I Papi e il sud d'Italia
Laura De Luca - Città del Vaticano
A metà del XX secolo le popolazioni del sud d’Italia sono le più esposte alla necessità di cercare migliori condizioni di vita all’estero. Ecco a chi va il pensiero di Papa Paolo VI nella
"Cari Lavoratori Italiani in Germania!
È a noi offerta la possibilità di rivolgervi una parola in occasione della festa di Tutti i Santi e del giorno dei Morti.
Ringraziamo di cuore il Westdeutscher Rundfunk, e profittiamo di questa opportunità per mandare a voi, Lavoratori Italiani emigrati in terra tedesca, un Nostro particolare saluto.
Perché a voi? Perché Noi sappiamo che queste ricorrenze dei Santi e dei Morti vi fanno ricordare le vostre Famiglie rimaste in Patria, le vostre città e i vostri paesi, le vostre parrocchie e i vostri cimiteri. Sono giorni del cuore quelli dei Santi e dei Morti. La memoria si riempie di immagini care e dolorose; ciascuno ripensa ai propri Defunti, ciascuno rivede i propri familiari scomparsi, i propri amici e compagni di lavoro perduti. Sono i giorni tristi. Si vorrebbe tornare indietro. Si vorrebbero avere i propri cari vicini, e con loro, come un tempo, andare al camposanto per mettere un cero, un fiore, e dire una preghiera sulle tombe dei propri Morti. Poi si vorrebbe essere ancora insieme, la sera, per sentire il conforto dell’intimità familiare. Una volta, Noi lo sappiamo, le famiglie, alla sera dei Santi, si riunivano attorno al fuoco, assaggiavano il vino nuovo e sbucciavano e gustavano le castagne lesse, dicevano insieme il Rosario; e poi parlavano; parlavano piano, con voce dolce e buona: Ti ricordi? Ti ricordi? e le immagini delle persone scomparse sembravano prendere vita, e venire quasi a discorso con i presenti: morti e vivi erano insieme in quella sera mesta e benedetta. Anche i piccoli stavano quieti, e ascoltavano. E dopo le parole, quel silenzio, quel silenzio insolito, quanti sentimenti, quante domande faceva sorgere nel fondo dei cuori: ma perché sono morti? e dove saranno? e tutto finisce così? e perché tanto si fatica e poi si muore? e che cosa è dunque questa nostra vita, che passa, che corre, come un fiume; e dove va? verso un’altra vita, e quale?"
Sud d’Italia: arretratezza, povertà, emigrazione. Almeno fino alla seconda metà del secolo scorso. E poi, mafia. Altro tragico distintivo. Nella , il 9 maggio 1993, in mezzo a tanta bellezza, Papa Giovanni Paolo II pronunciò quella parola forse per la prima volta.
"Carissimi, vi auguro, come ha detto il diacono, di andare in pace: di andare in pace di trovare la pace nella vostra terra. Carissimi, non si dimentica facilmente una tale celebrazione, in questa Valle, sullo sfondo dei templi: templi provenienti dal periodo greco che esprimono questa grande cultura e questa grande arte ed anche questa religiosità, i templi che sono testimoni oggi della nostra celebrazione eucaristica. E uno ha avuto nome di “Concordia”: ecco, sia questo nome emblematico, sia profetico. Che sia concordia in questa vostra terra! Concordia senza morti, senza assassinati, senza paure, senza minacce, senza vittime! Che sia concordia! Questa concordia, questa pace a cui aspira ogni popolo e ogni persona umana e ogni famiglia! Dopo tanti tempi di sofferenze avete finalmente un diritto a vivere nella pace. E questi che sono colpevoli di disturbare questa pace, questi che portano sulle loro coscienze tante vittime umane, devono capire, devono capire che non si permette uccidere innocenti! Dio ha detto una volta: “Non uccidere”: non può uomo, qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio! "
Ma la Sicilia non è solo mafia, ovviamente. Anzi, essa rappresenta forse la sintesi più significativa della spiritualità italiana. Pio XII, 17 ottobre 1954 per il Congresso mariano regionale della Sicilia. E il Papa si arrischia anche a parlare in dialetto!
"…voi potreste mostrare il disegno topografico dell'Isola, ed ivi indicare la splendida collana di Santuari mariani che si stende, attraverso ciascuna delle sue provincie, sui monti, sulle marine, sui fertili piani, rendendo così la Sicilia un feudo di Maria. (…) Oh, con quanto materno compiacimento la « bella Madre » — la « Bedda Matri », come voi dite — attende ed accoglie ogni volta gli umili suoi figli che a Lei vengono, alcuni dopo giorni e giorni di cammino a piedi nudi per sentieri assolati, altri sui fantasiosi carretti istoriati con sacre scene, nei costumi dai vividi colori, al canto delle ingenue « canzuni » e degli antichi « raziuneddi », ma recanti, nel segreto dei cuori, voti e speranze che non saprebbero confidare ad altri se non a Lei. Sì, solo a Lei, Madre buona e bella, che imparaste ad amare nelle mirabili immagini che di Lei dipinse Antonello da Messina, ove la nobiltà della celeste creatura si fonde in armonia con la dolcezza naturale della vostra indole".
Il Papa del nord Europa, il bavarese Benedetto XVI si trova a , nel particolare momento in cui alla storia del sud d’Italia si sovrappone (Siamo nei primi anni del nuovo secolo e del nuovo millennio) il dramma del sud del Mondo… Incontro con la cittadinanza, 14 giugno 2008:
"Ho accolto con grande gioia l’invito del Pastore della vostra Comunità diocesana, e sono lieto di visitare questa vostra Città che, mentre svolge un significativo ruolo nell’ambito del Mezzogiorno d’Italia, è chiamata a proiettarsi al di là del Mare Adriatico per comunicare con altre città ed altri popoli. In effetti, Brindisi, un tempo luogo d’imbarco verso l’Oriente per commercianti, legionari, studiosi e pellegrini, resta una porta aperta sul mare. Negli ultimi anni, i giornali e la televisione hanno mostrato le immagini di profughi sbarcati a Brindisi dalla Croazia e dal Montenegro, dall’Albania e dalla Macedonia …). Cari Brindisini, questa solidarietà fa parte delle virtù che formano il vostro ricco patrimonio civile e religioso: continuate con slancio rinnovato a costruire insieme il vostro futuro".
Ascolta in anteprima la puntata di Le Voci dei Papi di domenica 28 luglio dedicata al magistero dei Papi sul sud d’Italia. In collaborazione con l'Archivio Radio Vaticana (Pietro Cocco).
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