Il Papa alla Polizia italiana: grazie per il paziente servizio ai pellegrini del mondo
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Un grazie riconoscente per un servizio ai pellegrini, alla loro sicurezza e anche a quella del Papa stesso e di suoi collaboratori, svolto con “solerzia, professionalità e spirito di sacrificio”. E ammirazione per “la pazienza che esercitate nel dover trattare con persone di provenienze e culture così diverse, ma anche con i preti”. ad agenti e dirigenti dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza Vaticano, ricevuti con i familiari, in occasione del 75.mo anniversario di istituzione di questo particolarissimo servizio di polizia, sono piene di gratitudine, per il “lavoro difficile” di uomini e donne che vigilano su piazza San Pietro e sugli spostamenti del Pontefice a Roma e nelle visite a diocesi o comunità in Italia. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Un lavoro che è un richiamo costante ai valori più alti
Un lavoro, ricorda Francesco, “che richiede discrezione ed equilibrio, per far sì che gli itinerari del Papa non perdano il loro specifico carattere di incontro col Popolo di Dio”. Un lavoro che - dice Francesco agli agenti e dirigenti dell’Ispettorato, presenti in 2.500 in Aula Paolo VI con i loro familiari - “costituisce per voi un richiamo costante ai valori più alti: a quei valori umani e spirituali che richiedono di essere ogni giorno accolti e testimoniati”.
Auspico che la vostra fatica, compiuta non di rado con sacrificio e rischi, sia animata da una viva fede cristiana: essa è il più prezioso tesoro spirituale, che le vostre famiglie vi hanno affidato e che voi siete chiamati a trasmetterete ai vostri figli.
Il saluto del ministro dell'Interno e del capo della Polizia
Il discorso del Pontefice segue i saluti del capo della Polizia Franco Gabrielli e del ministro dell’Interno Luciana Lamogese, che ricorda il servizio di custodia del Papa sul territorio italiano dal parte della polizia e quello di vigilanza “sul sereno svolgersi della vita nei luoghi sacri della fede cattolica”. Sottolinea le difficoltà legate alla pandemia, che ha fatto vittime anche tra le forze di polizia, che sono state però sempre accanto ai cittadini, “in particolare ai più fragili e in difficoltà”. Il ministro ringrazia anche Papa Francesco per la sua testimonianza in questo tempo difficile e il suo invito a “riscoprire le ragioni della collaborazione tra i popoli e della solidarietà verso gli ultimi”. Con i fondi in arrivo dall’Europa, per Lamorgese, l’Italia dovrà anche “curare il disagio delle periferie, quelle geografiche e dell’anima”.
Nel solco del "legame profondo" tra Santa Sede e Italia
Il Papa sottolinea che il servizio dell’Ispettorato “Vaticano” si è svolto in questi 75 anni, “nel solco del legame profondo che esiste tra la Santa Sede e l’Italia”, e che trae origine dai Patti Lateranensi del 1929. Infatti quegli accordi, ricorda, “nel sancire la nascita dello Stato della Città del Vaticano, prevedevano per la Piazza San Pietro un peculiare regime, con libero accesso per pellegrini e turisti e sotto la vigilanza delle Autorità italiane”.
Un servizio iniziato nel marzo del 1945
Francesco rievoca quindi il contesto di “precarietà e di emergenza nazionale” nel quale è nato l’Ispettorato, nel marzo 1945, “quando le forze politiche e sociali erano impegnate nella ripresa democratica”. Il ministero dell’Interno, guidato dallo stesso Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi, istituì allora l’Ufficio Speciale di Pubblica Sicurezza “S. Pietro”, rafforzando e rendendo più efficace il servizio che le forze di polizia italiane da tempo svolgevano in piazza San Pietro e nelle zone limitrofe al Vaticano.
Il "battesimo" durante l'occupazione tedesca
Nelle parole del Pontefice anche il ricordo dei nove mesi difficili dell’occupazione di Roma da parte delle truppe tedesche, dal settembre 1943 al 4 giugno 1944. C’era infatti “il problema del rispetto da parte dei soldati tedeschi della neutralità e sovranità della Città del Vaticano, come pure della persona del Papa”. In tutti i mesi dell’occupazione, sottolinea, “il confine tra lo Stato Italiano e la Città del Vaticano, tracciato sul pavimento di Piazza San Pietro, era stato luogo di tensioni e di timori. I fedeli non potevano accedere agevolmente alla Basilica per pregare, pertanto in molti desistevano”.
I primi mesi dopo la liberazione di Roma
Dopo la liberazione di Roma, “la guerra lasciò ferite profonde nelle coscienze, macerie nelle strade, povertà e sofferenze nelle famiglie”. Ma i romani, e i pellegrini che potevano raggiungere la capitale, ricorda ancora Papa Francesco “accorrevano sempre più numerosi a San Pietro, anche per esprimere gratitudine al Papa Pio XII, proclamato defensor civitatis”. E così il nuovo Ufficio della Polizia di Stato presso il Vaticano, assistendo e garantendo la sicurezza di questi numerosi pellegrini, in collaborazione con gli organismi vaticani preposti all’ordine pubblico e alla sicurezza del Papa, il Corpo della Gendarmeria e la Guardia Svizzera Pontificia, rese “un importante servizio sia all’Italia sia alla Santa Sede”.
La vigilanza discreta durante i viaggi del Papa in Italia
In tutti questi anni, anche se l’ufficio di Polizia presso il Vaticano ha cambiato molti nomi , e sono mutati anche gli scenari nazionali e internazionali e le esigenze di sicurezza, non è cambiato, per Francesco, “lo spirito con cui gli uomini e le donne dell’Ispettorato hanno attuato la loro apprezzata opera”.
La mia riconoscenza si estende anche al vostro impegno di accompagnarmi durante gli spostamenti a Roma e nelle visite a diocesi o comunità in Italia. Un lavoro difficile, che richiede discrezione ed equilibrio, per far sì che gli itinerari del Papa non perdano il loro specifico carattere di incontro col Popolo di Dio.
La preghiera al protettore, San Michele Arcangelo
L’udienza si chiude con una preghiera a San Michele Arcangelo, protettore della Polizia di Stato italiana, che Papa Francesco invoca anche al termine del suo discorso insieme alla Vergine Santa, perché “vegli su di voi e sulle vostre famiglie”.
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