Il cardinale Marx pubblica una lettera di dimissioni inviata al Papa
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
Parla di “fallimenti a livello personale” e di “errori amministrativi”, ma anche di “un fallimento istituzionale e sistematico” per la crisi degli abusi in Germania, il cardinale Reinhard Marx, in una lettera inviata a Papa Francesco in cui annuncia le dimissioni come arcivescovo di Monaco e Frisinga. Un comunicato dell’arcidiocesi tedesca, messo online sul sito ufficiale, informa che il Papa avrebbe autorizzato la pubblicazione della missiva. “Papa Francesco - si legge nella nota - ha informato il cardinale Marx che questa lettera poteva ora essere pubblicata e che il cardinale avrebbe continuato il suo servizio episcopale fino a quando non fosse stata presa una decisione”.
Un punto morto che potrebbe diventare punto di svolta
Nella lettera, il porporato, fino al 2020 presidente della Conferenza Episcopale tedesca, parte dalla situazione di crisi che la Chiesa tedesca sta attraversando. Crisi, dice, “causata anche dal nostro personale fallimento, per colpa nostra”: “Mi pare – e questa e? la mia impressione – di essere giunti ad un ‘punto morto’ che, pero?, potrebbe diventare anche un punto di svolta secondo la mia speranza pasquale”.
Corresponsabilità nella crisi degli abusi
Marx spiega di aver maturato la decisione delle dimissioni circa un anno fa. Nel comunicato che accompagna la pubblicazione, entra più nel dettaglio: “Nel corso degli ultimi mesi ho riflettuto ripetutamente alle eventuali dimissioni, mi sono interrogato e nella preghiera ho cercato di trovare nel dialogo spirituale, attraverso ‘il discernimento spirituale’, la giusta decisione da prendere”. Al Papa spiega che: “Sostanzialmente per me si tratta di assumersi la corresponsabilita? relativa alla catastrofe dell’abuso sessuale perpetrato dai rappresentanti della Chiesa negli ultimi decenni”. Proprio il porporato, nei mesi scorsi, si era rivolto allo studio Westpfahl Spilker Wastl – lo stesso studio incaricato per la prima indagine dei casi di pedofilia nell’Arcidiocesi di Colonia - per redigere un rapporto sugli abusi nella chiesa di Monaco e Frisinga, assicurando che non sarebbe voluto intervenire per influenzare i risultati finali. Lo scorso anno Marx aveva istituito nella sua diocesi la Fondazione di pubblica utilità “Spes et Salus” incaricata di offrire “guarigione e riconciliazione” a tutte le vittime di violenze sessuali. Il porporato aveva deciso di donare la maggior parte del suo patrimonio privato alla Fondazione.
Errori personali e amministrativi
Nella lettera al Pontefice diffusa oggi in diverse lingue, Marx fa riferimento a “indagini” e “perizie” degli ultimi dieci anni che, sottolinea, “mi dimostrano costantemente che ci sono stati sia dei fallimenti a livello personale che errori amministrativi, ma anche un fallimento istituzionale e sistematico”. Marx guarda anche alle polemiche e discussioni più recenti che, a suo parere, dimostrano che "alcuni nella Chiesa non vogliono accettare questo aspetto della corresponsabilità e con esso il concorso di colpa dell’Istituzione". Di conseguenza "assumono un atteggiamento ostile nei riguardi di qualsiasi dialogo di riforma e di rinnovamento in relazione alla crisi degli abusi sessuali".
Una riforma della Chiesa
Secondo il cardinale, “due sono gli elementi che non si possono perdere di vista: errori imputabili alle persone e il fallimento istituzionale che pongono alla Chiesa la sfida del cambiamento e della riforma”. Un “punto di svolta” per uscire dalla crisi potrebbe essere, a detta dell’arcivescovo, “unicamente quella della ‘via sinodale’, una via che davvero permette il ‘discernimento degli spiriti’”.
Scemata la stima nei confronti dei vescovi
Il porporato guarda al passato, ai suoi 42 anni come sacerdote e i 25 da vescovo, venti dei quali ordinario di una grande diocesi, e alla luce di questa lunga esperienza dice di avvertire con dolore “quanto sia scemata la stima nei confronti dei vescovi nella percezione ecclesiastica e secolare, anzi, probabilmente essa ha raggiunto il suo punto più basso”. Secondo il suo punto di vista, “non è sufficiente assumersi la responsabilità e reagire solamente nel momento in cui, sulla base di documentazione diversa, si riescano ad individuare i singoli responsabili con i loro errori e le loro omissioni; è necessario, piuttosto, chiarire che noi in quanto vescovi assumiamo la responsabilità anche per la Chiesa nel suo insieme".
“Trascuratezza e disinteresse per le vittime la più grande colpa del passato”
Marx dice di sentirsi "personalmente “colpevole e corresponsabile anche attraverso il silenzio, le omissioni e al troppo peso dato all'immagine dell’Istituzione”. “Soltanto dopo il 2002 - e in maniera più sostenuta a partire dal 2010 – sono stati individuati i responsabili degli abusi sessuali, e questo cambio di prospettiva non è ancora finito", afferma. "Il fatto di avere trascurato e ignorato le vittime è sicuramente la nostra più grande colpa del passato".
Un segnale per la ripartenza
“Abbiamo fallito”, ribadisce il cardinale Marx, spiegando che di questo “noi” di cui parla fa certamente parte egli stesso. Perciò si dimette, come “possibilità per esprimere la mia disponibilità ad assumermi delle responsabilità”, ed anche come “segnale personale per nuovi inizi, per una nuova ripartenza della Chiesa e non soltanto in Germania”.
“Voglio dimostrare che non e? l’incarico ad essere in primo piano, ma la missione del Vangelo. Anche questo fa parte della cura pastorale”, conclude, assicurando di continuare “con piacere” ad essere prete e vescovo e ad impegnarsi a livello pastorale “sempre e comunque”, anzi, intensificando il lavoro per un rinnovamento spirituale della Chiesa.
Incarichi
Reinhard Marx è dal 2013 membro del Consiglio dei Cardinali, istituito da Papa Francesco per coadiuvarlo nel governo della Chiesa universale e per studiare un progetto di revisione della Curia Romana. Nel 2014, sempre Papa Francesco lo ha nominato coordinatore del Consiglio per l’Economia. Nel 2012 era stato eletto come presidente della Conferenza Episcopale della Germania, incarico mantenuto fino al febbraio 2020, quando annunciò che non si sarebbe ricandidato per un ulteriore mandato durante l'assemblea generale di marzo.
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