蜜桃交友

Laura De Luca 鈥� Città del Vaticano

La Laudato si鈥� è una enciclica ecologica? Verde? O non piuttosto una enciclica sociale? E鈥� una enciclica sociale, ha ricordato Papa Francesco, in quanto tutelare l鈥檃mbiente oggi significa tutelare l鈥檜omo, la sua dignità, il suo destino. Già nell鈥檕尘别濒颈补 di inizio pontificato, il 19 marzo 2013 Papa Francesco aveva detto:

鈥淐ustodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato! 鈥� La vocazione del custodire (鈥�) è l鈥檃vere rispetto per ogni creatura di Dio e per l鈥檃mbiente in cui viviamo. E鈥� il custodire la gente, l鈥檃ver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. (鈥�) In fondo, tutto è affidato alla custodia dell鈥檜omo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!鈥�

Concetti che sono in perfetta continuità con la Dottrina Sociale della Chiesa e con la cosiddetta 鈥渆cologia umana鈥�. Il primo a parlarne fu Paolo VI, 苍别濒濒鈥� del 7 novembre1973:

"Non possiamo tacere il nostro doloroso stupore per l鈥檌ndulgenza, anzi per la pubblicità e la propaganda, oggi tanto ignobilmente diffusa, per ciò che conturba e contamina gli spiriti, con la pornografia, gli spettacoli immorali, e le esibizioni licenziose. Dov鈥�è l鈥檈cologia umana?"

Certamente Paolo VI partiva dalla sensibilità di un uomo di chiesa del suo tempo, in anni in cui la rivoluzione dei costumi stava capovolgendo i valori elementari, e gettava le basi per una disinvolta quanto colpevole incoscienza nei confronti dei rapporti sacri che intercorrono tra l鈥檜omo e la natura, e dunque e di conseguenza tra gli uomini. Già due anni prima, nella Lettera apostolica Octagesima Adveniens al numero 21 Papa Montini scrive: 

鈥淢entre l鈥檕rizzonte dell鈥檜omo si modifica, in tale modo, tramite le immagini che sono scelte per lui, un鈥檃ltra trasformazione si avverte, conseguenza tanto drammatica quanto inattesa dell鈥檃ttività umana. L鈥檜omo ne prende coscienza bruscamente: attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione. Non soltanto l鈥檃mbiente materiale diventa una minaccia permanente: inquinamenti e rifiuti, nuove malattie, potere distruttivo totale; ma è il contesto umano, che l鈥檜omo non padroneggia più, creandosi così per il domani un ambiente che potrà essergli intollerabile: problema sociale di vaste dimensioni che riguarda l鈥檌ntera famiglia umana. A queste nuove prospettive il cristiano deve dedicare la sua attenzione, per assumere, insieme con gli altri uomini, la responsabilità di un destino diventato ormai comune鈥�.

Poco meno di un decennio prima, all鈥檕mbra di san Francesco, ovvero in occasione del suo , il 4 ottobre 1962, Papa Giovanni XXIII aveva già suggerito questa lettura antropologica del rispetto del creato鈥�

"Paradiso sulla terra è l'uso moderato e saggio delle cose belle e buone, che la Provvidenza ha sparso nel mondo, esclusive di nessuno, utili a tutti. (鈥�) Sia pace nella concordia, nella comunicazione scambievole, da un capo all'altro del mondo, delle immense ricchezze di vario ordine e natura, che Dio ha affidato all'intelletto, alla volontà, alla indagine degli uomini, affinché la giusta ripartizione segni l'ascesa di quei principi di socialità che sono da Dio e a Dio riportano".

鈥淧aradiso sulla terra è l'uso moderato e saggio delle cose belle e buone, che la Provvidenza ha sparso nel mondo, esclusive di nessuno, utili a tutti鈥�. Non si può godere del creato se non in un鈥檕ttica comunitaria, sociale, di condivisione. Lo conferma Giovanni Paolo II il 24 marzo 1997, parlando ai partecipanti a un . Mancano meno di tre anni al nuovo millennio鈥�

"E鈥� il rapporto che l鈥檜omo ha con Dio a determinare il rapporto dell鈥檜omo con i suoi simili e con il suo ambiente. Ecco perché la cultura cristiana ha sempre riconosciuto nelle creature che circondano l鈥檜omo altrettanti doni di Dio da coltivare e custodire con senso di gratitudine verso il Creatore. (鈥�) .
Nell鈥檈tà moderna secolarizzata si assiste all鈥檌nsorgere di una duplice tentazione: una concezione del sapere inteso non più come sapienza e contemplazione, ma come potere sulla natura, che viene conseguentemente considerata come oggetto di conquista. L鈥檃ltra tentazione è costituita dallo sfruttamento sfrenato delle risorse, sotto la spinta della ricerca del profitto senza limiti, secondo la mentalità propria delle società moderne di tipo capitalistico.
L鈥檃mbiente è così diventato spesso una preda a vantaggio di alcuni forti gruppi industriali e a scapito dell鈥檜manità nel suo insieme, con conseguente danno per gli equilibri dell鈥檈cosistema, della salute degli abitanti e delle generazioni future. (鈥�)
Ma l鈥檈quilibrio dell鈥檈cosistema e la difesa della salubrità dell鈥檃mbiente hanno bisogno proprio della responsabilità dell鈥檜omo e di una responsabilità che deve essere aperta alle nuove forme di solidarietà. Occorre una solidarietà aperta e comprensiva verso tutti gli uomini e tutti i popoli, una solidarietà fondata sul rispetto della vita e sulla promozione di risorse sufficienti per i più poveri e per le generazioni future".

La tutela dell鈥檃mbiente non può non passare per l鈥檃ttenzione agli altri, ai più deboli. Lo conferma anche Benedetto XVI 苍别濒濒鈥� del 26 agosto 2009, quando il degrado ambientale è ormai un danno conclamato

"La terra è dono prezioso del Creatore, il quale ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci, dandoci così i segnali orientativi a cui attenerci come amministratori della sua creazione. E鈥� proprio a partire da questa consapevolezza, che la Chiesa considera le questioni legate all鈥檃mbiente e alla sua salvaguardia intimamente connesse con il tema dello sviluppo umano integrale. A tali questioni ho fatto più volte riferimento nella mia ultima Enciclica Caritas in veritate, richiamando 鈥渓鈥檜rgente necessità morale di una rinnovata solidarietà鈥� (n. 49) non solo nei rapporti tra i Paesi, ma anche tra i singoli uomini, poiché l鈥檃mbiente naturale è dato da Dio per tutti, e il suo uso comporta una nostra personale responsabilità verso l鈥檌ntera umanità, in particolare verso i poveri e le generazioni future (cfr ivi, 48). Avvertendo la comune responsabilità per il creato (cfr ivi, 51), la Chiesa non solo è impegnata a promuovere la difesa della terra, dell鈥檃cqua e dell鈥檃ria, donate dal Creatore a tutti, ma soprattutto si adopera per proteggere l鈥檜omo contro la distruzione di se stesso. Infatti, 鈥渜uando l鈥�«ecologia umana» è rispettata dentro la società, anche l鈥檈cologia ambientale ne trae beneficio鈥� (ibid.). Non è forse vero che l鈥檜so sconsiderato della creazione inizia laddove Dio è emarginato o addirittura se ne nega l鈥檈sistenza? Se viene meno il rapporto della creatura umana con il Creatore, la materia è ridotta a possesso egoistico, l鈥檜omo ne diventa 鈥渓鈥檜ltima istanza鈥� e lo scopo dell鈥檈sistenza si riduce ad essere un鈥檃ffannata corsa a possedere il più possibile.  Il creato, materia strutturata in modo intelligente da Dio, è affidato dunque alla responsabilità dell鈥檜omo, il quale è in grado di interpretarlo e di rimodellarlo attivamente, senza considerarsene padrone assoluto. L鈥檜omo è chiamato piuttosto ad esercitare un governo responsabile per custodirlo, metterlo a profitto e coltivarlo, trovando le risorse necessarie per una esistenza dignitosa di tutti".

Ascolta la puntata di domenica 22 settembre di Le voci dei Papi su Radio Vaticana Italia dedicata al Magistero sulla tutela del creato