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Il Papa: ripristinare la natura danneggiata significa recuperare noi stessi

Per il lancio, oggi, del Decennio delle Nazioni Unite sul ripristino dell'ecosistema, Francesco indirizza un Messaggio all’Onu, letto in un video dal cardinale Parolin: il degrado "è un chiaro risultato di una disfunzione economica”

Debora Donnini – Città del Vaticano

Con creatività e coraggio facciamo in modo di diventare una “generazione del Ripristino”. “Ripristinare la natura che abbiamo danneggiato”, infatti, significa in primo luogo, recuperare “noi stessi”. È l’esortazione del Papa rivolta in un letto in inglese, in un video, dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, e indirizzato a Inger Andersen, direttore esecutivo dell'UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, e a Qn Dongy, direttore generale della FAO. Lo sguardo è diretto alla Giornata Mondiale dell’Ambiente, che ricorre domani. Una celebrazione particolare, perché si svolge nell’anno in cui inizia il Decennio delle Nazioni Unite sul ripristino dell'ecosistema.

Poco tempo, non continuare con distruzione

“Ci resta poco tempo - gli scienziati dicono i prossimi dieci anni, il lasso di tempo di questo Decennio delle Nazioni Unite - per ripristinare l'ecosistema”. Da qui l’importanza di prendere impegni decennali intensificando gli sforzi per invertire il degrado degli ecosistemi, da troppo tempo sfruttati. “Rischiamo inondazioni, fame e gravi conseguenze per noi stessi e per le generazioni future” e, dunque, è necessario “prenderci cura gli uni degli altri e dei più deboli tra noi”. “Ingiusto e sconsiderato”, invece, continuare sulla strada della distruzione dell'uomo e della natura. “Questo ci direbbe una coscienza responsabile”, evidenzia ancora il Papa nel Messaggio.

Responsabili verso generazioni future

Bisogna, dunque, agire “con urgenza” per diventare amministratori sempre più responsabili anche verso le generazioni future: siamo tutti parte del “dono della creazione” come ricorda anche la Bibbia. Proprio questa interconnessione con il richiamo all’ecologia integrale è il filo conduttore del Messaggio di Francesco, in cui più volte si fa riferimento alla .

Tanti avvisi

Guardandosi attorno, si vede infatti crisi che porta a crisi, distruzione della natura, "una pandemia globale che sta causando la morte di milioni di persone".  Ma anche le ingiuste conseguenze di alcuni aspetti dei nostri attuali sistemi economici e di numerose catastrofiche crisi climatiche “che producono gravi effetti sulle società umane e perfino l'estinzione di massa di diverse specie”. Sono “tanti”, quindi, gli "avvertimenti" che spingono a prendere urgenti provvedimenti. Tra questi si può notare “il Covid-19 e il riscaldamento globale”. Concretamente si esprime, quindi, l’auspicio che la COP26 sui cambiamenti climatici, che si terrà a Glasgow il prossimo novembre, possa offrire le giuste risposte. Altro fronte importante su cui intervenire è, poi, appunto quello dei sistemi economici. Serve una revisione dell’attuale modello di sviluppo sottolineando il punto chiave che “il degrado dell'ecosistema è un chiaro risultato di una disfunzione economica”.

Speranza da rinnovato impegno

Nonostante la preoccupazione, c’è però speranza. Si può dirigere la tecnologia verso un progresso più sano. Si assiste, poi, a un nuovo impegno da parte di Stati, autorità e società civile, volto a promuovere l’ecologia integrale. Parola chiave, concetto “multidimensionale”, che “richiede una visione a lungo termine” mettendo anche in evidenza l'inscindibilità tra "preoccupazione per la giustizia naturale per i poveri, impegno per la società e pace interiore", si nota ancora nel Messaggio in cui il Papa interpella tutti alla responsabilità verso sé stessi, il nostro prossimo, il creato e il Creatore.

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04 giugno 2021, 15:50