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Un momento della celebrazione di un Concistoro (archivio) Un momento della celebrazione di un Concistoro (archivio) 

Il Concistoro al tempo della pandemia

Sarà una cerimonia rimodellata dall'emergenza sanitaria quella che il Papa presiederà nel pomeriggio di sabato. Dei 13 nuovi cardinali, 2 non potranno raggiungere Roma, una piattaforma digitale permetterà ai porporati del Collegio cardinalizio di unirsi alla celebrazione. Contingentate anche le presenze in basilica

Gianluca Biccini - Città del Vaticano

Concistoro al tempo del covid-19: nel rispetto della tradizione, ma anche osservando il distanziamento e altri accorgimenti necessari a evitare la diffusione del contagio. Secondo quanto ci spiega l’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice (Ucepo), come tutte le celebrazioni in questo periodo di pandemia, anche il rito per la creazione di nuovi cardinali si tiene all’altare della Cattedra della basilica di San Pietro, e non alla Confessione; e, conseguentemente, con una partecipazione molto ridotta di fedeli: un centinaio circa.

Presenze ridotte

Dunque l’appuntamento che tradizionalmente richiama ecclesiastici e fedeli dai cinque continenti — i neoporporati con i loro famigliari e amici, e i cardinali già membri del collegio — è stato fissato da Papa Francesco per le 16 di sabato 28 novembre, all’inizio del nuovo anno liturgico. Confermata anche la messa del giorno seguente, che il Pontefice concelebrerà con i nuovi porporati nella stessa sede, alle 10 della prima domenica di Avvento. Entrambe le celebrazioni non avranno la forma della Cappella papale e avverranno con un concorso molto limitato di popolo: laici, persone consacrate, presbiteri e vescovi legati ai cardinali di nuova creazione. A tale riguardo i biglietti, rilasciati dalla Prefettura della Casa pontificia, saranno riservati solo a quanti accompagneranno gli ecclesiastici e pertanto non potranno essere presenti altre persone ai due avvenimenti.

Mascherine sì, visite di cortesia no

Inoltre, in ottemperanza alle norme vigenti volte a contrastare la circolazione del coronavirus, anche nel Concistoro ordinario pubblico per la creazione di nuovi cardinali — il settimo del pontificato di Bergoglio — ci sarà l'obbligo di indossare la mascherina; e l’unica vera novità liturgica sarà l’omissione dell’abbraccio di pace che normalmente i novelli porporati vanno a ricevere dagli altri di più antica creazione.

Per il resto, la celebrazione di sabato si svolge come di consueto, con la presenza anche dei parroci e dei rettori delle chiese titolari affidate ai nuovi cardinali: all’inizio il primo di essi, in questo caso il maltese Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, rivolge il saluto al Santo Padre. E, soprattutto, i riti di imposizione della berretta, consegna dell’anello e assegnazione del titolo, avvengono regolarmente davanti al Pontefice, puntualizza l’Ucepo quasi a voler sgomberare il campo da illazioni e ipotesi fantasiose, come quelle circolate su alcuni mezzi di informazione nei giorni scorsi. Vero invece che in ottemperanza alle disposizioni attualmente in vigore, non si svolgeranno le consuete visite di cortesia. Salta perciò il tradizionale appuntamento delle cosiddette “visite di calore” in Vaticano, in cui amici e conoscenti andavano a rendere omaggio agli eletti in alcune sale del Palazzo apostolico e nell’aula Paolo vi.

Collegati a distanza

L’attuale emergenza avrà infine ripercussioni sulla partecipazione anzitutto dei diretti interessati: sui tredici annunciati dal Papa all’Angelus dello scorso 25 ottobre, dovrebbero esserne presenti  undici, visto che i due asiatici — il filippino Jose Fuerte Advincula, arcivescovo di Capiz, e Cornelius Sim, vicario apostolico del Brunei — hanno già reso noto che non partiranno «a causa della contingente situazione sanitaria». In proposito la Sala stampa del Santa Sede ha comunicato che «saranno ugualmente creati cardinali nel Concistoro. Un rappresentante del Santo Padre, in altro momento da stabilire, consegnerà loro la berretta, l’anello e la bolla con il titolo». Per altri motivi, comunque collegati a condizioni di salute ed età avanzata, sono almeno cinque i recenti precedenti di neocardinali impossibilitati a ricevere le insegne dal Papa: Sebastian Koto Khoarai, del Lesotho, nel 2016; il colombiano José de Jesús Pimiento Rodríguez, nel 2015; gli italiani Loris Capovilla, nel 2014, e Alberto Bovone, nel 1998, e il domenicano francese Yves Congar nel 1994.

Ben più ampio potrebbe essere invece il numero delle defezioni nel resto del Collegio cardinalizio, i cui membri impossibilitati a raggiungere Roma potranno unirsi alla celebrazione, partecipandovi da remoto dalla propria sede, tramite una piattaforma digitale che permetterà loro il collegamento con la basilica Vaticana.

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26 novembre 2020, 15:16