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#SinodoAmazonico. I giovani, protagonisti dell’ecologia integrale

Nel pomeriggio di lunedì 7 ottobre, i lavori del Sinodo speciale per la Regione Panamazzonica sono proseguiti, alla presenza del Papa, con la 2° Congregazione generale e con le elezioni dei membri della Commissione per l’elaborazione del documento finale e della Commissione per l’informazione. 176 i Padri Sinodali in Aula.

Pope - Città del Vaticano

Sono stati eletti i quattro membri della Commissione per l’elaborazione del Documento finale del Sinodo, a maggioranza assoluta, mediante scrutini separati. Si tratta dei Monsignori Mario Antonio Da Silva, vescovo di Roraima in Brasile; Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, o.f.m., arcivescovo di Trujillo e presidente Conferenza episcopale del Perù; Nelson Jair Cardona Ramírez, vescovo di San José del Guaviare in Colombia, e Sergio Alfredo Gualberti Calandrina, Arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia.

Altri tre membri saranno scelti dal Papa

Eletto inizialmente, il Cardinale Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Città del Messico, ha espresso il desiderio di cedere il posto ad un padre sinodale proveniente da una delle sette Conferenze episcopali direttamente coinvolte nell’area amazzonica. I presuli eletti si vanno ad aggiungere al resto della Commissione composta dal relatore generale e presidente, il cardinale Claudio Hummes; dal segretario generale del Sinodo dei vescovi, cardinale Lorenzo Baldisseri; dal pro-segretario generale, monsignor Mario Grech; dai due segretari speciali: il cardinale Michael Czerny e monsignor David Martinez de Aguirre Guinea. Altri tre membri di nomina pontificia saranno ufficializzati nei prossimi giorni.

Eletti anche i membri della Commissione per l’Informazione 

Il Sinodo è passato poi alla votazione di quattro membri della Commissione per l’Informazione, eletti mediante scrutini separati a maggioranza relativa. Sono stati eletti i Monsignori Erwin Kräutler, c.pp.s., prelato emerito di Xingu, in Brasile; Rafael Cob García, vicario apostolico di Puyo, in Ecuador; José Ángel Divassón Cilveti, s.d.b., già Vicario Apostolico di Puerto Ayacucho in Venezuela e, infine, l’italiano padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”. Questi nomi vanno ad aggiungersi alla squadra presieduta da Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione e composta dal segretario, padre Giacomo Costa; dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni; dal direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione Andrea Tornielli; da  suor Maria Ines Lopes dos Santos, assessore della Commissione Episcopale per l’Amazzonia della Conferenza Episcopale del Brasile e da Mauricio López Oropeza, segretario esecutivo della Rete Ecclesiale Panamazzonica.

Greta Thunberg e il protagonismo dei giovani

Quindi, spazio agli interventi dei Padri Sinodali, su diversi punti dell’Instrumentum Laboris. In continuità con il Sinodo sui giovani del 2018, si è riflettuto sull’importanza del protagonismo giovanile nell’ecologia integrale, con l’esempio della giovane attivista svedese Greta Thunberg e dell’iniziativa “Lo sciopero per il clima”. La “opzione per i giovani”, la necessità di dialogare con loro sui temi della salvaguardia del Creato sono state richiamate più volte, insieme alla necessità di valorizzare l’impegno sociale dei ragazzi, capaci di spronare la Chiesa ad essere profetica in questo ambito. Il cuore giovane – si è detto – vuole costruire un mondo migliore, perché la generazione dei giovani rappresenta una Dottrina sociale in movimento. Più di tanti altri, i ragazzi oggi avvertono l’esigenza di stabilire una nuova relazione con il Creato, una relazione che non sia di tipo predatorio, ma che sia attenta alle sofferenze del pianeta. Per questo, il tema ambientale – a carattere anche ecumenico ed interreligioso – va colto dalla Chiesa come una sfida in positivo, come un’esortazione a dialogare con i giovani, aiutandoli nel giusto discernimento affinché il loro impegno per la salvaguardia del Creato non sia solo uno slogan “verde e alla moda”, ma diventi davvero una questione di vita o di morte, per l’uomo e per il pianeta.

Tutela delle falde acquifere

Da alcuni Padri Sinodali, inoltre, si è levato l’appello a tutelare le falde acquifere dalle contaminazioni chimiche derivanti dalle produzioni multinazionali, affinché le popolazioni indigene possano sopravvivere conservando la cultura e seguendo nuovi cammini di evangelizzazione. Le massicce attività estrattive industriali sono state citate in più interventi in Aula, con particolare preoccupazione per gli abusi, commessi da alcune imprese, che si ripercuotono con gravi conseguenze sui popoli autoctoni. Per questo, i vescovi hanno richiamo più volte la necessità di rispettare i diritti sia umani che ambientali, perché una vera ecologia integrale richiede un nuovo equilibrio tra l’uomo e la natura.

I combustibili fossili e la questione climatica

Lo sguardo dell’Aula è andato anche alla questione climatica i cui cambiamenti stanno stravolgendo il Creato. Il clima è un bene globale, si è detto, un bene che deve essere tutelato e preservato per le prossime generazioni. È stato suggerito che si smetta di usare i combustibili fossili, soprattutto nei Paesi più industrializzati, i maggiori responsabili dell’inquinamento. In Aula si è riflettuto anche sulla necessità di superare quelle forme di colonialismo che hanno caratterizzato gran parte della missione dei secoli passati, in favore della preservazione delle identità culturali dell’Amazzonia: ogni singola cultura, infatti, dà il suo contributo alla cattolicità della Chiesa, costituita dal rispetto e dalla complementarietà. E citando San Giovanni Paolo II, i Padri Sinodali hanno ricordato che Cristo anima il centro stesso di ogni cultura. Perché, in fondo, si è sottolineato come la Chiesa sia un complesso ecosistema con una “biodiversità spirituale meravigliosa” che si esprime in varie comunità, espressioni culturali, forme di vita consacrata e ministeri. Più volte, è stato citato San Paolo come primo Apostolo dell’inculturazione, colui che si fece “greco tra i greci”.

I riti indigeni

Spazio, inoltre, alla riflessione sui riti indigeni: la Chiesa – si è detto – considera con benevolenza tutto ciò che non è legato a superstizioni, purché possa armonizzarsi con il vero spirito liturgico. Di qui, il suggerimento di avviare in Amazzonia un processo di condivisione delle esperienze di quelle comunità indigene che hanno celebrazioni inculturate per alcuni sacramenti come il Battesimo, il matrimonio o l’ordinazione sacerdotale. In tal modo, una delle proposte avanzate è stata quella di pensare di stabilire - ad experimentum e secondo il giusto discernimento teologico, liturgico e pastorale - un rito amazzonico cattolico per vivere e celebrare la fede in Cristo. In fondo, si è sottolineato in Aula, così come esiste un ecosistema ambientale, esiste anche un ecosistema ecclesiale.

I viri probati

Qualche intervento, infine, si è soffermato sulla questione dei così detti viri probati, descritta dal Documento di lavoro sinodale come una delle proposte per assicurare frequentemente i Sacramenti, là dove la carenza dei sacerdoti è particolarmente spiccata: si tratta di una necessità legittima – si è detto in Aula – ma che non può condizionare un ripensamento sostanziale della natura del sacerdozio e del suo rapporto con il celibato, previsto dalla Chiesa di rito latino. Piuttosto, si è suggerita una pastorale vocazionale tra i giovani indigeni, così da favorire l’evangelizzazione anche delle zone più remote dell’Amazzonia, affinché non si creino “cattolici di prima classe” che possono accostarsi facilmente all’Eucaristia e “cattolici di seconda classe”, destinati a rimanere senza il Pane di Vita anche per due anni di seguito.

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07 ottobre 2019, 20:30