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Il giovane Jorge Mario Bergoglio Il giovane Jorge Mario Bergoglio

Il Papa: padre Fiorito, l'uomo che insegnava a essere amici di Dio

La Civiltà Cattolica pubblica a cura di padre Josè Luis Narvaja, gli “Scritti” di padre Miguel ?ngel Fiorito, gesuita argentino scomparso nel 2005, uno dei grandi maestri di spiritualità della Compagnia, il cui insegnamento ha formato generazioni di gesuiti latinoamericani, compreso Papa Francesco. Il quale nella prefazione al volume scrive: questi suoi scritti sono un dono, “faranno un grande bene a tutta la Chiesa”

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

Non è una novità che Jorge Mario Bergoglio firmi la prefazione di un testo di uno dei maestri della sua anima e di quelle di tanti giovani gesuiti argentini e uruguayani. Già nell’85 aveva accettato di introdurre il secondo dei due libri scritti da padre Miguel Ángel Fiorito, intitolato “Discernimento e lotta spirituale”, facendo tra l’altro un’osservazione: “Discernimento spirituale è avere il coraggio di vedere nei nostri volti umani le tracce divine”. Perché questo è ciò che ha fatto per tutta la vita padre Fiorito, “sentire e gustare” i passi di Dio nel cuore e insegnare ai suoi confratelli il modo di recepirli in tutta la loro profondità, tenendo a bada gli inganni dello “spirito malvagio”.

Alla Scuola dello spirito

Trentaquattro anni dopo l’“allievo” Bergoglio è diventato Vicario di Cristo ma il tempo non ha scalfito il sentimento di gratitudine per gli insegnamenti dell’antico “Maestro Fiorito”, come i gesuiti amavano chiamarlo. Lo dimostra la decisione del Papa di presentare di persona, venerdì prossimo alle 18.30 nella Curia Generalizia della Compagnia di Gesù, gli "Scritti” del gesuita argentino che ora la Civiltà Cattolica pubblica riorganizzati in 5 volumi a cura di padre José Luis Narvaja. Le tre pagine di prefazione firmate dal Papa sono espressione di una immutata riconoscenza per l’uomo che con il suo “Centro di spiritualità” e il suo “Bollettino” ha contribuito in modo lucido a far recepire la novità del Concilio nella sua Provincia religiosa e in particolare a sviluppare la cosiddetta “teologia del popolo”, di cui è intessuto il magistero di Francesco.

Il fiuto del "nemico"

Padre Fiorito, scrive il Papa, aveva interiorizzato una massima di San Pietro Faber e cioè che “saper ricevere e saper comunicare sono due cose diverse e ognuna richiede una grazia”. Una grazia che il professore argentino possedeva in modo sommo. “I suoi scritti – osserva Francesco – distillano misericordia spirituale – insegnamenti per chi non sa, buoni consigli per chi ne ha bisogno, correzione per chi sbaglia, consolazione per il triste e aiuti per avere pazienza nella desolazione”. Da buon gesuita praticava assiduamente l’arte degli esercizi – in particolare nella seconda metà della sua vita – raccomandandoli in tutte le sue forme, e aveva sviluppato, nota ancora il Papa, “un olfatto speciale per ‘fiutare’ lo spirito malvagio; sapeva individuare la sua azione, riconoscere i suoi tic, smascherarlo per i sui frutti cattivi, per il retrogusto dal sapore cattivo e la scia di desolazione” che Satana “lascia al suo passaggio”.

Il foglietto che consola

Francesco rievoca l’immagine di padre Fiorito pericolosamente arrampicato sulla scala della sua biblioteca personale – un’intera parete di sei metri per quattro – intento a scovare in uno dei tanti cassetti zeppi di “foglietti”, schede di studio, preghiere e azioni, quello giusto da consegnare “senza tante parole” al confratello che gli aveva confidato “qualche inquietudine” o che il religioso stesso “aveva intuito ascoltandolo parlare delle sue cose”.

Un bene per tanti

Miguel Ángel Fiorito, sostiene il Papa, “è stato fondamentalmente un uomo di dialogo e di ascolto. Ha insegnato a molti a pregare – a dialogare in amicizia con Dio”, provando tutto ma “tenendo solo ciò che è buono”. In breve, un “padre amorevole, maestro paziente e avversario fermo” quando necessario, “ma sempre rispettoso e leale, mai nemico”, capace di discernere “il tempo di Dio” nelle cose e insegnare che proprio il discernimento è la “cura dalla cecità spirituale”, quella “triste malattia” che fa da schermo all’azione divina. La convinzione di Francesco è che “questi scritti faranno un gran bene a tutta la Chiesa”. “Hanno l’altezza di un grande sogno”, chiosa, e l’auspicio è che in modo simile al passato, quando hanno segnato la vita di molte anime, i pensieri del “Maestro Fiorito” possano mettere “radici” e dare “fiori e frutti nella vita di tante persone”.

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09 dicembre 2019, 12:22