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Il Papa all'Angelus: non c'è vita dove c'è egoismo

Commentando il brano del Vangelo proposto dalla liturgia, Papa Francesco all'Angelus parla della risurrezione. La dimensione terrena non è l'unica, dice, bisogna essere in attesa dell'al di là. Dio ama la vita e la vita, afferma ancora il Papa, è dove ci sono "relazioni vere e legami di fedeltà"

Adriana Masotti - Città del Vaticano

E' la fede nella risurrezione dei morti e, dunque, la vita eterna al centro delle di questa domenica. Il brano odierno del Vangelo presenta Gesù che dialoga con alcuni sadducei a proposito della risurrezione in cui essi non credevano. Per questo gli propongono un caso insidioso: “Di chi sarà moglie, nella risurrezione, una donna che ha avuto sette mariti successivi, tutti fratelli tra loro, i quali uno dopo l’altro sono morti?” La risposta di Gesù si colloca su un altro piano: dice che i risorti non prendono più moglie o marito, e che non possono più morire perché sono simili agli angeli.

Con questa risposta, Gesù anzitutto invita i suoi interlocutori – e anche noi – a pensare che questa dimensione terrena in cui viviamo adesso non è l’unica dimensione, ma ce n’è un’altra, non più soggetta alla morte, in cui si manifesterà pienamente che siamo figli di Dio.

Ascolta il servizio con la voce del Papa

Che ne sarà della nostra vita?

Francesco afferma che le parole di Gesù sulla vita oltre la morte danno “grande consolazione e speranza” e che di questo “abbiamo tanto bisogno specialmente nel nostro tempo, così ricco di conoscenze sull’universo ma così povero di sapienza sulla vita eterna”. La certezza della risurrezione, spiega ancora, ha il suo fondamento nella “fedeltà di Dio che è il Dio della vita”. E dice che la domanda profonda che si nasconde nel quesito dei sadducei è di chi sarà la vita di quella donna.

Si tratta di un dubbio che tocca l’uomo di tutti i tempi e anche noi: dopo questo pellegrinaggio terreno, che ne sarà della nostra vita? Apparterrà al nulla, alla morte? 

La vita c'è dove ci sono relazioni vere

Gesù ci assicura, continua il Papa, che la nostra vita “appartiene a Dio”, a Dio che ci ama e che si lega strettamente a noi. E' il "Dio non è dei morti, ma dei viventi”. E aggiunge:

La vita sussiste dove c’è legame, comunione, fratellanza; ed è una vita più forte della morte quando è costruita su relazioni vere e legami di fedeltà. Al contrario, non c’è vita dove si ha la pretesa di appartenere solo a sé stessi e di vivere come isole: in questi atteggiamenti prevale la morte. E’ l’egoismo. Io vivo per me stesso: sto seminando morte nel mio cuore. 

Francesco conclude con un’invocazione alla Vergine Maria perché lei ci aiuti a vivere nell’attesa della resurrezione dei morti e della vita che verrà. E raccomanda: “Aspettare l’al di là."

Gli appelli del Papa dopo la preghiera dell'Angelus

Dopo la preghiera mariana, Francesco rivolge due appelli per altrettanti Paesi a cui si dice particolarmente vicino..Il primo è per una reale pacificazione in Sud Sudan, il secondo per il ritorno ad un clima di tranquillità in Bolivia, dopo le violenze a seguito delle recenti elezioni. Ricorda poi la Beata Maria Emilia Riquelme y Zayas, fondatrice delle Suore Missionarie del Santissimo Sacramento e di Maria Immacolate e San Bartolomeo Fernandes dei Martiri. Infine, in occasione dell'odierna Giornata Nazionale del Ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro, in Italia, Papa Francesco chiede politiche che favoriscano l'occupazione e quindi la dignità a tutti. 

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10 novembre 2019, 12:30