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Il Papa invita a raccontare il bene che costruisce pace e unità Il Papa invita a raccontare il bene che costruisce pace e unità  La nota

Un cuore amichevole respinge l’odio e costruisce la pace

Il punto sull’attività del Papa e della Santa Sede. Pubblicato il Messaggio per la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali. Francesco ha celebrato la Messa a Santa Marta. Stamattina l’incontro con il vicepresidente Usa Pence. La Chiesa avrà presto 13 nuovi Beati: si tratta di martiri uccisi in Spagna e Guatemala

Sergio Centofanti – Città del Vaticano

Nel 54.mo Messaggio per la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, pubblicato nel giorno in cui la Chiesa fa memoria di San Francesco di Sales, Patrono dei giornalisti, Francesco afferma che la comunicazione è autentica se edifica, non se distrugge: in un tempo che vede la stessa comunità cattolica dividersi in fazioni che si insultano a vicenda, “abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone (…) storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme”. Il Papa denuncia il proliferare di “chiacchiere e di pettegolezzi” di cui “quasi non ci accorgiamo”, così come la tanta “violenza e falsità” che “consumiamo”. La conseguenza ultima è il diffondersi di “storie distruttive e provocatorie che logorano e spezzano i fili fragili della convivenza”. Quindi, invita a farci prossimi alla Sacra Scrittura, ricordando che “la Bibbia è la grande storia d’amore tra Dio e l’umanità”. La storia di Gesù mostra come Dio abbia preso a cuore l’uomo e che per Lui “non esistono storie umane insignificanti o piccole”. “Per opera dello Spirito Santo - afferma Francesco - ogni storia, anche quella più dimenticata” può “rinascere come capolavoro, diventando un’appendice di Vangelo”. In questo senso “anche quando raccontiamo il male, possiamo imparare a lasciare lo spazio alla redenzione, possiamo riconoscere in mezzo al male anche il dinamismo del bene e dargli spazio”.

Anche nella Messa a Santa Marta, il Papa ricorda che le parole sono importanti, possono fare tanto bene ma anche tanto male, perché si può uccidere facilmente “con la lingua, con la calunnia”. Occorre essere attenti al tarlo dell’invidia e della gelosia, che “ci porta a giudicare male la gente”. È il seme della guerra che cova dentro di noi e ci fa vedere l’altro con malevolenza: è una situazione che ci rende incapaci “di vedere la realtà” e solo “un fatto molto forte” ci può aprire gli occhi. Il Papa invita a farsi questa domanda: “Perché questa persona mi è insopportabile? Perché quell’altra non la voglio neppure vedere?”. È una grazia - afferma Francesco - quando la rabbia, che ci corrode dentro, scoppia come “una bolla di sapone”. Questa la preghiera conclusiva: “Chiediamo al Signore la grazia di avere (…) un cuore amichevole, un cuore che non vuole uccidere nessuno, perché la gelosia e l’invidia uccidono”.

L’odio uccide, non solo a parole. È il caso di 13 martiri che saranno prossimamente proclamati Beati. Il Papa ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i relativi Decreti. Si tratta di 3 cappuccini torturati e uccisi da miliziani anarchici e marxisti durante la guerra civile spagnola nel 1936: catturati, non esitarono a rivelare la loro identità di religiosi, pur sapendo quale sarebbe stato il loro destino. Sono stati riconosciuti martiri anche tre sacerdoti professi dei Missionari del Sacratissimo Cuore di Gesù e sette Compagni laici, tra cui un ragazzo di 12 anni, uccisi, in odio alla fede in Guatemala tra il 1980 e il 1991, nel corso di una prolungata e sistematica persecuzione della Chiesa perché impegnata nella tutela della dignità e dei diritti dei poveri. Papa Francesco lo ripete spesso: oggi ci sono più martiri dei primi tempi cristiani.

Infine, tra le udienze del giorno il Papa ha ricevuto Michael Richard Pence, vicepresidente degli Stati Uniti. Francesco gli ha donato una copia del suo : in questo testo il Papa invita a costruire un mondo più giusto, solidale e fraterno per costruire la pace, perché ancora oggi le guerre “non cessano di colpire specialmente i più poveri e i più deboli”. Ogni guerra - scrive il Papa - è “un fratricidio” che “comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio”. E infine: “Si tratta prima di tutto di credere nella possibilità della pace, di credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace. In questo, ci può ispirare l’amore di Dio per ciascuno di noi, amore liberante, illimitato, gratuito, instancabile”.

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24 gennaio 2020, 15:00