Strage in una chiesa cattolica in Nigeria, il dolore del Papa
Salvatore Cernuzio e Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Pentecoste di sangue in Nigeria, dove uomini armati di fucili hanno aperto il fuoco contro i fedeli dentro una chiesa cattolica nel Sud Ovest del Paese, uccidendo diverse persone, tra cui molti bambini, che celebravano la Solennità. Secondo una prima ricostruzione, il commando avrebbe anche fatto uso di esplosivi sul finire della Messa. L’attacco è avvenuto nella chiesa di San Francesco Saverio a Owo, nello Stato di Ondo, finora uno dei più pacifici del Paese.
Il cordoglio del Papa
Al dolore generale, "mentre si chiariscono i dettagli dell'accaduto", si è unito anche il Papa, come informa la Sala Stampa della Santa Sede. “Papa Francesco prega per le vittime e per il Paese, dolorosamente colpiti in un momento di festa, e affida entrambi al Signore, perché invii il Suo Spirito a consolarli”, riferisce il portavoce Matteo Bruni.
Oltre 40 le vittime, timore per i feriti
Secondo fonti locali, le vittime sarebbero oltre quaranta. La paura adesso è per i feriti che, seppur immediatamente soccorsi e trasportati in ospedale, rischiano di non sopravvivere a causa delle profonde lesioni riportate, considerando anche la scarsità dei mezzi sanitari. Medici del luogo, citati dalle agenzie internazionali, riferiscono che molte persone sono giunte in ospedale già privi di vita. In queste ore circolano anche appelli per le donazioni di sangue, soprattutto tramite le reti sociali.
Il vescovo invita alla calma
Nello shock generale, il timore è “che ci siano molti altri morti, molti altri feriti e che la Chiesa sia stata violata”, afferma in un comunicato padre Augustine Ikwu, direttore delle comunicazioni sociali della Diocesi di Ondo, che smentisce la notizia circolata nei primi minuti del rapimento di alcuni fedeli, incluso il parroco. “I sacerdoti sono al sicuro”, spiega. Anche il vescovo della Diocesi, monsignor Jude Ayodeji Arogundade, "è con loro in questo momento difficile”. Proprio il vescovo chiede in questi attimi di terrore “di mantenere la calma, di rispettare la legge e di pregare perché la pace e la normalità tornino” nella comunità e in tutto il Paese.
In preghiera per le vittime e le famiglie
“L’identità dei colpevoli rimane sconosciuta, mentre la situazione ha lasciato la comunità devastata. Tuttavia, per il momento, le agenzie di sicurezza sono state dispiegate nella comunità per gestire la situazione”, informa ancora padre Ikwu. Invoca quindi “l’intervento di Dio” perché ristabilisca “la pace e la tranquillità” in tutta la Nigeria. “Ci rivolgiamo a Dio per consolare le famiglie di coloro che hanno perso la vita in questo angosciante attacco e preghiamo perché le anime defunte riposino in pace”.
La condanna del presidente
Intanto è giunta la condanna dell'attacco da parte del presidente nigeriano Muhammadu Buhari. In una dichiarazione rilasciata dal portavoce, Buhari ha affermato che gli assalitori sono attesi da un dolore eterno sia sulla terra che nell’aldilà. Esprimendo le condoglianze alle famiglie delle vittime e alla Chiesa cattolica, il capo di Stato ha incaricato le agenzie di emergenza di entrare in azione e prestare soccorso ai feriti. “Questo Paese – si legge nella dichiarazione del presidente - non si arrenderà mai al male e ai malvagi, e le tenebre non vinceranno mai la luce”.
Vittime di una violenza inconcepibile
Quanto avvenuto oggi in Nigeria ha radici lontane. Da quasi 20 anni gruppi estremisti e terrorstici commettono attentati nei confronti di cristiani e musulmani moderati. L'episodio si inserisce in un contesto sociale molto particolare. Nell'intervista a Radio Vaticana - Pope, Alessandro Monteduro, direttore della fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, spiega il contesto sociale, politico ed economico alla base di questo ed altri eventi del genere.
Sarebbe un'analisi miope - afferma Monteduro - dire che in Nigeria è in corso una strategia anticristiana. Delle medesime violenze sono stati vittime anche rappresentanti e comunità islamiche. Su questa linea il commento del cardinale OLuferni Onayekan, che, in una nostra intervista di qualche mese fa, ha affermato: "Non sono d’accordo quando si interpreta la nostra situazione come una persecuzione di cristiani da parte dei musulmani. Questa non è la realtà. Per me l’unico modo per superare questa situazione è trovare un governo che ci aiuti a ricostruire la nostra unità e la coesistenza nazionale. Naturalmente abbiamo anche bisogno della preghiera. Io prego per tutti i miei confratelli cattolici e cristiani, e prego anche per tutti i miei concittadini musulmani che sono in mano ai terroristi da anni. Prima ritroviamo un Paese stabile per tutti, meglio sarà anche per noi cristiani". Quello che possiamo e dobbiamo fare, oltre ad essere vicini con la preghiera alla sofferenza dei nostri fratelli, conclude il direttore Monteduro, è mobilitare iniziative che spingano le autorità nigeriane ad assumere iniziative concrete per frenare il fenomeno del terrorismo che sta mettendo in ginocchio tutte le comunità in un Paese di oltre 200 milioni di abitanti.
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