San Giuseppe, con Francesco come con Pio XII
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
Come 64 anni fa. Senza folla perché i nostri sono i giorni della pandemia e della reclusione domestica. Ma con lo stesso Patrono dei lavoratori che veglia oggi su una categoria duramente colpita da un microscopico avversario, come all’epoca vigilava sul destino di quella fascia sociale che doveva ricostruire l’Italia postbellica.
Da Milano a Roma
Al di là delle differenze storiche, non sono poche le analogie che si sommano attorno alla statua di San Giuseppe giunta nel pomeriggio di ieri in Vaticano e sistemata nella cappella di Santa Marta, in vista della Messa di stamattina celebrata da Francesco nella Solennità di San Giuseppe artigiano. Nel 1956 la medesima effigie – benedetta il primo maggio dall’allora arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini – il 2 maggio partiva in elicottero per Roma per essere benedetta anche da Pio XII all’udienza concessa quello stesso giorno alle Acli. Udienza che cadeva a dodici mesi di distanza dalla e padre putativo di Gesù la festa che i lavoratori celebrano in tutto il mondo.
In processione
Protagoniste allora come oggi le Acli, le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani: la statua realizzata in bronzo dorato dallo scultore Enrico Nell Breuning, alta poco meno di 150 cm., è stata per decenni custodita nella loro sede romana. Venne portata in Piazza san Pietro il 1° maggio 1995 in occasione della celebrazione dei 50 anni di vita delle Acli, in presenza di san Giovanni Paolo II. Uscì di nuovo dieci anni dopo, il 1° maggio 2005 per il Regina Coeli con Benedetto XVI. Le Acli avevano poi voluto portare a Francesco la statua in processione all’udienza in Aula Paolo VI anche il 23 maggio 2015. Cinque anni dopo, quel San Giuseppe artigiano torna in Vaticano, nella cappella della messa quotidiana del Papa.
Lavoro libero e solidale
Un gioco di ritorni che intreccia il presente - con le molte inquietudini che agitano il mondo del lavoro - al passato e a alla “memoria di chi ci ha preceduto” che, scrive il presidente nazionale delle Acli Roberto Rossini, “ci incoraggia ad operare affinché – come lei Santità ha più volte rimarcato – nessun lavoratore sia senza diritti e il lavoro sia libero, creativo, partecipativo e solidale”.
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