Il Papa: capire le cause di questa guerra mondiale e liberare i cuori dall'odio
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Liberare i cuori dell’odio. Guardando al conflitto in corso Papa Francesco suggerisce innanzitutto questa indicazione ai 19 gesuiti incontrati nella nunziatura apostolica di Nur-Sultan nel corso del Viaggio Apostolico in Kazakhstan. “Nelle guerre a soffrire è il popolo, la gente. Questo genera odio”, “chi fa la guerra dimentica l’’umanità”, dice il Pontefice nel colloquio pubblicato oggi integralmente sul sito de , in un articolo a firma del direttore della rivista padre Antonio Spadaro.
Errore pensare ci siano buoni e cattivi
“Credo sia un errore pensare che sia un film di cowboy dove ci sono buoni e cattivi”. Il Pontefice non ha dubbi: “questa è una guerra mondiale”. “Bisogna indagare la dinamica che ha sviluppato il conflitto”, aggiunge riferendosi innanzitutto ai “fattori internazionali che hanno contribuito a provocare la guerra”.
Imperialismi in conflitto
Il Vescovo di Roma ricorda la visita in Vaticano nel dicembre scorso, alla vigilia dello scoppio del conflitto, di un capo di Stato che si era detto molto preoccupato “perché la Nato era andata ad abbaiare alle porte della Russia senza capire che i russi sono imperiali e temono l’insicurezza ai confini”. Sulle cause di questa guerra, è la considerazione di Francesco, “non si può essere semplicisti”: “io vedo imperialismi in conflitto. E, quando si sentono minacciati e in decadenza, gli imperialismi reagiscono pensando che la soluzione sia scatenare una guerra per rifarsi, e anche per vendere e provare le armi”.
Visita in Ucraina, non in questo momento
“Dal primo giorno fino a ieri ho parlato costantemente di questo conflitto, facendo riferimento alle sofferenze dell’Ucraina”, ricorda ai gesuiti della Regione Russa e cita la sua visita all’Ambasciata Russa, “inusuale” per un Papa, ma animata dal desiderio di poter parlare con il presidente Putin e aprire “una piccola finestra di dialogo”; i colloqui telefonici con il presidente Zelensky; le missioni in Ucraina dei cardinali Czerny e Krajewski o di monsignor Gallagher; il suo impegno in favore dei prigionieri ucraini. “Anche io avevo in mente di poter andare”, spiega ancora una volta. “Mi sembra che la volontà di Dio sia di non andare in questo preciso momento; vediamo poi in seguito, però”.
Gente comune è vittima della guerra
“Ho definito l’invasione dell’Ucraina una aggressione inaccettabile, ripugnante, insensata, barbara, sacrilega”, precisa. “La gente comune”, ribadisce, “è la vera vittima che paga sulla propria pelle le follie della guerra”. “Ho fatto riferimento a quella ragazza che è saltata in aria”, aggiunge in relazione alle parole pronunciate all’indomani dell’attentato a Darya Dugina, figlia dell'ideologo di Putin.
Il Papa non si arrabbia se frainteso
“A questo punto si è dimenticato tutto ciò che avevo detto fino a quel momento e si è prestata attenzione solamente a quel riferimento. Ma comprendo le reazioni della gente, perché sta soffrendo molto”. “Il Papa non si arrabbia se è frainteso, perché conosco bene la sofferenza che c’è alle spalle”. Ai membri della Compagnia di Gesù Francesco raccomanda: “a me non interessa che voi difendiate il Papa, ma che il popolo si senta accarezzato da voi che siete i fratelli del Papa”.
Stile di Dio è vicinanza
“La cosa da fare”, infatti, è dimostrare vicinanza”: “il popolo deve sentire che la Chiesa è vicina”. “Lo stile di Dio è la vicinanza”.
Tutte le voci della Chiesa
Eppure sollecitati da una domanda di Papa Francesco i gesuiti, presenti anche nella piccolissima Chiesa del Kirghizistan, ammettono che non sempre dalla periferia si avverte la vicinanza del Vaticano. Il Pontefice esorta dunque a “gridare”: “fatevi sentire! Se il bambino grida, alla fine la mamma da il latte! La Chiesa ha bisogno che si sentano tutte le voci, che si esprimano, e che lo facciano anche… in dialetto!”
Avvicinamento cattolici - ortodossi
Soddisfazione viene espressa dal Vescovo di Roma per la collaborazione nel campo delle disabilità tra i gesuiti e gli ortodossi: “credo ci sia un movimento di avvicinamento graduale tra cattolici e ortodossi”, “molto importante”. “C’è ancora preoccupazione per l’uniatismo. Ma io ho risposto che quella parola è già dimenticata. Bisogna tranquillizzarli, e questo aiuta”. “Dobbiamo lavorare insieme, pregare gli uni per gli altri superare i sospetti”.
Pregare “pulseando”
La preghiera deve essere il centro della vita di un gesuita. “Mi da consolazione quando un gesuita prega e ha fiducia nel Signore. Invece – puntualizza il Santo Padre – non mi da consolazione quando vedo che un gesuita è più «specialista» in questa o l’altra materia piuttosto che essere gesuita”. Anche ai seminaristi Francesco suggerisce di essere “ragazzi normali”, “normali anche nella preghiera”. “La preghiera che mi viene spontanea – confida – è l’invocazione «Guarda il tuo popolo, Signore!». La preghiera di intercessione”. Intercessione è “bussare al cuore del Signore” con parresia, chiarezza coraggio. Una preghiera insistente: “pregare pulseando”, “faccia a faccia”: “chiedere, chiedere, chiedere”.
Il coraggio delle mamme argentine
Il Papa argentino ricorda quindi la crudeltà della dittatura vissuta nel suo Paese di origine, “situazioni in cui si perdono i diritti, ma anche la sensibilità umana”. “Tante volte ho sentito bravi cattolici dire: «Se la meritano questi comunisti! Se la sono cercata!». È terribile - ammette - quando l’idea politica supera i valori religiosi”. Quindi ricorda leil coraggio delle mamme argentine “per lottare contro la dittatura e cercare i loro figli”.
Custodire la povertà
I gesuiti in Kazakhstan chiedono a Francesco cosa ha sentito quando è stato scelto come Papa: “accettando – è la risposta – ho compiuto il quarto voto di obbedienza”. Il Pontefice invita quindi a “custodire la povertà”. “Quando non c’è povertà, entrano tutti i mali”. Al termine dell’incontro – riferisce La Civiltà Cattolica – il Vescovo di Roma ha benedetto la prima pietra della nuova cattedrale che sarà costruita in Kirghizistan.
Ultimo aggiornamento alle ore 10 del 29 settembre 2022
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