ҽ

Papa Paolo VI procede alla lavanda dei piedi Pasqua 1975 Papa Paolo VI procede alla lavanda dei piedi Pasqua 1975 

Il Giovedì Santo nel magistero dei papi

Ogni pontefice è anche un sacerdote. L’istituzione dell’Eucaristia, coincide con l’istituzione del sacerdozio. Alla tavola di Gesù i ministri di Dio sono convitati speciali, come emerge dal magistero dei papi su questo giorno speciale dell’anno liturgico

Laura De Luca – Città del Vaticano

Ecco ci siamo riuniti di nuovo sul far della sera, nel giorno del Giovedì Santo per essere con Cristo quando è giunta la sua ora. L’Evangelista dice che questo fu “prima della festa di Pasqua” (Gv 13,1), e chiama quell’ora, che era giunta, come “l’ora di passare da questo mondo al Padre” (Gv 13,1).

Ascolta la voce di Giovanni Paolo II

 

Così Giovanni Paolo II alla messa in Coena Domini del 1981. Il giovedì santo siamo “ a cena con Gesù”. Tutti, nessuno escluso.  Gesù annuncia la sua morte ma lascia anche la sua più importante consegna: l’amore. Ecco come questa consegna emerge dalle parole di Benedetto XVI:

Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione“ (Lc 22,15): con queste parole Gesù ha inaugurato la celebrazione del suo ultimo convito e dell’istituzione della santa Eucaristia.

Gesù è andato incontro a quell’ora desiderandola. Nel suo intimo ha atteso quel momento in cui avrebbe donato se stesso ai suoi sotto le specie del pane e del vino. Ha atteso quel momento che avrebbe dovuto essere in qualche modo le vere nozze messianiche: la trasformazione dei doni di questa terra e il diventare una cosa sola con i suoi, per trasformarli ed inaugurare così la trasformazione del mondo. Nel desiderio di Gesù possiamo riconoscere il desiderio di Dio stesso – il suo amore per gli uomini, per la sua creazione, un amore in attesa. L’amore che attende il momento dell’unione, l’amore che vuole attirare gli uomini a sé, per dare compimento con ciò anche al desiderio della stessa creazione: essa, infatti, è protesa verso la manifestazione dei figli di Dio (cfr Rm 8,19). Gesù ha desiderio di noi, ci attende. E noi, abbiamo veramente desiderio di Lui? C’è dentro di noi la spinta ad incontrarLo? Bramiamo la sua vicinanza, il diventare una cosa sola

Ascolta la voce di Benedetto XVI

 

Così Benedetto XVI nella messa in Coena Domini del 21 aprile 2011. L’eucaristia è il massimo dono di Gesù. E non  è un dono formale, ma sostanziale. E’ qualche cosa che rifonda la storia, che cambia le nostre vite.

Il Sacramento dell'Altare è chiamato, nell'atto stesso della Consacrazione del calice, « Mysterium fidei », mistero della fede, e cioè il compendio vivente di tutto il Credo cattolico. Da esso, infatti, s'irraggia il Sole di giustizia, Gesù, unico Mediatore tra Dio e gli uomini, Vittima incruenta di riconciliazione tra la terra e il Cielo. In esso è il memoriale perenne del sacrificio, da Lui offerto sul Calvario per la nostra salvezza.

In esso Egli è presente come Capo del Corpo Mistico, fonte dei Sacramenti, che danno fecondità e bellezza al giardino spirituale della Chiesa.

Antivedendo il trionfo, che l'ignominia della Croce gli avrebbe meritato, Gesù disse un giorno: « Quando sarò esaltato da terra, trarrò tutto a me » []. Queste parole si addicono bene al Pane eucaristico per la dovizia dei celesti tesori che esso in sé racchiude. Sì, anche il Sacramento dell'Altare è centro di misteriosa attrazione.

Ascolta la voce di Giovanni XXIII

 

Così Giovanni XXIII alla conclusione del congresso eucaristico di Catania, settembre 1959. In quegli anni il mondo è spaccato in due. Sì la seconda guerra mondiale è finita, ma è in corso un altro tipo di conflitto, più strisciante, più insidioso, in un mondo diviso da un muro di mattoni e di ideologie. Papa Roncalli sta già da tempo maturando il concilio ecumenico: il sogno dell’unità…  Così si esprime al Corpus Domini 21 giugno 1962:

Sì, sì, il Sacramento dell'altare è esaltazione, la prima, la fondamentale dell'insegnamento e della volontà di Cristo Nostro Signore: l'unum sint, l'unum sint [] della preghiera della sua ultima cena!

Ascolta la voce di Giovanni XXIII

 

Lo ribadirà Paolo VI, durante la messa in Coena Domini del 26 marzo 1964, quando il concilio è ancora in corso…

…qui è la celebrazione dell’uno e dei molti, qui è la scuola dell’amore superiore degli uni per gli altri, qui è la professione della stima reciproca, qui è l’alleanza della collaborazione vicendevole, qui è l’impegno del servizio gratuito, qui è la ragione della tolleranza sapiente, qui è il precetto del mutuo perdono, qui è la fonte del gaudio per l’altrui fortuna e del dolore per l’altrui sventura, qui è lo stimolo a preferire il dono da dare a quello da ricevere . (…)  Sembra a Noi incombere il grande e grave ufficio di ricapitolare qui la storia umana, annodata, come a sua luce e a sua salvezza, al sacrificio di Gesù, sacrificio che qui si riflette e, in modo incruento, si rinnova; qui tocca a Noi di imbandire una mensa, alla quale sono misticamente invitati tutti i Vescovi, tutti i Sacerdoti, tutti i fedeli della terra; qui è la celebrazione della fratellanza di tutti i figli della Chiesa cattolica.

Ascolta la voce di Paolo VI

 

E questo desiderio dell’unita non verrà mai meno, nel magistero dei papi. Ecco di nuovo Benedetto XVI alla messa in Coena Domini del 21 aprile 2011

Questa unità non è dunque una cosa soltanto interiore, mistica. Deve diventare visibile, così visibile da costituire per il mondo la prova della missione di Gesù da parte del Padre. Per questo tale supplica ha un nascosto senso eucaristico che Paolo ha chiaramente evidenziato nella Prima Lettera ai Corinzi: “Il pane che noi spezziamo non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo.

Ascolta la voce di Benedetto XVI

Ma torniamo alla cena di Gesù, “a tavola” con lui. Entriamo idealmente, per così dire, in una delle tante, delle infinite rappresentazioni di quell’ultima cena. Per esempio nel Cenacolo di Leonardo, in quella perfetta, armonica rappresentazione dei dodici intorno a lui. E sul tavolo , il pane e il vino. Simboli inequivocabili . Di nuovo indietro al 1962, con papa Giovanni…

Dagli annunci evangelici, alle pagine della letteratura cristiana primitiva, balza viva la immagine del grano e dell'uva raccolti dai campi e dai colli per farne pane e vino del grande Sacramento.

Ascolta la voce di Giovanni XXIII

 

E gli farà eco Paolo VI…

…il pane diventa Corpo, ma conserva le apparenze di pane; il vino diventa Sangue ma a vederlo appare ancora come vino: cioè qui la morte di Cristo è incruenta, è tuttora rappresentata. La Croce è nascosta, ma l’oblazione che sarà consumata sulla Croce è già in atto: l’Eucaristia è sacrificio!

Ascolta la voce di Paolo VI

 

E’ il 1977: Messa in Coena Domini del 7 aprile. Anni settanta del secolo scorso, anni turbolenti. Negli USA è da poco presidente Jimmy Carter, gli intellettuali cecoslovacchi hanno da pochi mesi firmato la Charta 77 per il rispetto dei diritti civili nel loro paese… In Italia sono gli anni di piombo. Anni di tensioni, di scontri difficili e cruenti  che impongono anche ai sacerdoti di interrogarsi sul loro ruolo nella società… Paolo VI lo sottolinea:

Nella scena stessa della Cena Egli rendeva universale e perenne la possibilità del prodigio eucaristico con l’istituzione simultanea d’un altro Sacramento, quello dell’Ordine sacerdotale, trasfondendo nei discepoli esterrefatti la divina sua potestà: «Fate questo in memoria di me»

Ascolta la voce di Paolo VI

 

E cinque anni dopo, Giovanni Paolo II insisterà sull’universale portata di quel lascito:

Se oggi ricordiamo in modo particolare l’ora dell’Ultima Cena, ciò facciamo anche perché quest’ora dura incessantemente e riempie tutte le ore della storia della Chiesa e del mondo.
Da quando è giunta, una volta per tutte, l’ora di Cristo, Agnello di Dio, l’ora del suo passare da questo mondo al Padre, quell’ora dura e riempie tutte le ore fino alla fine del mondo, poiché Cristo “dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”

Ascolta la voce di Giovanni Paolo II

Nella sua lettera ai sacerdoti per il giovedì santo 2004 , il penultimo della sua vita, Giovanni Paolo II scriverà: “Siamo nati nell’eucaristia”  Una consegna speciale ai ministri di Dio, quella del pane e del vino. Del corpo e del sangue.

Ascolta la puntata integrale del La voce dei papi di giovedì 9 aprile su Radio Vaticana Italia

Ascolta le voci dei Papi

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

09 aprile 2020, 08:00