I Papi e l’Europa
Laura De Luca - Città del Vaticano
“Non si perda in Europa la consapevolezza dei benefici – primo fra tutti la pace – apportati dal cammino di amicizia e avvicinamento tra i popoli intrapreso nel secondo dopoguerra”, ha detto ’inizio di quest’ anno Papa Francesco al accreditato presso la Santa Sede.
Quali tappe ha segnato negli anni il magistero dei Papi riguardo a una realtà politica in continua evoluzione e crescita?
Preghiamo oggi per l’Europa. È questo il tema dell’ora storica presente. Tutti lo sappiamo. Sappiamo come in questo termine geografico si raccolgano gli elementi d’una tradizione secolare, determinanti per la civiltà moderna e per quella futura. E intravediamo come dal valore che sarà riconosciuto a questo nome di Europa dipenderà la sorte dei popoli, che lo hanno proprio, e anche forse quella di altri. La causa della pace vi è implicata strettamente. Vediamo tutti come il grande problema dell’Europa sia quello della sua effettiva ed organica unificazione, nel rispetto, anzi nell’interesse delle singole Nazioni, che hanno ormai chiara e definita la loro personalità etnica e culturale. (…) D’antica «cristianità» storica dell’Europa può derivare la socialità internazionale, di cui ha bisogno il suo progresso e la sua pace, Per sé e per il mondo.
Così Paolo VI ’ del 23 febbraio 1969. Il Trattato di Roma, primo atto della costituzione dell’Unione Europea era giovane di appena 12 anni. Stava per sbocciare la cosiddetta "Primavera di Praga". Poco più di un mese prima, il 16 gennaio dello stesso 1969, per protestare contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, il giovane Jan Palach si dava fuoco su piazza san Venceslao, nel cuore della capitale mentre altri giovani, a Londra, acclamavano i Beatles che si esibivano sul tetto della casa discografica Apple. Da soli 8 anni era stato costruito il muro di Berlino, a sancire la fine di una guerra che aveva straziato l’Europa e il mondo intero, ma che nel bel mezzo dell’Europa avrebbe portato per quasi mezzo secolo la cicatrice della cortina di ferro…
Ecco alfine terminata questa guerra che, durante quasi sei anni, ha tenuto l'Europa nella stretta delle più atroci sofferenze e delle più amare tristezze. (…) Sorgano dalle nostre ossa e dai nostri sepolcri e dalla terra, ove siamo stati gettati come grani di frumento, i plasmatori e gli artefici di una nuova e migliore Europa, di un nuovo e migliore universo, fondato sul timore filiale di Dio, sulla fedeltà ai suoi santi comandamenti, sul rispetto della dignità umana, sul principio sacro della uguaglianza dei diritti per tutti i popoli e tutti gli Stati, grandi e piccoli, deboli e forti.
Così Pio XII nel suo per la fine della guerra, in Europa, il 9 maggio 1945
Grandiosa la fantasia dello spirito che un trentennio dopo, sul finire di quei tormentati anni settanta e particolarmente del 1978, proprio mentre si va studiando il Sistema Monetario Europeo con l'obiettivo di preparare la futura unificazione monetaria, porta sul soglio di Pietro un Papa dalla Polonia, Paese cerniera d’Europa e nazione simbolo delle sofferenze apportate dalle due dittature europee di segno opposto…
Sì, voi siete sulla via che porta alla luce. Senza dubbio perché voi siete gli eredi di una civiltà cristiana che ha segnato tutta l’Europa. Voi vivete senza saperlo bene. Tutto il vostro ideale ha le sue radici nella fede, anche quando Dio sembra assente dal vostro orizzonte.
8 ottobre 1988, Giovanni Paolo II è a Strasburgo e : non può che invitarli al rispetto dei valori umani, al compito della pace. Così prosegue, nella stessa occasione:
Essere operatori di pace, è creare di stabilire una fraternità attraverso tutte le frontiere, di riunire tutto il mondo intorno ad una tavola universale per mangiare lo stesso pane. È lo scopo ultimo del Regno di Dio. Ma le frontiere sono anche in noi. L’unione fraterna non consiste nel misurare le legittime differenze, ma nell’accogliere e amare l’altro diverso. Così l’Europa offre una sfida che i nuovi mondi conoscono meno: essa è parte di antiche e nobili culture, di lingue, di nazioni della ricca storia. Si tratta di sapere come ci ameremo e coopereremo nel reciproco rispetto. Per fare un esempio, costa meno obbligare tutti a parlare la stessa lingua che fare lo sforzo di imparare quella degli altri.
Capirsi: il grande compito dei cittadini europei oggi. La fantasia dello spirito porta, dopo il Papa polacco, un Papa tedesco. Il cerchio si è chiuso, la storia sembra finita… Così si esprime Benedetto XVI al il 22 settembre 2011 Nel cuore della sua patria, affronta il delicato tema del passato e lo confronta col futuro del vecchio continente…
Togli il diritto – e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?” ha sentenziato una volta sant’Agostino. Noi tedeschi sappiamo per nostra esperienza che queste parole non sono un vuoto spauracchio. Noi abbiamo sperimentato il separarsi del potere dal diritto, il porsi del potere contro il diritto, il suo calpestare il diritto, così che lo Stato era diventato lo strumento per la distruzione del diritto – era diventato una banda di briganti molto ben organizzata, che poteva minacciare il mondo intero e spingerlo sull’orlo del precipizio. Servire il diritto e combattere il dominio dell’ingiustizia è e rimane il compito fondamentale del politico. (…)La cultura dell’Europa è nata d’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma – d’incontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma. Questo triplice incontro forma l’intima identità dell’Europa. Nella consapevolezza della responsabilità dell’uomo davanti a Dio e nel riconoscimento della dignità inviolabile dell’uomo, di ogni uomo, questo incontro ha fissato dei criteri del diritto, difendere i quali è nostro compito in questo momento storico.
L’importante per l’Europa è non dimenticare le radici comuni….
Noi abbiamo dichiarato San Benedetto Protettore dell’Europa, il 24 ottobre 1964 (…), recandoci in pio pellegrinaggio a Montecassino, e ricordando come questa grande figura, che sovrasta il monachesimo d’Occidente, fu «annunciatore di pace, promotore d’unità, maestro di civiltà, e soprattutto araldo della religione cristiana e della vita monastica.
Così si esprimeva Paolo VI ’ del 17 marzo 1974. E come dimenticare che, accanto a san Benedetto, Giovanni Paolo II volle dichiarare i santi Cirillo e Metodio, apostoli degli slavi, compatroni del vecchio continente? L’Europa è asfittica, senza i due polmoni della sua più profonda spiritualità: oriente e occidente. Paolo VI, nella stessa occasione poneva una domanda decisiva:
Forse, ci domandiamo, non meno che un’antica mentalità d’origine classica e medioevale, e ancor più che un incalzante interesse di compatta solidarietà economica e strutturale, può ancora valere a rendere buona, unita, moderna l’Europa, e con essa tutta la comunità delle Nazioni, la sempre viva concezione cristiana della vita, delle persone e dei popoli?
Ascolta la puntata di domenica 26 maggio 2019 de Le voci dei papi dedicata ai papi e l’Europa:
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