Il Papa all'Angelus: manifestate la luce di Cristo nella vostra vita
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Ancora dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico, in diretta streaming per ottemperare alle norme imposte dall’emergenza sanitaria, il Papa riflette sul tema della luce ripercorrendo il brano del Vangelo che narra dell’uomo cieco dalla nascita, tornato a vedere dopo l’intervento miracoloso di Gesù, “Luce del mondo”. E questa nuova vista, questa “illuminazione”, come la definisce Francesco, non è solo fisica, non riguarda esclusivamente gli occhi ma è anche spirituale e conduce alla fede nel Figlio dell’uomo, attraverso un cammino di trasformazione interiore. Lo stesso accade per tutti i prodigi che Gesù compie, non finalizzati a dare spettacolo, ma a convertire i cuori.
La luce della fede
E solo così, rinnovato dalla fede, il cieco nato riesce a spiazzare i farisei, increduli di fronte al miracolo, rispondendo alle loro pressanti accuse e illazioni con la realtà dei fatti, mentre scopre e intuisce la vera identità del Messia.
Che possiamo anche noi fare questa esperienza! Con la luce della fede colui che era cieco scopre la sua nuova identità. Egli ormai è una “nuova creatura”, in grado di vedere in una nuova luce la sua vita e il mondo che lo circonda, perché è entrato in comunione con Cristo, è entrato in un’altra dimensione. Non è più un mendicante emarginato dalla comunità; non è più schiavo della cecità e del pregiudizio. Il suo cammino di illuminazione è metafora del percorso di liberazione dal peccato a cui siamo chiamati.
Il perdono di Dio squarcia le tenebre
E in questo passaggio dalle tenebre alla luce, il Papa insiste ancora sul senso profondo del tempo quaresimale che, anche nell’isolamento forzato, ci conduce a riscoprire e sperimentare la misericordia del Padre.
Il peccato è come un velo scuro che copre il nostro viso e ci impedisce di vedere chiaramente noi stessi e il mondo; il perdono del Signore toglie questa coltre di ombra e di tenebra e ci ridona nuova luce. La Quaresima che stiamo vivendo sia tempo opportuno e prezioso per avvicinarci al Signore, chiedendo la sua misericordia, nelle diverse forme che la Madre Chiesa ci propone.
Diventare luce per gli altri
L’invito allora, oltre a rileggere il capitolo nono del Vangelo di Giovanni, è quello di imitare l’uomo cieco, che ormai vede sia con gli occhi del corpo che con quelli dell’anima, per illuminare e brillare riflettendo la luce di Cristo, come nell’antico mistero della luna che si rende visibile in cielo perché riflette la luce del sole, raccontato dai primi cristiani.
Ma non basta ricevere la luce, occorre diventare luce. Ognuno di noi è chiamato ad accogliere la luce divina per manifestarla con tutta la propria vita… Ce lo ricorda oggi San Paolo: “Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità”. Il seme di vita nuova posto in noi nel Battesimo è come scintilla di un fuoco, che purifica prima di tutto noi, bruciando il male che abbiamo nel cuore, e ci permette di brillare e illuminare.
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