Francesco, al servizio della pace
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Chi fa la guerra dimentica l’umanità. In sei mesi di conflitto in Ucraina sono stati incessanti gli appelli di Papa Francesco per la pace e per scongiurare il rischio di una catastrofe globale.
Una sconfitta per tutti
Il Pontefice non ha mancato occasione per ricordare al mondo, con uno sguardo che si estende oltre la contingenza dei confini geografici in cui si combatte, che “ogni guerra rappresenta una sconfitta per tutti” ( ), esortando a rovesciare la prospettiva e quindi “a sconfiggere la guerra” (). “La nostra fantasia”, ha detto, “appare sempre più concentrata sulla rappresentazione di una catastrofe finale che ci estinguerà. Quello che succede con un’eventuale guerra atomica” (). “Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolirla”, ripudiarla, “cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia”. “Che vittoria sarà – si è chiesto - quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie?” ( ). “”.
Un atto sacrilego
La guerra è infatti un insensato “luogo di morte dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono”. È che non ha giustificazioni – ha osservato pensando ai tanti bambini sfollati dall’inizio del conflitto – “non devasta solo il presente, ma anche l’avvenire di una società. Vuol dire distruggere il futuro, provocare traumi drammatici nei più piccoli e innocenti tra di noi”. Un atto , bestiale, e : contrario cioè alla “sacralità della vita umana, soprattutto la vita umana indifesa, che va rispettata e protetta, non eliminata, e che viene prima di qualsiasi strategia!” ( )
Il sogno e l’incubo
“Dio infatti è solo Dio della pace, non della guerra” e “sta con gli operatori di pace” (), continua a ribadire Francesco: “chi appoggia la violenza ne profana il nome” (), nega il “sogno di Dio sull’umanità realizzatosi a Pentecoste, giorno in cui popoli di lingue diverse si incontrano e si capiscono. Al contrario la guerra è “un incubo” in cui “popoli si scontrano, si uccidono e la gente, “anziché avvicinarsi, viene allontanata dalle proprie case” ( ).
Mai abituarsi alla guerra
Con il pensiero rivolto oltre l’Europa, ai conflitti dimenticati in Siria, Yemen o Myanmar, per citare solo alcuni tasselli della “, il Pontefice ha più volte richiamato a non considerare mai nessun conflitto armato come . Occorre infatti contrastare con ogni forza il , o addirittura dimenticare la “” di quanto accade in Ucraina, o altrove, e “”: “lo sdegno di oggi”, è stata l’esortazione, va convertito “nell’impegno di domani. Perché, se da questa vicenda usciremo come prima, saremo in qualche modo tutti colpevoli”.
Figli di un solo Padre
“Il Padre di tutti, non solo di qualcuno”, infatti “ci vuole fratelli e non nemici”. La guerra invece richiama “lo spirito di Caino” che uccise il fratello Abele. “L’umanità è testarda”, ripete errori ed orrori del passato, ha constatato il Pontefice: “siamo innamorati delle guerre, dello spirito di Caino, di uccidere, invece che dello spirito di pace”. (). “Chi persegue i propri scopi a danno degli altri”, ha detto il Vescovo di Roma poche settimane prima dell’inizio del conflitto invitando ad una giornata di preghiera per la pace il 26 gennaio 2022, “disprezza la propria vocazione di uomo, perché tutti siamo stati creati fratelli” ( ).
Preghiera incessante
Prima ancora dell’accelerazione dell’escalation di violenza, quando le forze armate della Federazione Russa hanno invaso il territorio ucraino, Francesco ha chiesto senza sosta un’inversione di marcia, indicando nell’insegnamento di Gesù la risposta all’insensatezza diabolica della violenza (): il ha aperto la Quaresima nel segno del digiuno e della preghiera per la pace in Ucraina invitando tutti a non distogliere lo sguardo e la speranza dal Dio della riconciliazione con l’intercessione di Maria, Regina della Pace: “Non smettiamo di pregare, anzi preghiamo più intensamente!” perché “il Signore apra vie di dialogo che gli uomini non vogliono o non riescono a trovare”, ha ammonito nella convinzione che “la pace nel mondo inizia sempre con la nostra conversione personale, alla sequela di Cristo” ( ).
Consacrati alla Regina della pace
Al Cuore Immacolato di Maria, Francesco il 25 marzo, nel giorno dell’Annunciazione, , in special modo la Russia e l’Ucraina, implorando una concordia duratura tra le nazioni sotto il manto della Madre comune: “Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare”. “Continuiamo, per favore, a pregare ogni giorno il Rosario per la pace. E preghiamo per i responsabili delle Nazioni, perché non perdano ‘il fiuto della gente’, che vuole la pace e sa bene che le armi non la portano, mai” ().
Il rischio della rovina
Con dolore nel cuore di fronte a scenari sempre più allarmanti il Pontefice ha esortato i leader politici ad un “”: “Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale”. Constatando l’impotenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite ( ) e nella convinzione che “ogni singolo giorno di guerra peggiori la situazione per tutti”, ha quindi chiesto che “agli interessi di parte siano anteposte iniziative politiche e azioni al servizio della fratellanza umana con un accorato appello: “”
“Un “serio dialogo” è infatti secondo il Vescovo di Roma l’unica soluzione e “le armi non sono la strada”. Mai. (): “Se si guardasse la realtà obiettivamente, considerando i danni che ogni giorno di guerra porta a quella popolazione ma anche al mondo intero, l’unica cosa ragionevole sarebbe fermarsi e negoziare” ().
La logica diabolica delle armi
Da qui il monito: “Si mettano in atto vere e concrete trattative per un cessate il fuoco e per una soluzione sostenibile. Si ascolti il grido disperato della gente che soffre, ”. La guerra infatti non è mai dalla parte dell’uomo: “non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla . E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra”.
Negoziato e bene comune
Ogni crisi può trasformarsi in un’opportunità prima che sia troppo tardi e quella ucraina, secondo il Pontefice “può ancora diventare, una sfida per statisti saggi, capaci di costruire nel dialogo un mondo migliore per le nuove generazioni. Con l’aiuto di Dio, questo è sempre possibile! Ma bisogna passare dalle strategie di potere politico, economico e militare a un progetto di pace globale: no a un mondo diviso tra potenze in conflitto; sì a un mondo unito tra popoli e civiltà che si rispettano” ().
Accanto alle vittime
Costanti il richiamo a favorire corridoi umanitari sicuri e a mettere in campo azioni di aiuto nei confronti della popolazione martoriata dalle bombe, di quanti, ad appena tremila chilometri da Roma, sono “” e fuggono dalle violenze, in special modo bambini e anziani, vittime inermi della superbia e dell’egoismo. Con la stessa premura Francesco non ha mai mancato di di buona volontà che hanno aperto le porte ai profughi nei quali, ha ricordato, : “Non stanchiamoci di accogliere con generosità, come si sta facendo: non solo ora, nell’emergenza, ma anche nelle settimane e nei mesi che verranno”. “Pensiamo a queste donne, a questi bambini che con il tempo, senza lavoro, separate dai loro mariti, saranno cercate dagli “avvoltoi” della società. Proteggiamoli, per favore”.
A servizio della pace
Speranza, angoscia e preoccupazione sono i sentimenti che il Pontefice ha confidato di condividere con ogni persona dallo scorso febbraio. Non è mai stato solo lo sguardo partecipe ed empatico di uno spettatore: fin dal primo momento infatti si è fatto prossimo con chi ogni giorno rischia di cadere vittima della ferocia della guerra e ha tentato ogni strada per raggiungere il cuore di chi può ancora invertire la rotta. Ha fatto subito visita all’ambasciatore russo a Roma; ha avuto colloqui telefonici con il presidente ucraino Zelensky; ha ringraziato più volte i giornalisti che, inviati sul campo per garantire l’informazione, mettono a rischio la propria vita; ha incoraggiato e salutato con favore come segno di speranza la recente partenza dai porti ucraini delle prime navi cariche di cereali.
Una sollecitudine che si è esplicitata nell’impegno fattivo della Santa Sede ad adoperarsi senza riserva per mettersi al servizio della pace, con l’invio in Ucraina nel marzo scorso dei cardinali Krajewski e Czerny, rispettivamente Elemosiniere e Prefetto del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale e a maggio di monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per i rapporti con gli Stati. Il Vescovo di Roma non lo ha mai nascosto: nell’intimo coltiva il vivo desiderio di “aprire una porta”, di recarsi nelle zone coinvolte dal conflitto prima a Mosca e poi a Kiev: “”, “”. “Per servire la causa della pace”.
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