Francesco chiede attenzione per il "pericolo mortale" che corre la Somalia
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Un pericolo mortale. Il Papa definisce così la situazione in cui si trovano le popolazioni della Somalia e di alcune parti degli Stati limitrofi a causa della crisi umanitaria inasprita, in questi giorni, da una siccità che non ha uguali in questo secolo. Da Francesco l'invito, al termine dell'Angelus, a rispondere in modo efficace a questa emergenza:
Desidero attirare l’attenzione sulla grave crisi umanitaria che colpisce la Somalia e alcune zone dei Paesi limitrofi. Le popolazioni di questa regione, che già vivono in condizioni molto precarie, si trovano ora in pericolo mortale a causa della siccità. Auspico che la solidarietà internazionale possa rispondere efficacemente a tale emergenza.
Il Papa sottolinea poi l'importanza di non distogliere lo sguardo dal dramma che stanno vivendo queste persone:
Purtroppo la guerra distoglie l’attenzione e le risorse, ma questi sono gli obiettivi che esigono il massimo impegno: la lotta alla fame, la salute, l’istruzione.
Siccità record
Una siccità senza precedenti sta colpendo la Somalia. Le temperature record di questo periodo stanno aggravando un problema da sempre esistito nella regione del Corno d’Africa e in altre zone del continente africano, ma che ora si presenta con una gravità mai registrata prima. L’allarme è stato lanciato dall'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr) e dal Consiglio norvegese per i rifugiati (Nrc). Dall’inizio dell’anno circa un milione di persone ha lasciato la propria casa. Negli ultimi 40 anni non si era mai verificato un fenomeno di tale entità, che colpisce anche Etiopia e Kenya. La gravità della situazione somala viene confermata, nell’intervista a Radio Vaticana – Pope, da monsignor Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio e vescovo di Gibuti. Il presule sottolinea come a rendere difficili gli interventi contribuisca anche la situazione politica della Somalia: un governo debole e diverse parti del Paese nelle mani di gruppi armati, come gli Al-Shabaab.
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