La Trinità nel Magistero dei Papi
Laura De Luca – Città del Vaticano
"Di fatto, nella vita orante della Chiesa universale precede e primeggia l'adorazione e la glorificazione della Santissima Trinità Augusta : Padre, Figlio e Spirito Santo".
Così Papa Giovanni XXIII il 24 giugno 1962 dalla basilica di . Nella vita della Chiesa primeggia la santissima Trinità…
"Oggi, Fratelli e Figli carissimi, è la festa di Dio; di Dio come a noi si è rivelato nel Vangelo, Uno nell’essenza, e Trino nelle Persone. Concludendo il suo itinerario liturgico, la nostra religione giunge a questa vetta luminosa, affermando fortissimamente la sua fede nell’unico Dio vivente in tre Persone eguali e distinte, nel cui nome Padre, e Figlio, e Spirito Santo noi siamo stati battezzati, cioè resi partecipi, in misteriosa ma straordinaria misura, alla stessa ineffabile e beatissima natura divina. Qui è il vertice della nostra scelta, anzi della nostra elezione suprema: noi stiamo per Iddio, l’eterno principio, la somma bontà, l’indispensabile fonte della nostra salvezza. Oggi quanto più è impugnata questa fondamentale verità, questa salutare realtà, questa beatissima presenza, noi dobbiamo credendo, pregando, operando, soffrendo ed amando, affermarla: è il nostro credo, sintesi del nostro pensiero, motivo del nostro operare".
Dio, spiega Paolo VI del 13 giugno 1976 si è rivelato così: amore. Creatore e padre, figlio e spirito che tutto muove verso la fine della storia, che ricapitolerà ogni cosa. Dopo la spiegazione teologica, papa Paolo VI volle aggiungere però una postilla relativa ai nostri tempi: valeva per i turbolenti anni settanta del secolo scorso, vale ancora oggi. Nell mistero della Trinità si annida il cuore della nostra fede e anche il nodo della attuale miscredenza…
È l’occasione per riflettere sulla questione religiosa in generale, e per accorgerci che uno dei motivi fondamentali dell’opposizione profana alla nostra fede oggi non è tanto la supposta vanità del suo contenuto, quanto la pienezza della Verità, che la fede ci svela e ci offre. Non si vuole il mistero; e così spesso si impugnano i titoli logici e legittimi per i quali esso è proposto a completamento, a chiarimento, a coronamento del nostro sempre insufficiente sforzo razionale circa i sommi problemi dell’universo e del nostro personale destino.
“Non si vuole il mistero”, che mette a prova la ns ragione, che ci lascia, come dirà qualche tempo dopo Giovanni Paolo II quasi sbigottiti…
Festeggiamo oggi, carissimi fratelli e sorelle, la Santissima Trinità, al termine delle grandi celebrazioni liturgiche della Pasqua e della Pentecoste. “Sia benedetto Dio Padre, / e l’Unigenito Figlio di Dio / e lo Spirito Santo”. Questa festa ci richiama al mistero fondamentale, inscrutabile della nostra fede, quello sublime del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, di fronte a cui ci troviamo sempre attoniti e adoranti. Anche noi esclamiamo con san Paolo: “O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!”
Era il , da pochi giorni Giovanni Paolo II si era ripreso dall’attentato in piazza san Pietro, e la voce rivela una grande debolezza. L’anno dopo, sempre in occasione della festa della Trinità, il il Papa mariano per eccellenza darà una lettura nuova e quasi inedita di questo mistero…
Rileggiamo il Nome della Trinità, cioè della realtà del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, nel Mistero dell’Incarnazione, ossia dell’Annunciazione. Rileggiamo questa realtà ineffabile, la realtà del Dio Vivente, nel suo massimo avvicinamento all’uomo: a questo unico essere umano, il cui nome è Maria di Nazaret e insieme a tutti gli uomini: a ciascuno! Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili,e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore: il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita... e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. La nostra preghiera dell’Angelus diventi oggi una particolare professione di fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo: nel Dio Trino ed Uno, che si è avvicinato sempre più verso l’uomo nel mistero dell’Incarnazione.
Sarà Papa Benedetto XVI, cantore della tenerezza di Dio per la sua creatura, ovvero dell’amore universale del Padre per tutti i suoi figli, il Papa autore della enciclica Deus Caritas est, a spiegarci in questa luce di amore, e con un respiro immenso di lode a tutto il creato, il .
Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà.
Ascolta la puntata di Le voci dei Papi sulla Trinità in onda domani domenica 16 giugno su Radio Vaticana Italia
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