristiani. Nel luglio scorso, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione urgente in merito a questa situazione con la richiesta al governo indiano di adottare tutte le misure necessarie" per porre immediatamente fine alle violenze a sfondo etnico e religioso in corso".

Sfollati a causa delle violenze contro i cristiani in Nigeria, ricevono aiuti di prima necessità
Sfollati a causa delle violenze contro i cristiani in Nigeria, ricevono aiuti di prima necessità

Le azioni terroristiche di Boko Haram in Africa

In Africa, la Nigeria raccoglie il numero maggiore di cristiani uccisi per la loro fede: nel 2023 sono stati 5.014 i casi documentati. “Le violenze, perpetrate per lo più da gruppi militanti islamici - riporta il comunicato di Porte Aperte - sono da tempo diffuse in tutto il continente a partire dal Sahel e dal bacino del Lago Ciad, terrorizzati da Boko Haram, e dalla costa orientale dell'Africa fino al Mozambico. Anche il Camerun, a maggioranza cristiana (oltre il 60%), da diversi anni subisce attacchi brutali da parte dei combattenti di Boko Haram contro i villaggi cristiani dell'estremo nord”. Qui, nelle regioni montuose, “i cristiani lasciano i propri villaggi ogni sera per nascondersi nella boscaglia o sulle montagne per passarvi la notte. La gente vive in un costante stato di insicurezza". In questa condizione i cristiani hanno difficoltà a riunirsi, anche per la devastazione dei luoghi di culto, e devono vivere la propria fede da soli e spesso di nascosto.

Una chiesa in Myanmar
Una chiesa in Myanmar

Molte le forme di violenza e di abuso

Le aggressioni nei confronti dei cristiani, si legge ancora nel testo, non si manifestano esclusivamente sotto forma di attacchi diretti alla vita della vittima, ma possono assumere diverse forme di violenza fisica o materiale. Oltre alle persone uccise e ferite, si registrano attacchi a edifici ecclesiastici e ad altri edifici come scuole e cliniche, chiusura di chiese, arresti di cristiani condannati e rinchiusi in prigioni o campi di lavoro forzato. “Rapimenti, aggressioni sessuali, matrimoni forzati, abusi fisici e psicologici, sfollamenti, case o aziende distrutte o saccheggiate" sono altre forme di violenza contro queste comunità di fedeli.

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22 agosto 2023, 13:30