Il Papa: non temete di dare alla fede volto e carne thailandese
Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
La Chiesa cattolica in Thailandia, “piccola candela accesa da Gesù” sin dal 1669, con i suoi sacerdoti, religiosi, seminaristi e catechisti, incontra il Papa e da lui viene rilanciata nell’opera coraggiosa di apostolato come uno “strumento nelle mani creatrici del Signore”: "non cedete alla tentazione di pensare che siete pochi" - è il mandato di Francesco - “Lui scriverà con la vostra vita le più belle pagine della storia di salvezza in queste terre”.( Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Fede e martirio
Si può riassumere così l’intenso abbraccio di questa mattina, non lontano da Bangkok nel villaggio cattolico di Wat Roman, tra il Pontefice e circa mille degli appartenenti a congregazioni, società di vita apostolica, ordini monastici provenienti dalle varie diocesi della Thailandia, riuniti nella parrocchia di san Pietro nel distretto di Sam Phran. Non sono ancora le 10, la notte in Italia, quando il Papa inizia il suo terzo giorno a Bangkok arrivando in auto nel piazzale antistante la parrocchia tra due ali di folla festosa e colorata da centinaia di bandiere vaticane e thailandesi. Dopo un lungo giro tra i fedeli che lo acclamano, l’ingresso nella chiesa, un tempo fatta di bambù ora dalle linee moderne e slanciate. Questo è un luogo che parla di fede e di martirio, con l’attiguo Santuario dedicato al beato Nicolas Bunkerd Kitbamrung, un grande evangelizzatore e primo sacerdote thailandese morto martire nel 1944 per la tubercolosi contratta in carcere, durante la guerra franco-indocinese.
Una Chiesa di minoranza ma che sa dare testimonianza
Il Papa percorre la navata centrale e giunge all’altare accolto da un omaggio floreale poi la sosta silenziosa al Santissimo. Nella parrocchia di san Pietro gremita, ci sono i volti attenti e felici di una Chiesa “al servizio di tanti e in tanti ministeri”. Uomini e donne che affrontano le sfide del Paese, la crisi dei valori che mina la famiglia, la società che invecchia e il calo delle vocazioni, restando operosi nell’educazione, nella carità, nella promozione della dignità umana. A presentare questa realtà, orgoglioso, è il vescovo responsabile dei religiosi, monsignor Joseph Pradhan Sridarunsil. Poi, a nome di tutti, racconta la sua esperienza di vita e di fede, Benedetta Jongrak Donoran, postulante saveriana di 44 anni, di origine buddista, battezzata nel 2012.
Chiamati alla fecondità apostolica
E’ dalla sua testimonianza entusiasta che il Papa prende spunto nel discorso pronunciato in spagnolo. Benedetta, grazie alle suore del suo villaggio, ha scoperto Maria ed è stata attratta dalla sua bellezza; poi pian piano, l'incontro con Dio amore - la Buona notizia per cui dare la vita - l 'ha convertita. Ecco allora: innanzitutto bisogna esprimere gratitudine per chi ci ha generato nell’amore e nell’amicizia con Gesù, chi con “fedeltà e dedizione” è stato fecondo. Francesco parte da qui, perché ogni "storia vocazionale" - dice - è segnata, come quella di Benedetta, dalle "presenze che ci hanno aiutato a scoprire e discernere il fuoco dello Spirito” :
Pensiamo a loro, siamo grati e, sulle loro spalle, sentiamoci anche noi chiamati a essere uomini e donne che aiutano a generare la vita nuova che il Signore ci dona. Chiamati alla fecondità apostolica, chiamati a essere agguerriti lottatori per le cose che il Signore ama e per le quali ha dato la vita; chiediamo la grazia che i nostri sentimenti e i nostri sguardi possano palpitare al ritmo del suo Cuore e, oserei dirvi, fino a piagarsi per lo stesso amore; possano essere appassionati per Gesù e per il Suo Regno.
Saper ridestare alla bellezza e allo stupore
Ma come coltivare la fecondità apostolica? si snoda intorno a questo interrogativo il discorso del Pontefice. Lasciamoci guidare da bellezza e stupore, è la prima indicazione del Papa, usiamoli come strumento di evangelizzazione. Come nella storia di Benedetta, ricorda infatti Francesco, è stata la "bellezza" della Vergine Maria col suo "sguardo speciale" ad attirarla col desiderio di conoscerla sempre di più, così deve essere per i consacrati nel mondo. Occorre “ridestare alla bellezza, alla meraviglia, allo stupore capace di aprire nuovi orizzonti e suscitare nuovi interrogativi”:
Una vita consacrata che non è in grado di aprirsi alla sorpresa è una vita che è rimasta a metà strada. Questo lo voglio ripetere, non è nel testo: una vita consacrata che non è capace di sorprendersi ogni giorno, di gioire o di piangere, ma di sorprendersi, è una vita consacrata che rimane a metà strada. Il Signore non ci ha chiamati per mandarci nel mondo a imporre obblighi alle persone, o carichi più pesanti di quelli che già hanno, e sono molti, ma a condividere una gioia, un orizzonte bello, nuovo e sorprendente.
Non abbiate paura di inculturare il Vangelo sempre più
Riprendendo le parole di Benedetto XVI e dell’, Papa Francesco ricorda alla Chiesa di Thailandia che non “si cresce per proselitismo, ma per attrazione” e che credere in Cristo è una "cosa bella" e capace di colmare di gioia, "anche in mezzo alle prove". Dunque il forte incoraggiamento del Papa che ripete lentamente a chi lo ascolta, è a non aver paura di cercare nuove forme, simboli, immagini e musiche per inculturare sempre più il Vangelo, e” ridestare il desiderio di conoscere il Signore”:
Preparando questo incontro ho potuto leggere, con una certa pena, che per molti la fede cristiana è una fede straniera, è la religione degli stranieri. Questa realtà ci spinge a cercare con coraggio i modi per confessare la fede “in dialetto”, alla maniera in cui una madre canta la ninna nanna al suo bambino. Con tale fiducia darle volto e “carne” tailandese, che è molto di più che fare delle traduzioni. È lasciare che il Vangelo si svesta di vestiti buoni ma stranieri, per risuonare con la musica che a voi è propria in questa terra e far vibrare l’anima dei nostri fratelli con la stessa bellezza che ha incendiato il nostro cuore.
Incontro al fratello con lo sguardo di Gesù
La bellezza della fede dunque, da donare e da ridestare, ma anche la bellezza dello sguardo di Gesù da fare propria per essere missionari. Spiegando ancora a religiosi, consacrati e seminaristi di Thailandia come coltivare la fecondità apostolica, Francesco aggiunge due tasselli. Il primo è assumere lo sguardo di Gesù, quello che “trasforma e fa emergere il meglio degli altri”, che va oltre le apparenze e celebra la bellezza autentica che vive in ogni persona, sia essa abbandonata, emarginata, disprezzata. Perchè tutti sono fratelli:
Desidero sostenere e incoraggiare tanti di voi che, quotidianamente, spendono la propria vita servendo Gesù nei fratelli, come evidenziava il Vescovo nel presentarvi – lo si vedeva orgoglioso –; a tanti di voi che riescono a vedere la bellezza dove altri solo vedono disprezzo, abbandono o un oggetto sessuale da sfruttare. Così, voi siete segno concreto della misericordia viva e operante del Signore. Segno dell’unzione del Santo in queste terre.
Senza la preghiera vita e missione non hanno senso
Ma la fecondità apostolica richiede e si sostiene grazie alla preghiera e al fervore. Ancora questo ricorda il Papa a quanti lo ascoltano nella parrocchia di san Pietro. Senza l’intimità della preghiera coltivata ogni giorno, dice Francesco - come in tanti casi ci hanno insegnato i nostri nonni - non si può essere inviati nel mondo. Il fervore di un religioso o di un catechista, rimarca, si alimenta del volto del Signore e di quello dei fratelli. La preghiera- ribadisce il Papa parlando a braccio - è il centro di tutto:
Quanti di noi abbiamo ricevuto la fede dai nostri nonni! E li abbiamo visti così, tra le faccende di casa, con la corona in mano consacrare tutta la giornata. La contemplazione nell’azione, permettendo a Dio di entrare in tutte le piccole cose di ogni giorno. È essenziale che oggi la Chiesa annunci il Vangelo a tutti, in ogni luogo, in ogni occasione, senza indugi e senza paura, come persone che ogni mattina, in un incontro personale col Signore, vengono nuovamente inviate. Senza la preghiera, tutta la nostra vita e la nostra missione perdono senso, forza e fervore.
Siate strumenti nelle mani creatrici del Signore
Tornare al Signore ogni giorno, per bere l’acqua che dà vita, e poi, andare incontro ai fratelli: questo dunque è nel cuore del Papa, che alle forze vive della Chiesa thailandese lascia un incoraggiamento che supera le difficoltà di essere minoranza :
Vi chiedo, per favore, di non cedere alla tentazione di pensare che siete pochi; pensate piuttosto che siete piccoli, piccoli strumenti nelle mani creatrici del Signore. Lui scriverà con la vostra vita le più belle pagine della storia della salvezza in questa terra.
A suggellare l'incontro, al termine del discorso del Papa accompagnato da un lungo applauso, la preghiera recitata insieme per le vocazioni:
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