Francesco: Dio si "contamina" con la nostra umanità e ci salva
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Il brano del Vangelo proposto dalla liturgia di questa domenica racconta un fatto sconvolgente e trasgressivo per la società del tempo: l’incontro ravvicinato tra un lebbroso e Gesù. Uno scandalo perché gli ammalati di lebbra erano considerati impuri ed erano totalmente esclusi dalla vita delle comunità. , recitato dalla finestra del Palazzo Apostolico su una piazza illuminata dal sole, ma investita dal clima rigido e ventoso di questi giorni, sottolinea la novità portata da Gesù. I lebbrosi “erano esclusi da ogni relazione umana, sociale e religiosa”, Gesù, invece, arriva addirittura a toccare quell’ammalato, qualcosa di impensabile. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Così, Egli realizza la Buona Notizia che annuncia: Dio si è fatto vicino alla nostra vita, ha compassione per le sorti dell’umanità ferita e viene ad abbattere ogni barriera che ci impedisce di vivere la relazione con Lui, con gli altri e con noi stessi. Si è fatto vicino... vicinanza. Ricordatevi bene quella parola: vicinanza. Compassione. Il Vangelo dice che Gesù vedendo il lebbroso, ne ebbe compassione, tenerezza. Tre parole che indicano lo stile di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza.
Il vero volto di Dio
Papa Francesco osserva che ci sono due trasgressioni in questo episodio: la prima è quella compiuta dal lebbroso che si avvicina a Gesù violando le prescrizioni della Legge.
La sua malattia era considerata un castigo divino, ma, in Gesù, Egli può vedere un altro volto di Dio: non il Dio che castiga, ma il Padre della compassione e dell’amore, che ci libera dal peccato e mai ci esclude dalla sua misericordia. Così quell’uomo può uscire dall’isolamento, perché in Gesù trova Dio che condivide il suo dolore.
Il gesto di Gesù attira quell'uomo e Francesco, a braccio, rivolge un pensiero ai tanti bravi sacerdoti che hanno "questo atteggiamento di attirare la gente, tanta gente che si sente niente", a causa del peccato, con tenerezza e compassione.
Bravi quei confessori che non sono con la frusta in mano, ma soltanto per ricevere, ascoltare, e dire che Dio è buono e che Dio perdona sempre, che Dio non si stanca di perdonare. A questi confessori misericordiosi chiedo oggi, a tutti voi, di fare un applauso, qui, in Piazza, tutti.
Gesù tocca le nostre ferite
La seconda trasgressione è quella di Gesù. Anche lui supera la Legge che proibiva il contatto con gli ammalati. Gesù si commuove e non solo parla con il lebbroso, ma stende la mano e lo tocca. "Qualcuno direbbe - commenta il Papa - ha peccato. Ha fatto quello che la legge vieta".
Toccare con amore significa stabilire una relazione, entrare in comunione, coinvolgersi nella vita dell’altro fino a condividerne anche le ferite. Con questo gesto, Gesù mostra che Dio che non è indifferente, non si tiene a “distanza di sicurezza”; anzi, si avvicina con compassione e tocca la nostra vita per risanarla con tenerezza. E' lo stile di Dio.
Dio si "contamina" con la nostra umanità
La lebbra, fa notare Francesco, è simbolo di tante altre malattie o condizioni che anche oggi tanti uomini e donne soffrono nel mondo, spesso discriminati a causa di pregiudizi sociali e a volte anche di natura religiosa. E ricorda un altro episodio riportato dal Vangelo, quello del dialogo tra Gesù e la peccatrice disprezzata da tutti. Quindi continua:
Ma a ciascuno di noi può capitare di sperimentare ferite, fallimenti, sofferenze, egoismi che ci chiudono a Dio e agli altri, perchè il peccato ci chiude in noi stessi, per vergogna, per umiliazioni, ma Dio vuole aprire il cuore. Dinanzi a tutto questo, Gesù ci annuncia che Dio non è un’idea o una dottrina astratta, ma Dio è Colui che si 'contamina' con la nostra umanità ferita e non ha paura di venire a contatto con le nostre piaghe. "Ma padre, cosa sta dicendo? Che Dio si contamina?". Non lo dico io, lo ha detto San Paolo: si è fatto peccato.
Uscire dall'isolamento e superare le paure
Papa Francesco osserva che spesso noi ci sentiamo costretti a nascondere il nostro dolore e indossiamo una maschera di fronte agli altri oppure, per diversi motivi, non vogliamo coinvolgerci troppo nel dolore degli altri. Sull’esempio del brano evangelico di oggi, il Papa invita tutti a chiedere, invece, a Dio la grazia di vivere le due trasgressioni indicate.
Quella del lebbroso, perché abbiamo il coraggio di uscire dal nostro isolamento e, invece di restare lì a commiserarci o a piangere i nostri fallimenti e le lamentele, invece di questo andiamo da Gesù così come siamo. "Signore io sono così". Sentiremo quell'abbraccio, quell'abbraccio di Gesù tanto bello. E poi la trasgressione di Gesù: un amore che fa andare oltre le convenzioni, che fa superare i pregiudizi e la paura di mescolarci con la vita dell’altro. Impariamo ad essere trasgressori, come questi due: come il lebbroso e come Gesù.
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