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Il Papa: ci vuole audacia per costruire il cambiamento post-pandemia

Videomessaggio di Francesco ai partecipanti al Festival della dottrina sociale della Chiesa, in corso a Verona dal 25 al 28 novembre. La gratitudine del Pontefice per le “persone ordinarie” che “hanno scritto gli avvenimenti decisivi della nostra storia”. Messaggio dell'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby: "Poveri e vulnerabili degni di speciali cura e rispetto". Il presidente italiano Mattarella: "La pandemia è la sfida per costruire una società migliore"

Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano

Medici, infermieri, addetti ai supermercati e alle pulizie, badanti, volontari, religiosi. Davanti agli occhi di imprenditori, professionisti, economisti, esponenti di istituzioni e cultura che partecipano all’XI Festival della Dottrina sociale della Chiesa, al via oggi in presenza a Verona, Francesco pone l’esempio di queste “persone ordinarie” che, nel tempo segnato dalla pandemia, hanno sostenuto la storia di tutti e dimostrato che “nessuno si salva da solo”.

Nessuno si salva da solo

Proprio questo concetto – “nessuno si salva da solo” - ribadito a più riprese nelle fasi acute dell’emergenza sanitaria e poi messo nero su bianco nell’Enciclica Fratelli tutti, Francesco lo ripete nel videomessaggio con il quale apre il Festival che si terrà fino al 28 novembre e che vede al centro di dialoghi e riflessioni temi fondamentali come educazione, cultura, abitabilità, mobilità, lavoro, famiglia, salute e i problemi geopolitici che affliggono Paesi come Afghanistan, l’Iraq, la Siria, il Libano e il continente africano. “Audaci nella speranza - Creativi con coraggio” è il tema dell’evento che il Papa, nel filmato, auspica possa portare a “costruire il cambiamento, perché – dice - noi sappiamo che dalla crisi non si esce uguali: usciremo migliori o peggiori”.

L’audacia, la speranza, la creatività e il coraggio non sono sinonimi, ma rappresentano una connessione di intenti, di virtù, di aperture e di sguardi sulla realtà che fortificano l’animo umano. Ma non solo…

Vite intrecciate

Lo sguardo alla crisi generata dal Covid muove la riflessione del Pontefice: “La pandemia – afferma - ci ha permesso di recuperare e apprezzare tanti compagni e compagne di viaggio che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. Siamo stati capaci di riconoscere che le nostre vite sono intrecciate e sostenute da persone ordinarie che, senza dubbio, hanno scritto gli avvenimenti decisivi della nostra storia condivisa: medici, infermieri, infermiere, farmacisti, addetti ai supermercati, personale delle pulizie, badanti, trasportatori, uomini e donne che lavorano per fornire servizi essenziali e sicurezza, volontari, sacerdoti, religiose, e così via…”.

L'audacia di essere cristiani

L’opera compiuta da questi uomini e donne in un tempo sospeso che ha rivoluzionato abitudini e stili di vita richiama la parabola dei talenti raccontata nel Vangelo di Matteo, l’ultima parabola prima del testo in cui si dice che saremo giudicati sulla carità: “Così quello sui talenti sembra il discorso programmatico di Gesù proprio sull’audacia che è necessaria per essere cristiani”, osserva il Papa. “Contro ogni buonismo di facciata e contro ogni fatalismo, Gesù invita le folle a impiegare con coraggio i propri talenti. Non ha importanza quanti e quali siano i talenti di ciascuno. Gesù chiede di rischiare e di investirli per moltiplicarli”.

“Quando si resta ripiegati in sé stessi con il solo obiettivo di conservare l’esistente, per il Vangelo siamo perdenti: infatti sarà tolto anche quello che è rimasto. L’audacia, la speranza, la creatività e il coraggio sono parole che tratteggiano la spiritualità del cristiano”

Talenti messi a frutto

Ecco allora che la cura del medico così come l’assistenza di una badante, il servizio di un volontario come quello di un farmacista o di un addetto alle pulizie, sono esempi di “talenti messi a frutto…”. “Ecco la speranza che sostiene e indirizza la creatività con audacia e coraggio”, dice il Vescovo di Roma. E rinnova l’invito a “camminare nella speranza che è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l’orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa”.

La speranza, ho detto in altre occasioni, è “come buttare l’ancora all’altra riva”. È questa audacia che ispira azioni nuove, orienta le competenze, stimola l’impegno, dà vita alla vita.

“Chi spera, sa di essere parte di una storia costruita da altri e ricevuta in dono, proprio come nella parabola dei talenti. E sa anche che deve far fruttificare questo dono”, conclude Papa Francesco. Le ultime parole del suo videomessaggio sono rivolte quindi ai partecipanti al Festival, ai quali ricorda l’invito del fondatore dell'evento di Verona: “Continuate a impegnarvi seguendo la strada che don Adriano Vincenzi ha tracciato con voi per la conoscenza e la formazione alla dottrina sociale della Chiesa. Come recita lo slogan di questa edizione: Ovunque siete, costruite il cambiamento! Ovunque siete”.

Il messaggio dell'arcivescovo Welby 

Ai partecipanti è giunto anche il messaggio dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, che ricorda come quello attuale sia “un momento cruciale per l’umanità poiché affrontiamo così tanti problemi, immensi, non ultima la pandemia, che infuria ancora nel mondo, come pure la crisi climatica, presente nel nostro pensiero in modo speciale in questo momento”. “Queste sfide globali provocano i loro effetti peggiori su chi è già povero e vulnerabile. Loro sono degni della nostra speciale cura e del nostro rispetto”, ammonisce il primate anglicano, ricordando che “la dottrina sociale cristiana offre un prezioso tesoro che contiene ricchezze di luce per ispirare il nostro pensiero”. Il tema “Audaci nella speranza, creativi con coraggio” ci invita a “rimanere radicati in Cristo” ed è questo atto spirituale, secondo Welby, “l’atto politico e sociale più vigoroso che noi possiamo fare”. Perché “ci offre un nuovo modo di pensare e un nuovo modo di comportarci. Ci fonda in una vera speranza e ci riempie di coraggio perché noi abbiamo incontrato Cristo”.  

Il saluto del presidente della Repubblica Mattarella 

"Chiamati a far crescere la speranza e la fiducia nel futuro", dice invece nel suo messaggio il capo dello Stato italiano Sergio Mattarella, che invita a percorrere "con impegno e responsabilità" la "strada nuova" indicata dalla pandemia. L'emergenza sanitaria, infatti, è la sfida "per costruire una società migliore, più giusta, più resiliente e, insieme, più inclusiva". Mattarella sottolinea come le giornate del Festival della Dottrina sociale possono aiutare a trarre insegnamenti dalle esperienze di solidarietà che anche in pandemia si sono sviluppate. "È tempo di costruttori. I risultati non dipendono solo dalle istituzioni , ma da tutti i corpi sociali... I giovani sono i primi costruttori del futuro. La società non può fare a meno della loro energia e dei loro ideali".  

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25 novembre 2021, 19:00