Papa chiede perdono ai rom: vedere la persona prima dei pregiudizi
Michele Raviart – Città del Vaticano
“Nella Chiesa di Cristo c’è posto per tutti”. Una “certezza tanto sicura quanto a volte dimenticata”, perché la Chiesa è un luogo di incontro, e abbiamo bisogno di ricordarlo non come un bello slogan, ma come una parte della carta d’identità del nostro essere cristiani”. , che incontra nel quartiere Lautaro, uno dei più antichi della città della Transilvania e storico luogo di residenza di questo popolo.
Le scuse in nome di Dio e della Chiesa
Incontrandoli con la gioia del Vangelo, stringendo le loro mani e incrociando i loro occhi, il Papa porta però un peso nel cuore: “il peso delle discriminazioni, delle segregazioni e dei maltrattamenti subiti dalle vostre comunità”, al quale non sono estranei nemmeno i cristiani.
Chiedo perdono – in nome della Chiesa al Signore e a voi – per quando, nel corso della storia, vi abbiamo discriminato, maltrattato o guardato in maniera sbagliata, con lo sguardo di Caino invece che con quello di Abele, e non siamo stati capaci di riconoscervi, apprezzarvi e difendervi nella vostra peculiarità.
L’indifferenza di Caino per il fratello, alimenta infatti i pregiudizi, fomenta rancori, crea distanze:
Quando qualcuno viene lasciato indietro, la famiglia umana non cammina. Non siamo fino in fondo cristiani, e nemmeno umani, se non sappiamo vedere la persona prima delle sue azioni, prima dei nostri giudizi e pregiudizi.
La scelta tra Caino e Abele
Sempre nella storia dell’umanità, prosegue Papa Francesco, c’è da scegliere tra l’apertura all’incontro e all’accoglienza di Abele e la chiusura dello scontro e alla cultura dello scarto di Caino. “Ogni giorno c’è da scegliere tra Abele e Caino”, ribadisce, “tra la via della riconciliazione e quella della vendetta”, tra la civiltà dell’amore e quella dell’odio. “Scegliamo la via di Gesù”, afferma il Papa, “una via che costa fatica, ma è la via che conduce alla pace”.
Il Pontefice si rivolge poi direttamente ai presenti e al popolo rom in generale:
Voi come popolo avete un ruolo da protagonista da assumere e non dovete avere paura di condividere e offrire quelle specifiche caratteristiche che vi costituiscono e che segnano il vostro cammino, e delle quali abbiamo tanto bisogno: il valore della vita e della famiglia in senso allargato (cugini, zii, …); la solidarietà, l’ospitalità, l’aiuto, il sostegno e la difesa dei più deboli all’interno della loro comunità; la valorizzazione e il rispetto degli anziani, un grande valore che voi avete; il senso religioso della vita, la spontaneità e la gioia di vivere.
“Camminare insieme”
L’invito del Papa al popolo rom è quello di non privare le società in cui vivono di questi doni, ma anche quello di disporsi a ricevere tutte le cose buone che gli altri vi possono offrire e apportare:
Desidero invitarvi a camminare insieme, lì dove siete, nella costruzione di un mondo più umano andando oltre le paure e i sospetti, lasciando cadere le barriere che ci separano dagli altri alimentando la fiducia reciproca nella paziente e mai vana ricerca di fraternità. Impegnarsi per camminare insieme, con la dignità: la dignità della famiglia, la dignità di guadagnarsi il pane di ogni giorno – è questo che ti fa andare avanti – e la dignità della preghiera.
Il saluto del Papa alla Romania
In quello che è stato l’ultimo incontro del viaggio apostolico in Romania, il Papa spiega di essere venuto “in questo Paese bello e accogliente”, per incontrare:
Ho incontrato tanta gente, per fare un ponte tra il mio cuore e il vostro. E ora torno a casa e torno arricchito, portando con me luoghi e momenti, ma soprattutto portando con me i vostri volti. I vostri volti coloreranno i miei ricordi e popoleranno la mia preghiera.
A seguire il video dell'intero Incontro con la Comunità rom di Blaj
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