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Covid, il Papa: servono soluzioni eque e un impegno coordinato

In un messaggio alla Pontificia Accademia delle Scienze, in plenaria in Vaticano dal 7 al 9 ottobre, Francesco torna sulla sfida che la pandemia, in termini scientifici e di ricerca, lancia all'umanità in preda ad una crisi sociale globale. Il Papa chiede uno sforzo comune, il rispetto delle organizzazioni preposte al coordinamento globale, richiama gli scienziati alla responsabilità etica e riporta al centro dell'attenzione i più bisognosi

Gabriella Ceraso - Città del Vaticano 

Grazie per le vostre ricerche e per gli sforzi di cooperazione: in questi mesi il mondo intero è dipeso da voi, dal vostro impegno nel dare speranza e cura. Con queste parole si chiude il messaggio che il Papa ha fatto giungere alla Pontificia Accademia delle Scienze riunita da oggi al 9 ottobre in sessione plenaria in Vaticano. 

La Scienza deve servire la salute umana e planetaria

Il ringraziamento di Francesco e la sua riconoscenza percorre tutto il testo che torna sulla pandemia, le sue ripercussioni sul pianeta, sulla popolazione, specie sui poveri e sugli aspetti più tecnico-scientifici. Tutto parte dal tema scelto dall'Accademia: "Scienza e sopravvivenza" basato sull'idea che il ruolo della scienza sia fondamentale per la sopravvivenza dell'umanità, a seguito della pandemia oggi probabilmente più che mai. La conferenza affronta anche le interconnessioni tra la salute, i rischi su larga scala per le persone e la salute planetaria, nonché le opportunità che la scienza offre per affrontarli e contribuire a risolverli.

E proprio questo è il cuore del messaggio del Papa che cita più volte la sua ultima enciclica, "Fratelli tutti": lo sforzo dell'Accademia è importante perché - ribadisce - la scienza è al servizio della gente per la sopravvivenza e serve a tal fine un lavoro appunto coordinato, un impegno comune. La pandemia ce lo ha insegnato, facendo emergere, ricorda Francesco, non solo le nostre "false certezze" ma anche "l'incapacità dei Paesi del mondo di lavorare insieme", una frammentazione che ha "reso più difficile risolvere i problemi che riguardano tutti".

La crisi sociale globale nata dalla pandemia

Dunque ben venga una sessione di lavoro in cui gli sforzi siano condivisi e convergenti siano gli apporti. Al centro degli interessi dei partecipanti, due aspetti che il Papa ricorda: la ricerca di nuove vie in campo immunologico e immunochimico - per aumentare le difese dell'organismo ed evitare la proliferazione di cellule infette - e lo studio dei vaccini. Ciò che il virus ha prodotto nel mondo, ricorda il Papa, non sono solo danni alla salute, ma al complessivo tessuto sociale, economico e spirituale, paralizzando "relazioni, lavoro, commerci", persino molte "attività spirituali". In breve, afferma il Papa, una "crisi sociale globale" ben rappresentata dalla metafora dell’incapacità di "vedere il volto di una persona" e "considerare gli altri come potenziali portatori del virus". A fare le spese di questo sono, in particolare, i poveri per i quali oggi si parla di "sopravvivenza".

Soluzioni eque e rispetto delle organizzazioni internazionali

Dal Papa arriva la forte sollecitazione a rispondere anzitutto ai bisogni degli ultimi della famiglia umana, con "soluzioni eque" da parte dei governi e di chi ha potere. Si parte da "sistemi di assistenza sanitaria più inclusivi", che diano preferenza a chi vive in Paesi a basso reddito. dalla garanzia di un "giusto accesso" ai vaccini, a prescindere dal reddito, quando saranno disponibili, fino al richiamo al  "rispetto e al sostegno delle organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, l'Oms, la Fao, nate per "promuovere la cooperazione e il coordinamento globale" a beneficio del bene comune universale.

Come espresso nell'enciclica "Fratelli tutti", l'auspicio ribadito anche in questo messaggio dal Papa è che la crescita scientifica e tecnologica vada di pari passo all'equità, alla sguardo al fratello, all'inclusione sociale.

La responsabilità etica degli scienziati

Infine, ancora una volta tornando al tema della plenaria che si apre oggi in Vaticano sul tema "Scienza e sopravvivenza", Francesco solleva la questione degli scenari che potrebbero originarsi dai laboratori di fisica e biologia e mette in guardia gli scienziati che, al pari dei politici, hanno una responsabilità etica. In particolare il Papa fa riferimento allo sforzo di arrestare la produzioni, il possesso e l'utilizzo di armi nucleari, ma anche lo "sviluppo di armi biologiche" con il loro devastante potenziale. 

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07 ottobre 2020, 15:10