Briefing sul Sinodo: gratitudine al Papa per aver portato “qui” l’Amazzonia
Debora Donnini – Città del Vaticano
“Papa Francesco ha voluto portare questi popoli nel cuore della Chiesa”. Le parole di monsignor David Martínez De Aguirre Guinea, Vicario Apostolico di Puerto Maldonado in Perù e uno dei segretari speciali di questo Sinodo, esprimono quei sentimenti che emergono anche dalle parole di diversi relatori a questo primo briefing della Sala Stampa sul Sinodo per l’Amazzonia: gratitudine e gioia per come il Papa è stato capace di portare “qui” l’Amazzonia. “Dobbiamo dare visibilità a questi popoli, che hanno tanto da dire al pianeta”, chiede monsignor De Aguirre.
Ad unirsi nella gratitudine per lo spazio di ascolto dei popoli indigeni aperto da questo cammino sinodale, è senz’altro suor Alba Teresa Cediel Castillo, delle Suore Missionarie di Maria Immacolata e di SS. Caterina da Siena, che opera in Colombia. Si sofferma sulle ferite delle popolazioni dell’Amazzonia. Lei che ha speso la vita fra gli indigeni come peraltro la fondatrice della sua Congregazione, Santa Laura Montoya, che diede vita alla missione fra gli indios nella selva. Da donna, suor Alba Teresa, conosce bene le sofferenze delle donne in quei contesti, per la guerriglia e il narcotraffico, ma anche la loro importante presenza. In particolare racconta, come le suore missionarie in Amazzonia, in mancanza di sacerdoti, battezzino, siano testimoni dell’amore delle coppie che desiderano sposarsi, e poi ascoltano delle confessioni, spesso di persone malate e in punto di morte, anche se non possono dare l’assoluzione. “Le donne in Amazzonia svolgono un ruolo di primo piano, che ci auguriamo che la Chiesa riconosca sempre di più”, dice.
Il dolore per tante ferite che si vivono in Amazzonia traspare anche dall’intervento del vescovo di Cayenne, nella Guyana francese, monsignor Emmanuel Lafont che lavora dal 2004 in Amazzonia e si è soffermato in particolare sulla situazione del Suriname: in tanti si sentono abbandonati dallo Stato, c’è mancanza di riconoscimento di diritti, i giovani si staccano dai genitori, e così non c’è più diffusione della cultura tradizionale.
Nell’intervento del prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, la sottolineatura che si sta facendo un processo e che, come ha messo in evidenza stamani il Papa, l’Instrumentum laboris è “un testo-martire” nel senso che è destinato ad essere distrutto, perché è un punto di partenza per quello che farà lo Spirito. A proposito della richiesta di affidare il ministero sacerdotale ai cosiddetti 'viri probati', uomini sposati della comunità locale, vista la vastità del territorio e in proporzione la scarsità di sacerdoti, emersa nella Relazione introduttiva al Sinodo del cardinale Claudio Hummes, che si è fatto portavoce delle comunità cattoliche in Amazzonia, questa "non è l'unica" possibilità", ha chiarito Ruffini. Non è detto che questa sia la risposta ma non ascoltare la richiesta che arriva dalla comunità cattolica dell'Amazzonia sarebbe stato sbagliato.
In questo senso intervenendo padre Giacomo Costa, segretario della Commissione per l’informazione di cui Ruffini è presidente, sottolinea “la necessità di non avere paura di affrontare le sfide” che si trovano davanti i padri sinodali perché poi ci sarà tutto il Sinodo per affrontare le questioni in maniera collegiale.
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