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Francesco: dieci anni di slancio missionario, sulle vie della misericordia e della pace

Sono trascorsi dieci anni dal 13 marzo 2013, giorno in cui Jorge Mario Bergoglio è stato eletto al Soglio di Pietro. Il suo è un Pontificato contrassegnato dalla passione per l’evangelizzazione e dal cammino costante di riforma della Chiesa in senso missionario. Un decennio durante il quale il tempo ha assunto due diverse dimensioni: quella progressiva, per avviare processi, e quello circolare, per andare incontro all’altro e tornarne arricchiti nel pensiero e nel cuore.

Isabella Piro – Città del Vaticano

“Il tempo è superiore allo spazio”: non c’è affermazione di Papa Francesco, contenuta sin dalla sua prima esortazione apostolica, Evangelii gaudium, che racchiuda in modo più pregnante i dieci anni fin qui trascorsi dall’inizio del suo Pontificato. Per Jorge Mario Bergoglio, infatti — primo Papa gesuita, primo originario dell’America Latina, primo a scegliere il nome di Francesco e, in tempi moderni, ad essere eletto dopo la rinuncia del suo predecessore — “dare priorità allo spazio significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli». Al contrario, “il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce”, proiettando verso il futuro e spingendo a camminare con speranza. Ecco, allora, che questa particolare accezione del tempo diventa una possibile chiave di lettura dell’attuale Pontificato che si snoda lungo due modalità: una progressiva e un’altra circolare. La prima è quella che permette di “iniziare processi”, privilegiando “azioni che generano nuovi dinamismi nella società”. La seconda, invece, è la dimensione dell’incontro, della fratellanza e dello scambio reciproco.

La Costituzione apostolica “Praedicate evangelium”

Nella dimensione progressiva c’è, in primo luogo, la Costituzione apostolica Praedicate evangelium sulla Curia romana e il suo servizio alla Chiesa e al mondo: promulgato nel 2022, il documento conferisce una struttura più missionaria alla Curia. Tra le novità che introduce, spiccano l’istituzione del Dicastero per il Servizio della carità e del nuovo Dicastero per l’evangelizzazione, presieduto direttamente dal Pontefice. La nuova Costituzione punta inoltre sul coinvolgimento di laiche e laici “anche in ruoli di governo e di responsabilità” all’interno della Curia romana e finalizza le numerose riforme attuate, in un decennio, da Papa Francesco in ambito economico e finanziario, tra cui l’istituzione della segretaria per l’Economia nel 2015.

L’ecumenismo e la cura della “casa comune”

I processi fruttuosi avviati da Papa Bergoglio riguardano anche tre categorie particolari del cammino della Chiesa: l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e la sinodalità. A segnare il primo ambito è, ad esempio, nel 2015, l’istituzione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, da celebrarsi ogni anno il primo settembre insieme alla Chiesa ortodossa, per esortare i cristiani a una “conversione ecologica”. Il medesimo appello risuona, in modo forte e chiaro, nella seconda enciclica del Pontefice (la prima, Lumen fidei, è condivisa con il suo predecessore, Benedetto XVI), Laudato si’ sulla cura della casa comune, pubblicata sempre nel 2015. L’asse portante del documento è l’esortazione a un “cambiamento di rotta” affinché l’uomo si assuma la responsabilità di un impegno per “la cura della casa comune”. Impegno che include anche lo sradicamento della miseria, l’attenzione per i poveri e l’accesso equo, per tutti, alle risorse del Pianeta.

L’incontro con il Patriarca Kirill

Il 12 febbraio 2016, invece, a Cuba, si tiene un incontro tra Francesco e il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill. L’epocale avvenimento vede la firma di una dichiarazione comune per porre in pratica quello che il Papa definisce “l’ecumenismo della carità”, ossia l’impegno comune dei cristiani per edificare un’umanità più fraterna. Sei anni dopo, quell’impegno risulta tragicamente attuale, dopo lo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, una guerra nel cuore dell’Europa, combattuta da cristiani che condividono lo stesso battesimo.

Indimenticabile, inoltre, il pellegrinaggio ecumenico di pace in Sud Sudan, compiuto il mese scorso dal Pontefice insieme all’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e al moderatore dell’assemblea generale della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields. Quanto al dialogo interreligioso, una pietra miliare è rappresentata dalla firma, il 4 febbraio 2019, del documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, siglato dal Papa e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahamad al-Tayyib, ad Abu Dhabi. Il testo è una tappa fondamentale dei rapporti tra cristianesimo e Islam, in quanto incoraggia il dialogo interreligioso e condanna inequivocabilmente il terrorismo e la violenza. Sul fronte della sinodalità, Francesco attua un cambiamento importante: la prossima assemblea generale ordinaria, la 16°, in programma in Vaticano in due momenti, nel 2023 e nel 2024, sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, sarà la tappa conclusiva di un percorso triennale fatto di ascolto, discernimento, consultazione e suddiviso in tre fasi, ovvero diocesana, continentale, universale.

La lotta agli abusi

Nella scansione temporale progressiva di Francesco c’è poi la lotta agli abusi al cui vertice c’è il summit sulla protezione dei minori, svoltosi in Vaticano a febbraio 2019. Chiara espressione della volontà della Chiesa di agire con verità e trasparenza, assumendosi le proprie responsabilità in atteggiamento penitenziale, l’incontro ha come frutto il Motu proprio Vos estis lux mundi che stabilisce nuove procedure per segnalare molestie e violenze, e assicurare che vescovi e superiori religiosi rendano conto del loro operato. Con un successivo Rescritto, inoltre, Francesco abolisce il segreto pontificio per i casi di abusi sessuali.

L’attenzione alle periferie geografiche ed esistenziali

La seconda dimensione, quella “circolare” del tempo di Papa Bergoglio ruota innanzitutto intorno all’attenzione alle periferie, sia geografiche che esistenziali: da qui, afferma Francesco, la realtà si vede meglio che dal centro, ed è da qui che si torna arricchiti nel pensiero e nel cuore, grazie allo scambio con chi è lontano da noi. Emblema di tutto questo sono i 40 viaggi apostolici internazionali, quasi tutti con mete periferiche, così come le 36 visite in Italia, suddivise tra momenti privati e viaggi pubblici: il primo, compiuto l’8 luglio 2013, ha avuto come destinazione l’isola di Lampedusa, drammatico cuore del fenomeno migratorio nel Mediterraneo. Di grande rilievo è anche la visita, ad aprile 2016, al campo-profughi di Lesvos, in Grecia, al termine della quale Francesco accoglie sul volo papale 12 rifugiati siriani, affinché siano assistiti a Roma.

L’accoglienza dei migranti e la cura degli ultimi

Il tema delle migrazioni, (da sviluppare, sottolinea il Papa, secondo quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare) è un’altra declinazione del “tempo circolare” dell’attuale Pontificato, in quanto racchiude la lotta costante alla “cultura dello scarto” e alla “globalizzazione dell’indifferenza” nei confronti del prossimo. Pastore con “l’odore delle pecore”, vicino al suo gregge, “prete callejero”, ovvero sacerdote di strada che cammina insieme ai fedeli, Francesco si fa loro accanto anche attraverso i social network: attualmente, il suo account Twitter @Pontifex, in nove lingue, ha superato i 50 milioni di follower, mentre su Instagram l’account Franciscus, aperto il 19 marzo 2016, conta 9 milioni di seguaci. Inoltre, nella prospettiva di “una Chiesa povera per i poveri”, egli dedica molta attenzione agli indigenti e agli anziani, per i quali indice, nel 2016 e nel 2021, due distinte Giornate mondiali. Ancora: la premura del Papa verso gli ultimi è esplicitata nei “Venerdì della misericordia”, ovvero nelle visite private compiute in strutture dedicate all’accoglienza degli emarginati.

L’impegno incessante per la riconciliazione

Del “tempo circolare” di Bergoglio fa parte inoltre l’impegno incessante per la pace. Espressione mirabile ne è l’enciclica Fratelli tutti: diffusa il 4 ottobre 2020, essa richiama alla fraternità e all’amicizia sociale e dice no, con fermezza, alla guerra. La sua pubblicazione cade durante la pandemia da covid-19, ma non è una coincidenza: nell’emergenza sanitaria globale, scrive infatti Francesco, “ci siamo ricordati che ci si può salvare unicamente insieme”. Parole che evocano l’intensa Statio Orbis presieduta dal Papa il 27 marzo 2020, in una piazza San Pietro deserta e bagnata di pioggia: “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo tutti chiamati a remare insieme”. Due anni dopo, quando deflagra il conflitto in Ucraina, l’esortazione contenuta nell’enciclica per una “pace reale e duratura” che parta da “un’etica globale di solidarietà” sembrerà profetica, in un mondo che vive sempre più “una terza guerra mondiale a pezzi”.

La “diplomazia della pace”

Altri esempi di questa “diplomazia della pace” promossa dal Papa e mirata a “costruire ponti” e non a erigere muri, sono l’iniziativa “Invocazione per la pace in Terra Santa”, tenuta l’8 giugno 2014 nei Giardini vaticani assieme ai presidenti di Israele, Shimon Peres, e di Palestina, Mahmoud Abbas; e l’allacciamento delle relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e Cuba, avvenuto il 17 dicembre dello stesso anno. Un avvenimento storico per il quale lo stesso Francesco si spende per mesi, inviando missive ai capi di Stato dei due Paesi, Barack Obama e Raúl Castro, per esortarli ad “avviare una nuova fase”. Sulla stessa linea si pone anche l’accordo provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei vescovi, stipulato nel 2018, rinnovato nel 2020 e prorogato per un altro biennio nel 2022. In questo ultimo anno, inoltre, contrassegnato dal conflitto “assurdo e crudele” in Ucraina, il Papa si impegna in prima persona in nome della pace: il 25 febbraio 2022, secondo giorno di guerra, si reca personalmente in visita dall’ambasciatore della Federazione russa presso la Santa Sede, Alexander Avdeev, e in diverse occasioni parla al telefono con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Numerosi e ripetuti, inoltre, i suoi appelli per far tacere le armi.

La passione per l’evangelizzazione

Anche l’evangelizzazione — anzi, la passione per l’evangelizzazione, come recita il tema del ciclo di catechesi dell’udienza generale attualmente in corso — fa parte della dimensione temporale “circolare” di Francesco: esplicitata nel 2013 sin dall’Evangelii gaudium, essa deve essere caratterizzata dalla gioia, dalla “bellezza dell’amore salvifico di Dio”, da una Chiesa “in uscita”, con “le porte aperte”, vicina ai fedeli nella prospettiva di un “ospedale da campo”, pronta alla “rivoluzione della tenerezza” e al “miracolo della gentilezza”. 

Inoltre, poiché il magistero pontificio non è cesura, ma continuità, forte è il legame di Francesco con i suoi predecessori, contrassegnato, il 27 aprile 2014, dalla canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. A loro si uniscono Paolo VI, canonizzato il 14 ottobre 2018, e Giovanni Paolo I, beatificato il 4 settembre 2022, del quale l’attuale Papa ricorda il sorriso, simbolo di “una Chiesa con il volto lieto, non arrabbiata, che non inasprisce i cuori”. Tuttavia, un posto speciale spetta al Pontefice emerito Benedetto XVI, venuto a mancare il 31 dicembre 2022. In dieci anni, il Papa non nasconde mai l’immenso rispetto che prova nei confronti di Joseph Ratzinger: in più occasioni ne loda la sapienza, la finezza teologica, la gentilezza e la dedizione. Il 5 gennaio di quest’anno ne presiede le esequie in piazza San Pietro, primo Pontefice degli ultimi due secoli a celebrare i funerali del un suo predecessore.

Alcuni dati statistici

A dare contezza di un decennio di Pontificato, ci sono poi alcuni dati statistici: ad oggi, Francesco ha tenuto oltre 430 udienze generali, con 21 cicli di catechesi, e 8 Concistori per la creazione di 111 cardinali; 911 i santi canonizzati (inclusi gli 800 martiri di Otranto) e numerosi gli “Anni speciali” indetti, tra cui quelli per la Vita consacrata (2015-2016), San Giuseppe (2020–2021) e la Famiglia-Amoris Laetitia (2021-2022). Più di 550 gli Angelus e i Regina Coeli pronunciati e ben 39 le Costituzioni apostoliche firmate.

Oltre alle tre encicliche e all’Evangelii gaudium citate in precedenza, Francesco firma altre quattro esortazioni apostoliche, tra cui risaltano Amoris laetitia nel 2016 e Christus vivit nel 2019, dedicate rispettivamente all’amore nella famiglia e ai giovani. Peculiare è anche Querida Amazonia, diffusa nel 2020. Cinque i Sinodi indetti finora dal Papa: due sulla famiglia, nel 2014 e nel 2015; uno per i giovani nel 2018; uno speciale per la regione Panamazzonica nel 2019 e infine quello già annunciato per il 2023. Due invece i Giubilei: quello straordinario sulla misericordia del 2016 e quello annunciato per il 2025, che avrà per tema “Pellegrini di speranza”.

Chi spera non sarà mai deluso 

Ed è dunque la speranza che ci accompagna verso un nuovo anno con Francesco, l’undicesimo di Pontificato: questa virtù teologale umile e nascosta si rivela in realtà come la più forte perché radicata nella fede e sostenuta dalla carità. Chi spera non sarà mai deluso, dice il Papa, perché la speranza ha il volto del Signore Risorto.

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12 marzo 2023, 16:00