Francesco: da venerdì in Ungheria, in un'Europa colpita da venti di guerra
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Il viaggio in Ungheria che inizia venerdì, al centro dell’Europa “sulla quale continuano ad abbattersi gelidi venti di guerra”, mentre “gli spostamenti di tante persone pongono all’ordine del giorno questioni umanitarie urgenti” è già nel cuore di Papa Francesco in questa domenica, la terza del tempo pasquale, e gli dedica . Venerdì prossimo, ricorda, “mi recherò per tre giorni a Budapest in Ungheria a completamento del viaggio compiuto nel 2021 per il Congresso Eucaristico Internazionale”.
Sarà anche un viaggio al centro dell’Europa sulla quale continuano ad abbattersi gelidi venti di guerra mentre gli spostamenti di tante persone pongono all’ordine del giorno questioni umanitarie urgenti.
Il Papa si rivolge poi con affetto ai fratelli e sorelle ungheresi “in attesa di visitarvi”. “So che state preparando con tanto impegno la mia venuta – aggiunge - Vi ringrazio di cuore per questo. A tutti chiedo di accompagnarmi con la preghiera”. E subito dopo chiede di non dimenticarsi dei fratelli e sorelle ucraini, “ancora afflitti da questa guerra”.
I temi dei tre giorni di incontri e celebrazioni a Budapest
Nei tre giorni in cui sarà nella capitale ungherese, che ha conosciuto guerre e occupazioni, e che dal 24 febbraio 2022 vede un flusso ininterrotto di profughi dall’Ucraina, Papa Francesco incontrerà le autorità civili e politiche, tra le quali la presidente Novak e il primo ministro Orbán, vescovi e cardinali, profughi e rifugiati (tra cui diversi ucraini), giovani, bambini malati, esponenti del mondo della scienza e della cultura. Nel programma anche l' incontro con la numerosa comunità greco-cattolica del Paese, della quale alcuni rappresentanti offriranno la loro testimonianza durante i vari appuntamenti. I sei discorsi del Papa, tutti in italiano, toccheranno i temi dell’unità dell’Europa, il futuro dei giovani, il dialogo ecumenico, l’incoraggiamento a una Chiesa che ha vissuto epoche di persecuzione e, naturalmente, il dramma della guerra e l’appello di pace, in una nazione che con l’Ucraina martoriata condivide 135 km di confine. Una stretta lingua di terra che rappresenta la via di fuga per molti sfollati, che arrivano in Ungheria con pullman, treni o in macchina dopo code chilometriche, attraversando il Paese come luogo di transito per poi trasferirsi in Germania, Olanda, Italia e altre nazioni.
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