Fratelli tutti: gratitudine dei Focolari per la forte spinta del Papa alla fraternità
Adriana Masotti - Città del Vaticano
La fraternità tra tutti gli esseri umani: questo l'orizzonte a cui Papa Francesco guarda e indica come possibilità per il mondo, a partire da adesso. Lo fa declinandola in tutti gli ambiti della vita e delle situazioni, attraverso il dialogo, l'accettazione del diverso, l'accoglienza dei migranti, la politica esercitata come servizio, l'economia non regolata solo dalla logica di mercato ma con al centro l'uomo, la costruzione di rapporti tra gli Stati basati su “un’etica delle relazioni internazionali”.
Maria Voce: fraternità, il bisogno più grande dell'umanità
La fraternità, un obiettivo concreto con cui il Movimento dei Focolari ha molto a che fare. Al centro del carisma della fondatrice Chiara Lubich, e della vita dei suo aderenti, c'è infatti l'unità della famiglia umana, come richiesto da Gesù quando rivolgendosi al Padre ha detto: "Fa' che siano tutti una cosa sola" (Gv.17,21). In un comunicato all'indomani della pubblicazione dell', la presidente dei Focolari, Maria Voce scriveva: "Credo che la fraternità sia il bisogno più grande dell’umanità di oggi ed il Papa ha saputo farsene eco con la sua Enciclica “Fratelli tutti”. In essa ci invita infatti a metterci insieme per cercare la risposta a questo bisogno e “far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità”.
Interdipendenza e corresponsabilità
Questa chiamata alla fraternità per noi del Movimento dei Focolari - affermava Maria Voce - è la chiamata a fare in modo che sulla terra si viva come in cielo, come nella Trinità, "dove l'unità e la distinzione coesistono, dove ogni persona rispetta l'altra, ogni persona fa spazio all'altra perché possa esprimersi completamente. E in questo non si annulla, anzi manifesta la sua vera, la sua più profonda identità". La presidente invitava quindi i membri del Movimento "a continuare ad attuare questa unità, questa fraternità" e sollecitava chiunque si senta chiamato a fare qualcosa per realizzarla, a lavorare insieme "nel solco dell’invito alla corresponsabilità di ogni essere umano sottolineato dal Papa 'perche? la pace reale e duratura e? possibile solo a partire da un’etica globale di solidarieta? e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilita? nell’intera famiglia umana' ”.
Morán: "Fratelli tutti", manifesto di un nuovo umanesimo
Come, dunque, ha accolto il Movimento questo richiamo del Papa sull'essere tutti fratelli? A rispondere ai microfoni di Pope è Jesús Morán, spagnolo, focolarino, sacerdote, copresidente del Movimento, con diversi titoli di studio: laurea in Filosofia conseguita a Madrid, licenza in Teologia Dogmatica a Santiago del Cile, dottorato in Teologia alla Pontificia Università Lateranense a Roma, e con all'attivo diversi articoli e pubblicazioni:
R. - Abbiamo accolto questa enciclica del Papa con grandissima gioia, se pensiamo a tutto quello che Chiara Lubich ha scritto, a tutto ciò che lei ha vissuto, la sua passione per l'unità del mondo, della famiglia umana, certamente troviamo una grandissima sintonia e questo senza dubbio è fonte di gioia immensa. Allo stesso tempo, trovare questa sintonia non solo ci dà gioia, ma suscita in noi un grande senso di responsabilità. L'enciclica è una sfida, una sfida a vivere noi meglio l'eredità che Chiara ci ha lasciato per poter accogliere pienamente questa grande enciclica - perché è una grande enciclica, per me un manifesto del nuovo umanesimo all'altezza dei tempi - , e per dare un contributo vero e valido.
La fraternità non è un concetto astratto e il Papa indica le vie percorribili per costruire la fraternità, parla di una politica intesa come forma di carità, di un'economia che non scarti nessuno, di una cultura che accoglie, che non crea muri, tutti elementi questi che in Chiara erano ben presenti. Quale contributo può offrire allora il carisma dell'unità alla realizzazione di quanto auspica il Papa?
R.- Io penso che in questa linea l'enciclica sia una grossa spinta ad attualizzare alcune delle profezie di Chiara che vanno avanti e sono in un processo di sviluppo, come per esempio il Movimento politico per l'unità, il Movimento dell'Economia di comunione, tutto l'arco dei dialoghi che va dal dialogo all'interno della Chiesa cattolica al dialogo ecumenico interreligioso, con i non credenti, con la cultura contemporanea. Tutte queste sono vie di fraternità e vanno attualizzate alla luce di questa visione globale che il Papa ci ha donato. Ma oltre a questo, il grande contributo, secondo me, che il Movimento può offrire è una spiritualità della fraternità che vuol dire una pedagogia concreta per viverla nel quotidiano, in modo che effettivamente non diventi la fraternità un concetto - nell'enciclica non lo è - , ma che potrebbe diventare o ridursi a un postulato astratto, teorico. Ci vuole una spiritualità, una pedagogia concreta, quindi l'azione capillare a livello della vita quotidiana delle persone. E in questo il Movimento può contribuire perché è uno dei suoi punti forza.
Nell'enciclica Papa Francesco parla anche di "artigianato della pace" e scrive che tutti siamo questi artigiani, tutti siamo coinvolti nella costruzione di un mondo migliore. Il Papa fa l'esempio del Buon Samaritano. Qual è l'esperienza del Movimento a questo riguardo?
R.- Il Papa dice una cosa molto importante cioè che la pace non si fa con grandi accordi, oppure meglio, che i grandi accordi non sono la soluzione definitiva per la pace. Per la pace sono necessari senza dubbio i trattati, gli accordi, i momenti istituzionali. Ma la pace effettivamente è un lavoro artigianale che si fa giorno per giorno, persona per persona. Ecco qui, effettivamente, il Movimento dei Focolari contribuisce con quello che dicevo prima, con una spiritualità della pace, basta pensare, per esempio, all'iniziativa dei ragazzi del Movimento il "Dado per la pace" che si fa in tantissime scuole del mondo: si lancia il dado per vivere qualcosa, quel giorno, che abbia a che fare con la costruzione di rapporti di pace, come "Ama il nemico"o "Amare per primi" ecc..., le frasi scritte sulle diverse facce del dado. E noi questa esperienza la vediamo tutti i giorni nei Paesi dove siamo, in quelli più colpiti dalla guerra, come per esempio la Siria che io ho visitato e ho visto come le comunità del Movimento costruiscono la pace giorno dopo giorno con i vicini che sono magari di altre religioni, con tutti, e così anche in Libano, in Venezuela. Da tutte le parti c'è questa azione di popolo e la cosa bella di questa enciclica è che Papa Francesco dice che la pace la fa il popolo, non la fanno le élite politiche, istituzionali, le élite intellettuali. No, la fa il popolo: quando la pace viene mediata da un'azione veramente popolare, quella è una pace solida. In tanti Paesi dell'Africa abbiamo l'esperienza di quella pace che si costruisce nel rapporto tra persone di diverse etnie. Ecco questa è, secondo me, la cosa veramente decisiva.
Quello che lei ha detto mi fa venire in mente una cosa: essere fratelli non è essere uguali o della stessa famiglia...
R. - Esatto. La fraternità, e il Papa lo approfondisce in tantissimi modi, non è una questione di vicinanza, ma di prossimità nel senso del Buon Samaritano, del farsi prossimo con chi soffre. La fraternità si costruisce a partire da quelli che sono le vittime della nostra società, non è una fraternità che si chiude nella propria etnia, nella propria confessione religiosa, la fraternità ha un impulso all'universalità che le è naturale. Una fraternità che non tende all'universalità, al superamento delle barriere localiste in tutti i sensi, non è una vera fraternità, non si espande come dovrebbe essere. Viene bloccata nel suo moto fondamentale di sviluppo. Allora la fraternità è sempre la stessa: si passa dalla fraternità che si vive in famiglia fino alla fraternità universale. E' per questo che il Papa è partito da Francesco, perchè Francesco è il fratello universale di tutti, anche se lui si è mosso in una regione piccola dell'Italia.
Quale impegno si sente di assumere il Movimento rispetto alle cose dette in questa enciclica. La presidente dei Focolari, Maria Voce, ha scritto in un comunicato: "Vorremmo essere per il Papa una risposta di consolazione e di speranza". In che modo?
R. - Noi vorremmo essere un popolo, il popolo di Chiara, che è un pezzo, un pezzetto piccolo del popolo di Dio, pronto per la fraternità, per fare della fraternità il suo programma di vita. Questo è il nostro impegno concreto di tutti i giorni, un impegno che non evade anche le azioni istituzionali, che non le elude. E' anche un impegno che vuole scatenare grandi movimenti di trasformazione ed è un impegno culturale. Noi abbiamo l'Università Sofìa, a Loppiano, che è tutta protesa a costruire una cultura dell'unità, poi è un impegno che si sono presi anche i giovani del Movimento, in modo particolare con un programma di azione che hanno chiamato "Dare to care", cioè "Osare prendersi cura", e credo che questo sia un grandissimo contributo concreto che possiamo dare per l'incarnazione di questa enciclica, perché come sappiamo la parabola del Buon samaritano è al suo centro e la fraternità comincia col prendersi cura dell'altro, specialmente di chi soffre, quindi noi vorremmo essere un popolo che ha come programma la fraternità in tutte le dimensioni.
Che cosa si augura, lei, per questa Enciclica?
R. - Io mi auguro, intanto, che venga letta da tante persone, è un enciclica facile da leggere. Che sia letta, che sia approfondita dappertutto, che dia un po' di speranza in un momento oscuro della storia dell'umanità per tanti motivi, e che quindi susciti dei cambiamenti profondi. Io mi aspetto che veramente sia l'inizio di una costruzione pratica, viva, e allo stesso tempo teorica di un nuovo umanesimo al servizio di un'umanità nuova.
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