Francesco: Dio piange per le vittime della guerra in Ucraina
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Maria ci insegna a non avere vergogna delle lacrime, perché piangere vuol dire “aprirsi al Padre e ai fratelli”, lasciarsi intenerire, “commuovere dalle ferite di chi incontriamo lungo il cammino; saper condividere, saper accogliere, saper gioire”. E le lacrime di Maria “sono anche segno del pianto di Dio per le vittime della guerra che sta distruggendo non solo l’Ucraina”, ma tutti i popoli coinvolti, “il popolo vincitore” come “il popolo sconfitto” e anche “chi la guarda”. ì ai quasi tremila rappresentanti della comunità pastorale del Santuario della Madonna delle Lacrime di Treviglio, nel milanese, incontrati in Aula Paolo VI, e confida loro di essere certo che la Madre ha accolto la supplica affidata al suo Cuore immacolato “e intercede per la pace, lei che è la Regina della Pace”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
I 500 anni del miracolo delle lacrime sul quadro della Vergine
La comunità ha chiesto di incontrare il Papa nell’ambito delle celebrazioni per i cinquecento anni del miracolo della lacrimazione di un’immagine della Vergine col Bambino, conservata nel convento delle agostiniane di Treviglio, i 28 febbraio 1522, mentre le truppe francesi del generale Lautrec stavano per attaccare il borgo. Il generale, devoto alla Madonna, depose elmo e spada seguito dai suoi soldati, e tolse l’assedio alla città, che si salvò dalla distruzione.
Le lacrime di dolore e di gioia di Gesù
Ai fedeli presenti in Aula Paolo VI, accompagnati dal parroco don Norberto Donghi e dall’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, Francesco ricorda gli altri santuari dedicati alla Vergine Maria che lacrima, da Siracusa a La Salette, in Francia. “Ma il vostro – sottolinea - è molto più antico”. E spiega, offrendo a tutti un’intensa meditazione sul pianto di Maria, che le lacrime della Madre “sono il riflesso delle lacrime di Gesù”. Che ha pianto, come ci riporta il Vangelo, sulla tomba dell’amico Lazzaro e davanti a Gerusalemme. In entrambi i casi ricorda il Pontefice “furono lacrime di dolore. Ma possiamo immaginare che Gesù abbia pianto anche di gioia, ad esempio quando vedeva i piccoli, gli umili del popolo accogliere con entusiasmo il Vangelo”.
Il pianto di Maria segno della compassione di Dio
E Maria, “la prima discepola”, ha seguito il Figlio “anche nella santità dei sentimenti, delle emozioni, anche nel riso e nel pianto”. Quindi, prosegue Papa Francesco, “sicuramente dai suoi occhi scesero lacrime di gioia quando diede alla luce Gesù” e “vide i pastori e i Magi prostrarsi davanti a Lui”. E pianse lacrime amare, alla fine, seguendolo nella via dolorosa “e mentre stava sotto la croce”. Le lacrime di Maria, chiarisce il Papa, “sono state trasformate dalla grazia di Cristo, come tutta la sua vita”. Perciò “quando Maria piange, le sue lacrime sono segno della compassione di Dio”.
Dio ha compassione per noi, sempre; e Dio vuole perdonarci. E vi ricordo una cosa: Dio perdona sempre! Sempre! Siamo noi a stancarci di chiedere il perdono. E per questo le lacrime della Madonna sono un segnale della compassione di Dio che con questa compassione ci perdona sempre; sono un segnale del dolore di Cristo per i nostri peccati, per il male che affligge l’umanità, specialmente i piccoli, e gli innocenti, che sono coloro che soffrono.
Ucraina: una guerra che sta distruggendo tutti
Francesco ricorda quindi il riferimento alla guerra in Ucraina fatto nel suo saluto dal parroco don Norberto:
Le lacrime di Maria sono anche segno del pianto di Dio per le vittime della guerra che sta distruggendo non solo l’Ucraina; siamo coraggiosi e diciamo la verità: sta distruggendo tutti i popoli coinvolti nella guerra. Tutti. Perché la guerra non solo distrugge il popolo sconfitto. No. Distrugge anche il vincitore; distrugge anche coloro che la guardano con notizie superficiali per vedere chi è il vincitore, chi è lo sconfitto. La guerra distrugge tutti. Attenti con questo.
Maria, Regina della Pace, ha accolto la nostra supplica
Al Cuore immacolato di Maria, ricorda il Pontefice, “abbiamo affidato la nostra supplica, e siamo certi che la Madre l’ha accolta e intercede per la pace, perché lei è la Regina della Pace”. E domani, sottolinea, “sarà la Domenica della Misericordia. E lei è la Madre della Misericordia. Sa cosa significa misericordia, perché ‘l’ha tolta’ da Dio”.
Piangere, chiedere perdono e aprirsi al Padre e ai fratelli
Ai trevigliesi Papa Francesco ricorda che “da cinque secoli la vostra terra è irrigata dalle lacrime di Maria; di generazione in generazione il vostro popolo è accompagnato dalla sua tenerezza materna”. Lei “vi insegna a non avere vergogna delle lacrime”: non “dobbiamo vergognarci di piangere” perché i santi “ci insegnano che le lacrime sono un dono, a volte una grazia, un pentimento, una liberazione del cuore”
Piangere vuol dire aprirsi, rompere il guscio di un io chiuso in sé stesso e aprirsi all’Amore che ci abbraccia, che sempre ci attende per perdonarci. Così è il cuore di Dio. Dio è in attesa; in attesa di che? Del perdono, di perdonarci. È un inquieto, è un incorreggibile: vuole perdonare, perdonare … Soltanto chiede che noi gli chiediamo il perdono. Aprirsi al Padre buono e anche aprirsi ai fratelli.
Imparare a piangere anche davanti ai drammi dello scarto
Piangere, prosegue il Papa, è “lasciarsi intenerire, lasciarsi commuovere dalle ferite di chi incontriamo lungo il cammino; saper condividere, saper accogliere, saper gioire con chi gioisce e piangere con chi piange”. E confida di credere che nel nostro tempo “abbiamo perso l’abitudine di piangere ‘bene’”. Perso “il pianto che viene dal cuore, il pianto vero come quello di Pietro quando si pentì, come quello della Madonna”.
La nostra civiltà, i nostri tempi, hanno perso il senso del pianto. E noi dobbiamo chiedere la grazia di piangere davanti alle cose che vediamo, davanti all’uso che si fa dell’umanità, non solo le guerre – ne ho parlato – ma lo scarto, i vecchi scartati, i bambini scartati anche prima di nascere … Tanti drammi di scarto; quello che è un povero lì e non ha da vivere è scartato, scartato. Le piazze, le strade piene di senza fissa dimora, le miserie del nostro tempo dovrebbero farci piangere e noi abbiamo bisogno di piangere.
Chiediamo la grazia di piangere. Tutti
C’è una Messa, ricorda Francesco, nella Liturgia cattolica per chiedere il dono delle lacrime. “Ma voi, che avete la Madonna ‘alla mano’”, chiedete questo dono.
E la preghiera di quella Messa dice così: “O Signore, Tu che hai fatto uscire dalla roccia l’acqua, fa’ che dalla roccia del mio cuore sgorgano le lacrime. Il cuore di roccia che ha dimenticato come si piange. Per favore chiediamo la grazia di piangere. Tutti.
Tenerezza, compassione, vicinanza. Lo stile di Dio
In conclusione, il Pontefice sottolinea che nel nome della comunità “Madonna delle Lacrime”, c’è tutta una pastorale: una pastorale della tenerezza, della compassione, della vicinanza.
Lo stile di Dio che è vicinanza, compassione e tenerezza. Questo è lo stile di Dio. C’è uno stile pastorale che riguarda tutti: i preti, i diaconi, i fedeli laici, i consacrati… Tutti vicini, compassionevoli e teneri. E tutte le età, tutte le stagioni della vita.
Tutti, è il suo ultimo invito “dobbiamo sempre imparare da Maria a seguire Gesù, a lasciare che il suo Spirito plasmi i nostri sentimenti, i nostri desideri, i nostri progetti e le nostre azioni secondo il cuore di Dio”.
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