Artemide Zatti, "parente dei poveri": Francesco lo ha proclamato santo
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Artemide Zatti è il “primo santo salesiano non martire ad essere canonizzato”: vide “Gesù stesso negli orfani, nei malati e negli indigeni”, che trattava come fossero “suoi familiari”, ha sottolineato il rettore maggiore dei Salesiani di Don Bosco, don Ángel Fernández Artime nel corso di una speciale mattinata in Aula Paolo VI dedicata a questo testimone della fede in Cristo Risorto che viene elevato all’onore degli altari. ()
Salesiani, educatori del cuore
Era nato a Boretto in provincia di Reggio Emilia, migrante dall’Italia all’Argentina dove conobbe ed entrò nella realtà salesiana presente nei luoghi più difficili di Buenos Aires: “A Buenos Aires - ha ricordato giunti da tutto il mondo - non sono andati nel quartiere più importante, sono andati alla Boca, dov’erano i comunisti, i socialisti, i mangiapreti! Lì sono andati i salesiani”, “grandi educatori del cuore”.
Credetti, promisi, guarii
Motto della canonizzazione di Artemide Zatti è la frase “Credetti, Promisi, Guarii”, tratta dalla sue memorie. Malato di tubercolosi egli infatti credette alle parole del padre Evasio Garrone, il quale, vedendo peggiorare le sue condizioni, lo invitò a promettere a Maria Ausiliatrice di dedicarsi alla cura degli infermi e avrebbe ottenuto la guarigione. Così fu. Da allora Artemide si dedicò senza riserve ai fratelli malati e bisognosi, facendosi loro prossimo, sempre con il sorriso e instancabilmente unito a Dio nella preghiera.
Il camice e la bicicletta
L’ospedale è il luogo in cui si manifesta la santità di quest’uomo, con il camice bianco e il borsello delle medicine, con il rosario in mano e nell’altra il manubrio della bicicletta. Nei malati, “frontiera della sua missione”, visitati giorno e notte, vede il Signore e servendoli, sa di onorare il Padre.
Ospedali, Locande del Padre
Papa Francesco ha sottolineato le origini povere della famiglia di Artemide. I Zatti, a differenza di altri migranti giunti in Argentina che presi dal lavoro e dai problemi spesso perdevano i valori della fede, fecero eccezione. Egli “crebbe in un ottimo ambiente cristiano e a Bahìa Blanca, grazie alla guida del padre Carlo Cavalli, maturò la scelta per la vita salesiana”. “Fu parente di tutti i poveri”, ha evidenziato ancora il Pontefice: “Gli ospedali di San Josè e di Sant’Isidro” a Viedma e nella regione del Rio Negro, grazie a lui divennero luoghi di irradiazione dell’amore di Dio:
In quel fazzoletto di terra patagonica, dove scorre la vita del nostro Beato, è stata riscritta una pagina del Vangelo: il Buon Samaritano ha trovato in lui cuore, mani e passione, anzitutto per i piccoli, i poveri, i peccatori, gli ultimi. Così un ospedale è diventato la “Locanda del Padre”, segno di una Chiesa che vuole essere ricca di doni di umanità e di Grazia, dimora del comandamento dell’amore di Dio e del fratello, luogo di salute quale pegno di salvezza.
Uomo di comunione
Zatti infatti, ha proseguito il Vescovo di Roma, “viveva la donazione totale di sé a Dio e la consacrazione di tutte le sue forze al bene del prossimo” in “profonda unione con il Signore: la preghiera costante, l’adorazione eucaristica prolungata, la preghiera del rosario”. Artemide è poi “uomo di comunione”, sa lavorare con gli altri e “con il suo esempio e il suo consiglio forma le persone, plasma le coscienze, converte i cuori”.
Tutto per i poveri
Francesco ha quindi messo in luce il valore di Artemide Zatti come “salesiano coadiutore”: sapeva infatti che si può servire Dio sia come sacerdote che come coadiutore, una cosa infatti vale per Dio quanto l’altra, purchè la si faccia con vocazione e amore. La salute “riavuta” dopo la guarigione fu per questo nuovo santo una conferma che la vita non fosse più “sua proprietà”, ma fosse “tutta per i poveri”. Infine il Pontefice ha condiviso con i partecipanti all’udienza un ricordo personale:
Quando ero Provinciale dei Gesuiti dell’Argentina, conobbi la vicenda di Artemide Zatti, ne lessi la biografia e affidai a lui la richiesta al Signore di sante vocazioni alla vita consacrata laicale per la Compagnia di Gesù. Da quando cominciammo a pregare per sua intercessione, aumentarono sensibilmente i coadiutori giovani; ed erano perseveranti e molto impegnati. E così ho reso testimonianza di questa grazia che abbiamo ricevuto.
Il carisma dei fratelli
Una conferma dell’importanza della vocazione dei “fratelli” i quali, evidenzia Francesco, hanno un carisma speciale che si alimenta nella preghiera e nel lavoro. E fanno bene a tutto il corpo della Congregazione. Sono persone di pietà, sono allegri, lavoratori. In essi non si vedono “complessi di inferiorità” per il fatto di non essere sacerdoti, e non aspirano a diventare diaconi. Sono consapevoli della loro vocazione e la vogliono così”. Da qui l’appello a tutti i fratelli coadiutori:
Possiate anche voi essere sempre grati per il dono di questa chiamata, che rende una peculiare testimonianza di vita consacrata, e così proporla ai giovani come forma di vita evangelica al servizio dei piccoli e dei poveri.
aggiornamento 9 ottobre, ore 9.15
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