Il Papa: non stancarsi mai di costruire con i giovani l’Arsenale della Pace
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Il Sermig: “una specie di grande albero cresciuto a partire da un piccolo seme”. incontrando stamane, in Sala Clementina, circa 300 suoi membri che esorta a portare avanti il lavoro della pace, in un momento della storia in cui "i signori della guerra costringono tanti giovani a combattere i loro fratelli e sorelle". (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Non mero attivismo
A inizio udienza, ha rivolto al Papa alcune parole di saluto il fondatore Ernesto Olivero. In riferimento al piccolo seme, “così sono le realtà del Regno di Dio”, dice Francesco, ricordando come negli anni ’60 siano sorte nella Chiesa “diverse esperienze di servizio e di vita comunitaria, a partire dal Vangelo” e che molte di esse “sono cresciute cercando di corrispondere ai segni dei tempi”.
Il Sermig, Servizio Missionario Giovani, è una di queste. È nato a Torino da un gruppo di giovani; ma sarebbe meglio dire: da un gruppo di giovani insieme al Signore Gesù. Del resto, Lui lo disse chiaramente ai suoi discepoli: "Senza di me non potete fare nulla". Dai frutti si vede chiaramente che al Sermig non si è fatto mero attivismo, ma si è lasciato spazio a Lui: a Lui pregato, a Lui adorato, a Lui riconosciuto nei piccoli e nei poveri, a Lui accolto negli emarginati. Sempre Lui, guardando Lui.
L'Arsenale di Pace, frutto del sogno di Dio
Delle tante attività messe in campo dal Sermig, Papa Francesco richiama l'attenzione su una che, afferma, “in questo momento storico, risalta con una forza straordinaria” e con un messaggio “purtroppo drammaticamente attuale”. È l’Arsenale della Pace, sorto dalla trasformazione dell’Arsenale Militare di Torino. Francesco avverte che quest’opera “è un segno del Vangelo”, "frutto del sogno di Dio” e che non sono “i numeri che quantificano l’operazione”. E cita le parole del profeta Isaia:
Ecco il sogno di Dio, è questo: che lo Spirito Santo porta avanti nella storia attraverso il suo popolo fedele. Così è stato anche per voi: attraverso la fede e la buona volontà di Ernesto, di sua moglie e del primo gruppo del Sermig è diventato il sogno di tanti giovani. Un sogno che ha mosso braccia e gambe, ha animato i progetti, le azioni e si è concretizzato nella conversione di un arsenale di armi in un arsenale di pace.
Un luogo dove i giovani sperimentano la fraternità
L’incontro, il dialogo e l’accoglienza, prosegue Papa Francesco, sono le armi della pace che si costruiscono nell’Arsenale voluto dal Sermig dove i giovani possono imparare ad incontrare e a dialogare in netto contrasto con ciò che si vive altrove:
Mentre i signori della guerra costringono tanti giovani a combattere i loro fratelli e sorelle, ci vogliono luoghi in cui si possa sperimentare la fraternità. Ecco la parola: fraternità. Infatti il Sermig si chiama “fraternità della speranza”. Ma si può dire anche l’inverso, cioè “la speranza della fraternità”. Il sogno che anima i cuori degli amici del Sermig è la speranza, la speranza di un mondo fraterno. È il “sogno” che ho voluto rilanciare nella Chiesa e nel mondo attraverso l’Enciclica
Cantieri di pace e speranza aperti anche ai non credenti
Oltre all’Arsenale della Pace, il Servizio Missionario Giovani ha realizzato altri Arsenali in Brasile, in Giordania, a Pecetto Torinese, cantieri all’insegna della pace, della speranza, dell’incontro e dell’armonia, tutte realtà, osserva il Papa, che “si costruiscono solo con lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio”.
È Lui che crea la pace, la speranza, l’incontro, l’armonia. E i cantieri vanno avanti se chi ci lavora si lascia lavorare dentro dallo Spirito. Voi mi direte: e chi non crede?, e chi non è cristiano? Questo a noi può sembrare un problema, ma certo non lo è per Dio. Lui, il suo Spirito, parla al cuore di chiunque sappia ascoltare. Ogni uomo e donna di buona volontà può lavorare negli Arsenali della pace, della speranza, dell’incontro e dell’armonia.
Andate avanti tenendo acceso il fuoco di Gesù
Il Papa sottolinea tuttavia che “ci vuole qualcuno che abbia il cuore ben radicato nel Vangelo”, una comunità che tenga acceso per tutti il fuoco portato da Gesù. Conclude dunque con parole di gratitudine per l’incontro di oggi e soprattutto, afferma, “per la vostra testimonianza e il vostro impegno. Andate avanti!”
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