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Un gruppo di religiosi brasiliani Un gruppo di religiosi brasiliani 

Francesco: servono occhi giusti per vedere la grazia di Dio

Il Papa scrive ai religiosi e alle religiose del Brasile che ieri hanno iniziato la Settimana della vita consacrata: per essere dono per gli altri e servire nella gioia bisogna “tenere lo sguardo fisso su Gesù”, altrimenti il rischio è una “visione mondana” delle cose

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

È una questione di occhi, la vita consacrata. Stando tra la gente, un religioso può vivere la propria missione avendo lo sguardo di Dio oppure quello del mondo. Il rimedio per non lasciarsi sviare è quello di sempre, “dare priorità alla preghiera”. Francesco ne parla in una lettera alla Conferenza dei religiosi del Brasile, organismo che ha organizzato nel Paese, dal 16 al 22 agosto, la Settimana della vita religiosa consacrata.

Vocazione alla gioia

Il sostegno del Papa in realtà era cominciato ieri con quell’“avanti!” beneagurante esclamato dalla finestra del suo studio nel dopo Angelus, davanti al gruppetto entusiasta sotto il sole di Piazza San Pietro. Una rappresentanza – impegnata a seguire i lavori da Roma – delle migliaia di suore e religiosi di tante Congregazioni presenti in Brasile ai quali Francesco chiede autenticità di vita ricordando, scrive, “che il cammino vocazionale ha la sua origine nell'esperienza di sapere che si è amati da Dio”, che la chiamata è alla “gioia” e che essa “si trova solo nel dono di sé agli altri”.

Vivere per servire

“D'altra parte – osserva Francesco – di fronte alle sfide imposte dalla società odierna, che sta attraversando un cambiamento di epoca, dobbiamo essere vigili per evitare la tentazione di avere una visione mondana, che ci impedisce di vedere la grazia di Dio come protagonista della vita e ci porta ad andare alla ricerca di qualsiasi sostituto”. Il “miglior antidoto contro questa tentazione – afferma – è dare priorità alla preghiera in mezzo a tutte le nostre attività, certi che chi tiene fisso lo sguardo su Gesù impara a vivere per servire”.

Col cuore di Dio

Quindi, osserva il Papa, non resta che farsi una domanda, la stessa – ricorda – che “avevo proposto nella Lettera Apostolica alle persone consacrate del 2014: ‘Gesù è veramente il primo e unico amore, come abbiamo proposto quando abbiamo professato i nostri voti?’ Solo se lo faremo – conclude –  saremo in grado, come è nostro dovere, di amare veramente e misericordiosamente ogni persona che incontreremo nel nostro cammino, perché avremo imparato da Lui cos'è l'amore e come amare: sapremo amare, perché avremo il suo cuore”.

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17 agosto 2020, 11:16