Come Pietro, costruire sulla roccia che è Gesù
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
Dio desidera farci crescere nel dono, proprio come avvenne per Pietro, che riuscì così a trasformare il luogo della sua morte, in “luogo di speranza”. Le parole di Francesco all’, in questo giorno di festa dedicato ai patroni della capitale, rendono testimonianza al sogno del Padre per noi, e cioè concederci la grazia più grande, quella di donare la vita:
Dio vede più lontano e ci invita ad andare oltre, a cercare non solo i suoi doni, ma Lui; ad affidargli non solo i problemi, ma la vita. Così può finalmente darci la grazia più grande, quella di donare la vita. Sì, donare la vita, la cosa più importante della vita è fare della vita un dono.
Da quel “fare della vita un dono” non è escluso nessuno, “vale per tutti - ci ricorda il Papa - per i genitori verso i figli e per i figli verso i genitori anziani; per chi è sposato e per chi è consacrato”.
E vale anche ovunque, “a casa e al lavoro, e verso chiunque abbiamo vicino”. E quanto è grande la solitudine di molti anziani, come coglie l'occasione di sottolineare: "lasciati soli dalla famiglia come se fossero materiale di scarto".
Riconoscere Gesù come Dio vivente
Seguendo il Vangelo odierno, Francesco continua a tessere il percorso di Pietro come esempio per la nostra vita mettendo in evidenza il particolare dialogo con Cristo in cui l’Apostolo riconosce Gesù come il Dio vivente:
Egli si sentì chiedere da Gesù: “Chi sono io per te?”. E rispose: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". E Gesù: "Beato sei tu, Simone, figlio di Giona". Gesù lo dice beato, cioè, alla lettera, felice.
Esiste dunque un segreto per avere una vita felice, ed è riconoscere Gesù, “ma Gesù come Dio vivente. Perché non importa sapere che Gesù è stato grande nella storia, non importa apprezzare quel che ha detto o fatto: importa quale posto gli do io nella mia vita”.
Costruire la vita su Gesù
Ecco allora giustificate le parole riportate al versetto 18 del Vangelo di Matteo “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”:
Non fu chiamato “pietra” perché era un uomo solido e affidabile. No, farà tanti sbagli, arriverà pure a rinnegare il Maestro. Però scelse di costruire la vita su Gesù; non - dice il testo - su “carne e sangue”, cioè su sé stesso, sulle sue capacità, ma su Gesù. È Gesù la roccia su cui Simone è diventato pietra.
Dall’esempio di Pietro e di San Paolo che "considerò spazzatura" tutto ciò che non parlava di Cristo, Francesco torna al quotidiano della nostra vita scuotendoci con una serie di interrogativi e concludendo con un invito nella speranza che la Madonna interceda:
Oggi, davanti agli Apostoli, possiamo chiederci: “E io, come imposto la vita? Penso solo ai bisogni del momento o credo che il mio vero bisogno è Gesù, che fa di me un dono? E come costruisco la vita, sulle mie capacità o sul Dio vivente?”. La Madonna, che si è affidata tutta a Dio, ci aiuti a metterlo alla base di ogni giornata.
Il saluto ai Romani nel dopo Angelus
Nella festa dei due Patroni, Francesco saluta tutti i romani e quanti vivono nella capitale. Chiede l'intercessione di Pietro e Paolo perchè a Roma "ogni persona possa vivere con dignità e possa incontrare la lieta testimonianza del Vangelo." Vicinanza anche al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli che quest'anno, a causa della pandemia, non ha potuto inviare per questa solennità - come da tradizione - una propria delegazione
Il ricordo dei martiri
Celebrando la solennità di San Pietro e San Paolo, Francesco ha ricordato "i tanti martiri che sono stati decapitati, bruciati vivi e uccisi, specialmente al tempo dell’imperatore Nerone, proprio su questa terra nella quale voi vi trovate ora. Questa è terra insanguinata dai nostri fratelli cristiani. Domani celebreremo la loro commemorazione".
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