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Giuseppe Dalla Torre (a destra) con Papa Francesco nel 2017 Giuseppe Dalla Torre (a destra) con Papa Francesco nel 2017 

Dalla Torre, il Papa: stimato uomo di cultura e luminoso testimone di fede

Nel giorno delle esequie, Francesco ricorda con “animo grato” in un telegramma le qualità cristiane e professionali dell’ex rettore della Lumsa e presidente del Tribunale vaticano, scomparso il 3 dicembre a 77 anni, colpito dal Covid-19. Nell’omelia del funerale, il cardinale Parolin definisce l’”amico Giuseppe” uomo “buono, umile e saggio” e “vero discepolo di Gesù”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Illustre giurista, stimato uomo di cultura e fedele collaboratore della Santa Sede”, ma soprattutto uomo capace di una “luminosa testimonianza cristiana” e “solerte dedizione” nei suoi compiti di “apprezzato docente, presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano e infaticabile rettore della Libera Università Santa Maria Assunta (Lumsa)”. Così Papa Francesco, in un telegramma firmato dal segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, ricorda la figura di Giuseppe Dalla Torre Del Tempio di Sanguinetto, deceduto il 3 dicembre a 77 anni, colpito dal Covid-19.

"Vicinanza spirituale" alla famiglia 

Il Papa, informato della scomparsa del “caro” professore, manifesta la sua “vicinanza spirituale” alla moglie Nicoletta e alla figlia Paola, e ricorda con “animo grato” le sue qualità di cristiano e professionista. Il cardinale Parolin aggiunge il suo cordoglio personale, espresso anche poco prima della diffusione del telegramma, datato 3 dicembre, nell’omelia delle esequie presiedute nella Basilica Vaticana, all’altare della Cattedra.

Parolin: "uomo buono, umile e saggio"

Un’omelia intensa e appassionata, per l’ultimo saluto terreno all’ “amico Giuseppe” che “ci manca moltissimo”, dice il porporato di origini vicentine, che definisce Dalla Torre “uomo buono, umile e saggio”, “vero discepolo di Gesù” che, “non diversamente da Giovanni Battista, ha speso l’intera vita sua ‘rendendo testimonianza alla luce’ e facendosi instancabile messaggero dei valori spirituali, morali ed umani del suo Vangelo, dedicandosi a far maturare nel cuore di ognuno, e soprattutto dei giovani,  la ricerca del vero, del bello e del buono, cioè l’amore per le cose ‘di lassù’“.

La pandemia ci ha reso più consapevoli della nostra fragilità

“Nelle nostre vite si è aperto un vuoto”, prosegue il segretario di Stato, ma “al di sopra di tutto c’è l’amore di Gesù Cristo”, che “dà senso e pienezza alla nostra fragile esistenza”, esposta a una vulnerabilità “di cui siamo diventati più consapevoli – e voglia Dio che non perdiamo più questa consapevolezza! – anche attraverso l’esperienza traumatica e dolorosa della pandemia che stiamo vivendo”.

Ha condiviso "i tesori di cultura, sapienza e fede" ricevuti

Giuseppe Dalla Torre, chiarisce il cardinale Parolin, “sull’esempio di Gesù, non ha considerato sua unica proprietà i tesori di cultura, di sapienza e di fede che gli erano stati donati”, ma li ha condivisi con i suoi amici, i suoi fratelli e sorelle, trasformandoli “in cibo di vita da condividere, in uno spirito di servizio che lo ha reso ‘servo’ di tutti, dei piccoli come dei grandi”.

Con una “fede forte”, ha superato momenti dolorosi

Ricordando la “vasta e poliedrica attività” del professore, il porporato sottolinea poi che “è sempre stata sostenuta, oltre che dalla sua brillante intelligenza e dal suo rigore scientifico, anche da una fede vissuta con profondo e sincero attaccamento alla persona del Signore Gesù e al suo Vangelo di salvezza”.  Una fede “forte e adamantina”, come il Tribunale vaticano ha scritto nel necrologio, che gli ha permesso “di superare momenti dolorosi e difficili nella vicenda umana sua” e della sua famiglia. Egli ha vissuto questi momenti, e qui Parolin cita il successore di Dalla Torre nel rettorato della Lumsa, Francesco Bonini “da uomo buono: ci si poteva specchiare nel suo sguardo limpido e sereno”.

L’inziale titubanza nell’accettare il rettorato della Lumsa

Delle funzioni svolte da Giuseppe Dalla Torre, “fedele e devoto servitore della sede apostolica e dei sommi pontefici”, il segretario di Stato vaticano ricorda innanzitutto il rettorato della Libera Università Maria Assunta (Lumsa), dal 1991 al 2014, che sotta la sua guida “ha acquistato una significativa centralità culturale nella città di Roma”, che “prima non possedeva”. E sottolinea che quando venne chiamato a Roma dall’Università di Bologna, accettò “con iniziale titubanza”, chiedendosi se fosse bene “che uno dei pochi cattolici presenti nella superlaica Università più antica del mondo, abbandoni la propria posizione”.  E aggiungeva: “Non è forse vigliaccheria, o borghese ricerca del quieto vivere, cercare un asilo in un ambiente accademico la cui tendenza cattolica coincide con le proprie convinzioni?”. 

Giuseppe Dalla Torre nella sua funzione di presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano
Giuseppe Dalla Torre nella sua funzione di presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano

Ha realizzato la missione del fedele laico nel mondo

Parole che per il cardinale Parolin fanno emergere “la sua percezione del compito del fedele laico nel mondo”, cioè il vivere “implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale”, cercando il regno di Dio, trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio, come recita la costituzione del Concilio Lumen Gentium. “Una vocazione e una missione - commenta il porporato - di cui abbiamo particolare e impellente bisogno nel mondo di oggi”.  Per la realizzazione di quella “animazione cristiana dell’ordine temporale” che è il filo rosso “di una Chiesa finalmente entrata nella modernità, di cui accetta le sfide senza contrapporsi ad essa”.

La tradizione di famiglia, 4 generazioni al servizio dei Papi

Continuando ”la più che centenaria tradizione della propria nobile famiglia che per 4 generazioni , come ha scritto nel recente libro ‘I Papi di famiglia’, ha avuto modo di collaborare, in maniera diversa, ma sempre con il medesimo impegno ideale, quasi “vocazionale” con la Santa Sede”, Dalla Torre ha partecipato ai lavori della Commissione paritetica per la revisione del Concordato del 1929 come Segretario della Delegazione governativa italiana, dal 1976 “fin quasi alla stipula degli Accordi di Villa Madama del 1984”. Dal 1997 al 2019, ricorda infine Parolin, “ha presieduto il Tribunale dello Scv ed è stato valido consultore di diversi dicasteri pontifici. Da presidente del Tribunale ha trattato con discrezione e misura processi dal grande clamore mediatico, come quelli legati al cosiddetto caso Vatileaks 1 nel 2012 e al caso Vatileaks 2 nel 2015-2016”.

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05 dicembre 2020, 12:36