Papa Francesco: l’unità non toglie le legittime diversità
Barbara Castelli – Città del Vaticano
“L’unione tra tutti i cristiani, pur incompleta, è basata sull’unico Battesimo ed è sigillata dal sangue e dalla sofferenza patita insieme nei tempi oscuri della persecuzione, in particolare nel secolo scorso sotto il regime ateistico”. Con queste parole, nel corso della dell’udienza generale, Papa Francesco delinea lo spirito del suo recente viaggio apostolico, tra il 31 maggio e il 2 giugno in Romania, precisando che la “gioia” maggiore è stata procedere in “mezzo al popolo romeno, come pellegrino nella sua terra”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa).
Con il Patriarca e il Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Romena abbiamo avuto un incontro molto cordiale, nel quale ho ribadito la volontà della Chiesa Cattolica di camminare insieme nella memoria riconciliata e verso una più piena unità, che proprio il popolo romeno invocò profeticamente durante la visita di San Giovanni Paolo II.
Un viaggio ecumenico
I diversi incontri del 30.esimo viaggio apostolico del Pontefice hanno “evidenziato il valore e l’esigenza di camminare insieme sia tra cristiani, sul piano della fede e della carità, sia tra cittadini, sul piano dell’impegno civile”. In modo particolare, in un Paese largamente ortodosso, significativo e intenso è stato l’abbraccio con il Patriarca Daniel e il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa romena
Questa importante dimensione ecumenica del viaggio è culminata nella solenne Preghiera del Padre Nostro, all’interno della nuova, imponente cattedrale Ortodossa di Bucarest. Questo è stato un momento di forte valore simbolico, perché il Padre Nostro è la preghiera cristiana per eccellenza, patrimonio comune di tutti battezzati. Nessuno può dire “Padre mio” e “Padre vostro”; no: Padre Nostro, patrimonio comune di tutti i battezzati. Abbiamo manifestato che l’unità non toglie le legittime diversità.
Veri testimoni del Vangelo
Nel corso della tre giorni, tanti sono stati anche gli appuntamenti con la comunità cattolica: la Santa Messa nella cattedrale di Bucarest, nella festa della Visitazione della Vergine Maria, “icona della Chiesa in cammino nella fede e nella carità”; la celebrazione nel Santuario di Șumuleu Ciuc, meta di moltissimi pellegrini; e la Divina Liturgia a Blaj, centro della Chiesa greco-cattolica in Romania, con la beatificazione di sette vescovi martiri greco-cattolici, “testimoni della libertà e della misericordia che vengono dal Vangelo”.
Uno di questi nuovi Beati, Mons. Iuliu Hossu, durante la prigionia scrisse: “Dio ci ha mandato in queste tenebre della sofferenza per dare il perdono e pregare per la conversione di tutti”. Pensando alle tremende torture a cui erano sottoposti, queste parole sono una testimonianza di misericordia.
Aprire i cuori e le porte
Dinanzi ai fedeli in piazza san Pietro, Papa Bergoglio ricorda poi l’incontro “intenso e festoso” con i giovani e le famiglie a Iaşi, “antica città e importante centro culturale, crocevia tra occidente e oriente”.
Un luogo che invita ad aprire strade su cui camminare insieme, nella ricchezza delle diversità, in una libertà che non taglia le radici ma vi attinge in modo creativo. Anche questo incontro ha avuto carattere mariano e si è concluso con l’affidamento dei giovani e delle famiglie alla Santa Madre di Dio.
L’ultima tappa del viaggio, conclude, è stata la visita alla comunità Rom di Blaj, dove il Pontefice ha rinnovato “l’appello contro ogni discriminazione e per il rispetto delle persone di qualsiasi etnia, lingua e religione”.
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